19/11/2013
...........Le tragedie del Mediterraneo e gli sbarchi sulle coste italiane stanno comprensibilmente catalizzando l’opinione dei media, dell’opinione pubblica e degli attori politici. Ma rischiano di produrre un’immagine distorta dell’immigrazione in Italia, dei nuovi arrivi e della stessa immigrazione irregolare.
Rispetto ai circa 100mila tra migranti e richiedenti asilo sbarcati dal 2011 a oggi, molto più cospicuo è un altro fenomeno, così silenzioso e connesso alla vita quotidiana da passare quasi inosservato: l’assorbimento di immigrati nel settore domestico e assistenziale.
Secondo una ricerca Censis-Fondazione Ismu svolta per conto del ministero del Lavoro e del welfare, nel settore lavorano a vario titolo e con diverse posizioni contrattuali 1,6 milioni di immigrati, in larga maggioranza donne.
In gran parte sono o sono stati immigrati irregolari. Va ricordato infatti che le lavoratrici domestiche-assistenziali sono state le principali beneficiarie delle due ultime sanatorie (2009: Berlusconi-Maroni; 2012: Monti) e hanno largamente fruito anche della precedente grande sanatoria del 2002, nota come Bossi-Fini.
Il fenomeno si collega al funzionamento del welfare italiano e più in generale sud-europeo, come ho illustrato in un recente libro.
Il fallimento della regolazione dell’immigrazione straniera e il reiterato ricorso a misure di sanatoria si spiega con la formazione di quello che può essere definito
welfare parallelo, o invisibile.
Specialmente nell’Europa meridionale,
il regime delle cure si organizza tuttora intorno al ruolo centrale delle famiglie, e più precisamente delle donne, come mogli e madri prima, come figlie di genitori anziani dopo.
Alla crescita della partecipazione femminile al lavoro extradomestico
non ha corrisposto né un adeguato sviluppo dei servizi pubblici, né una sufficiente redistribuzione dei compiti all’interno delle famiglie.
La cura di bambini, anziani, ammalati, così come delle abitazioni e dei servizi necessari per la vita quotidiana (acquisti, preparazione dei pasti, manutenzione degli abiti, e via elencando) continua a pesare principalmente sulle donne adulte.
In questo regime delle cure, l
e politiche sociali non solo sono comparativamente meno sviluppate, ma consistono anche prevalentemente in trasferimenti di reddito: pensioni concesse con una certa generosità e indennità a favore delle persone con seri problemi di autosufficienza, non selettive in relazione al reddito e alla struttura familiare.
Leggi tutto: Maurisio Ambrosini, La Voce