08/04/2011
Il dolore è sempre una grave menomazione della libertà della persona e di conseguenza deve essere curato il meglio possibile, sottolinea Marco Trabucchi, Presidente dell’Associazione Italiana di
Psicogeriatria.
Dove necessario anche con oppiacei, che talvolta hanno meno danni collaterali che non altri farmaci. In alcuni settori della medicina e cura, rileva il geriatra, esiste ancora resistenza all’uso, resistenza che può essere vinta solo attraverso la corretta formazione a partire da quella universitaria.
“ La ricerca dovrebbe chiarire come il dolore si presenta diversamente nei vari ambiti di cura e quindi i trattamenti devono adattarsi: i farmaci non sono magici ma strumenti umanizzati, nelle mani di una persona che cerca di aiutare l’altro”.
Il dolore va capito e non giudicato, nessuna dica” vinci” o “non lamentarti” perché incomprensione rende solo più grande la sofferenza della persona malata.
Il medico incontra le solitudini, perché il dolore allontana. Il medico incontra famiglie disperate e deve comunicare con paziente e famiglia. Ma deve affrontare anche le proprie paure..
Fra i temi in agenda anche il concetto “Qualità della vita”, termine che viene spesso usato ma difficile da definire. Termine troppo vago dunque come lo sono “libertà”, “felicità”, “uguaglianza”?
Renzo Rozzini, del Dipartimento di medicina interna e geriatria dell’Ospedale di Brescia, fa notare come il concetto dice qualcosa solo se è inserito in un contesto che tenga conto di molteplici fattori di tipo medico, bioetico e psicosociale.
E in quanto tale è concetto da perseguire da operatori sanitari per non essere dominati dalla genericità e dall’inerzia.
La qualità della vita può essere considerata come “la percezione soggettiva del benessere, inteso come la minor discrepanza fra le aspettative e le necessità percepite dalla persona e la sua situazione contingente”.
Importante lo spirito d’adattamento innato in ciascun individuo che fa collocare le proprie attese entro limiti percepiti come raggiungibili.
Il grado di soddisfazione dipende anche della capacità di saper cogliere le opportunità che si presentano nel corso della vita.
Attenzione per la qualità della vita è tuttavia di interesse particolare nella geriatria. “ Non esiste fragilità così grave da non permettere una valutazione”.
Clinicamente, quali mezzi ci sono a disposizione per “misurare” la qualità della vita nella sua soggettività?
- screening e monitoraggio nel singolo individuo di problemi psicologici e sociali inerenti
alla malattia
- studi di popolazione sulla percezione di problematiche inerenti allo stato di salute
- misura dei risultati nei servizi assistenziali e analisi costi- beneficio
- utilizzo in studi clinici controllati per valutare l’efficacia di nuovi trattamenti farmacologici
- sviluppo di nuove linee guide
- decisioni riguardanti gli stadi terminali di malattia
La definizione di qualità della vita diventa particolarmente difficile quando si tratta di persone affette di demenze: aumentano le difficoltà nell’esprimersi e si perdono le capacità introspettive.
Di conseguenza l’interpretazione da parte del clinico deve essere sensibile ultereriormente alle modalità comunicative non-verbali.
La valutazione “standard” comprende la valutazione delle funzioni cognitive, dello stato funzionale strumentale e fisico, della presenza di altre patologie, dei sintomi comportamentali, della situazione sociale e del contesto familiare, ma non contempla la percezione soggettiva che risulta imprescindibile in casi di demenza.
Convegno in corso dell’Associazione Italiana Psicogeriatria
Harma Keen