La sicurezza cerca casa

Ricerca Censis: incidenti domestici

14/07/2010

Ci sono un milione e mezzo di collaboratori domestici nelle case italiane ma il loro lavoro, spesso piacevolmente invisibile per le famiglie, non è senza rischi.
Ne parla una ricerca del Censis.

Fra i risultati:

Le statistiche ufficiali colgono con difficoltà l’effettiva portata del fenomeno. Nel 2008 sono stati registrati 3.576 infortuni riguardanti il personale domestico, di cui 2 mortali. L’indagine del Censis rivela cifre però molto più preoccupanti.
Il 44,3% dei lavoratori intervistati dichiara di avere avuto almeno un incidente sul lavoro nell’ultimo anno.

Nella casistica degli incidenti dei collaboratori domestici, gli episodi più frequenti sono bruciature (18,7%), scivolate (16,1%), cadute dalle scale (12,2%), ferite provocate dall’utilizzo di coltelli (8,6%), strappi e contusioni (7,6%), intossicazioni con prodotti per pulire (4,2%) e scosse elettriche (3,6%).

Si tratta di incidenti che causano spesso (nell’84,5% dei casi) conseguenze fisiche per il lavoratore, principalmente contusioni o lussazioni (29,5%), ferite (20,8%), ustioni (18,8%) e anche fratture (9%).


Per il 31,5% si determina però una inabilità temporanea parziale, totale nel 18,2% dei casi, l’inabilità permanente per l’1,7%.

Una quota non trascurabile di infortuni (il 28,5%), oltre a produrre effetti sulla salute, rende necessaria l’assenza dal lavoro: superiore a tre giorni nel 18,8% dei casi, superiore alla settimana nell’11,9% dei casi.

Le principali cause degli incidenti sono la sottovalutazione del rischio,  la disattenzione di colf e badanti (55,7%), l’imperizia o i comportamenti azzardati (18,2%), poi la mancata o cattiva manutenzione di oggetti e impianti (10,9%), eventi imprevisti come la rottura di strutture (9,5%), oppure la disattenzione e imperizia altrui (7,6%).

Risulta ancora bassa la consapevolezza sui rischi del mestiere e sulle possibili conseguenze per la propria salute, come conferma l’alta frequenza dei comportamenti imprudenti dei collaboratori domestici.

Spesso continuano a lavorare anche in caso di stanchezza o malessere fisico (67,9%), effettuano piccole riparazioni elettriche senza curarsi di staccare la corrente (44,4%), utilizzano nuovi elettrodomestici senza leggere le istruzioni (38,3%), non verificano la data di scadenza degli alimenti che cucinano per la famiglia (33,7%), solo il 25,8% indossa scarpe antiscivolo quando necessario, il 24,7% utilizza apparecchi elettrici con le mani bagnate, il 12,8% non usa guanti maneggiando prodotti nocivi, al 10% capita di spegnere apparecchi elettrici tirando i fili della spina, al 7,6% di dimenticare il ferro da stiro acceso.

Inoltre, solo il 37,7% dei lavoratori di origine immigrata dichiara di capire pienamente il significato di istruzioni ed etichette, mentre il 15,3% ne comprende solo una piccola parte o nulla.

  Manca la prevenzione nel lavoro domestico e è un ambito che rimane  fuori dalla legislazione che riguarda la sicurezza sul lavoro. Questo riguarda il lavoratore e il datore di lavoro.

 Il 12,4% dei collaboratori domestici dichiara di non preoccuparsi più di tanto della propria sicurezza, e chi lo fa preferisce le soluzioni «fai da te»: per tutelarsi dai rischi il 46,1% si affida esclusivamente all’esperienza, il 18,6% pensa che sia sufficiente essere concentrati durante lo svolgimento delle mansioni, e solo il 22,9% dichiara invece di informarsi sulla materia.

La tendenza a sottovalutare i rischi di infortunio emerge anche nel rapporto tra lavoratori e famiglie.

Se nella maggior parte delle situazioni queste ultime sono al corrente dell’incidente avvenuto, perché presenti in casa al momento dell’accaduto (38,7%), perché le conseguenze fisiche sono state rilevanti (15,7%) o perché il collaboratore reputa doveroso informarle (16%), spesso le famiglie restano all’oscuro (27,5%): nel 18% dei casi i lavoratori domestici non lo comunicano perché l’incidente è di lieve entità e privo di conseguenze, ma anche per paura di essere rimproverati (5%) o licenziati (4,5%).

La sicurezza sembra essere un problema avvertito solo in parte dalle famiglie: un lavoratore su tre denuncia di non ricevere alcun supporto in tal senso da parte dei datori di lavoro (32,6%).

Fonte: Ricerca Censis (con il contributo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali)

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