04/02/2012
......... Per parte mia affido a questo breve intervento introduttivo una sola finalità: rendere evidente e, spero, chiara la ragione per cui abbiamo definito l’incontro di oggi (forse con una enfasi che può apparire eccessiva, ma che è voluta) gli STATI GENERALI.
In Italia il mercato del lavoro (inteso come luogo dell’incontro fra domanda e offerta, e come luogo dello scambio fra prestazione ecorrispettivo, in termini reddito individuale e di ruolo sociale) è ancora oggi luogo in cui si manifesta una doppia discriminazione in danno della componente femminile.
E’importante ragionare di come i diversi indicatori, quantitativi e qualitativi, della discriminazione siano evoluti –per lo più positivamente- negli anni; ancor più importante, però, è avere coscienza del fatto che quella evoluzione non è affatto lineare.
Bastaleggere i più recenti report di Istat sugli andamenti congiunturali;sono certo che la dott.sa Sabbadini darà conto di ciò, a partire da quello che appare il principale fattore di discriminazione: la troppo scarsa partecipazione delle donne italiane al M.d.L.
Primo e principale perché incrocia ed enfatizza tutti gli altri: la discriminazione nella distribuzione del reddito, nell’accesso alle tutele, nella valorizzazione delle competenze.
Sono altrettanto convinto che gli altri relatori della mattinata forniranno ulteriori dimostrazioni della sussistenza e della intensità di questi ulteriorifattori di discriminazione, sulla base di studi, indagini, esperienze sviluppati in ragione della loro propria attività scientifica e professionale. Per questo abbiamo organizzato questa prima lavoro nel modo che sapete e che insieme verificheremo. (Aproposito di uno di questi aspetti ricordo che noi stessi come CNEL, in collaborazione con ISFOL, abbiamo di recente svolto uninteressantissimo approfondimento sui differenziali retributivi digenere). Dunque quella che ho definito “doppia discriminazione”sussiste, è un fenomeno complesso, multiforme, pervasivo; agisce inprofondità e produce effetti che non si limitano a fenomeni eclatantiquali quello, giustamente vituperato, delle “dimissioni in bianco”, che colpisce soprattutto le lavoratrici. E non è (la discriminazione di genere), di per sé, in via di superamento; a chi dubitasse di ciò basta consigliare una lettura comparata degli indici quanti-qualitativi dellasituazione italiana in rapporto a quelli degli altri paesi europei; tutti, non solo quelli con le migliori “performances”.....
..... La seconda considerazione di premessa è più di carattere “politico”. Ciascuno avrà notato che sulle tematiche genericamente inerenti la condizione delle donne nel M.d.L., nel corso degli ultimi anni, si manifesta una sempre maggiore frequenza di convegni, pubblicazioni, indagini.
Gli istituti di studio e statistica sociale affinano i loro strumenti di lettura.
Si produce più cultura, in merito.
Tuttavia sussiste un problema decisivo: quelle elaborazioni non incidono –non in misura significativa- nelle sedi e nei momenti della decisione politica. Nelle premesse analitiche dei documenti programmatici il tema frequentemente compare, mentre nelle misure di intervento che si adottano, negli obiettivi che si definiscono, negli impegni di monitoraggio che si prevedono, il tema scompare........
( Dall'introduzione di Giuseppe Casadio)
Interventi:
Introduzione,
Giuseppe Casadio, Presidente II Commissione Cnel
l lavoro femminile in tempo di crisi,
Linda Laura Sabbadini, Istat
I divari di genere in Italia,
Roberta Zizza, Banca d’Italia
Profilo e fattori determinanti dell'inattività femminile in Italia: i
risultati di una indagine Isfol,
Marco Centra, Isfol
Donne e ammortizzatori sociali”,
Antonietta Mundo, Inps
Gli atti del Convegno sono consultabile sul sito del CNEL, Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro, oppure nel pdf in allegato