27/08/2012
Silvia Manni
Relatore: Rosa Rosnati
Anno accademico 2010- 2011
Master universitario di secondo livello" Il lavoro clinico e sociale con le famiglie accoglienti: affido e adozione
Università Cattolica del sacro Cuore di Milano
Silvia Manni
Introduzione
Il presente contributo illustra alcune riflessioni e proposte operative relative agli interventi di sostegno alla famiglia adottiva.
La premessa che sta a fondamento della riflessione
è la considerazione dell’adozione come un processo che si snoda nel tempo, caratterizzato da punti di svolta e transizioni salienti, e che implica una rinegoziazione dei pattern relazionali (Rosnati, 2010).
In questa propsettiva che considera l’adozione non come semplice evento puntuale ma come percorso di vita (
long life process), diventa essenziale strutturare dei percorsi efficaci di accompagnamento delle famiglie in tutte le fasi del percorso adottivo.
Data
la pluralità di soggetti che si interfacciano nel sistema adottivo e la valenza sociale che viene ad assumere questa forma di genitorialità, lo
strumento del gruppo si configura come metodologia privilegiata nei diversi contesti formativi (Iafrate, Rosnati, 2007; Galli, 2010).
Esso rappresenta una grande risorsa nel lavoro clinico e sociale con le famiglie accoglienti, in quanto consente
di promuovere e potenziare, in ottica preventiva, la consapevolezza e la messa in campo delle risorse e delle competenze dei diversi protagonisti dell’adozione.
Il contesto gruppale facilita l’espressione e la riflessione su di sé, ed
agevola un processo di rispecchiamento, in quanto l’altro può esprimere prima di noi e per noi le emozioni, i sentimenti ed i vissuti.
Il gruppo offre la possibilità di attivare attraverso il confronto tra i partecipanti lo
scambio di esperienze, la condivisione delle difficoltà, la mobilitazione di risorse emotive che sono già presenti nei singoli ma che vengono
messe in circolo nelle relazioni e grazie alle relazioni (Pezzoli, 2006).
Il riferimento è in particolare ai
percorsi formativi in piccolo gruppo che consentono il confronto diretto con un formatore ed al tempo stesso favoriscono lo sviluppo di reti tra i genitori (Iafrate, Rosnati, 2007).
Tali esperienze si fondano e, al contempo,
valorizzano quella dimensione sociale della genitorialità che è insita e connaturata al legame genitoriale, ma che risulta particolarmente evidente nel legame adottivo.
L’adozione non si esaurisce infatti nel ristretto ambito familiare, ma chiede
che il più ampio contesto comunitario si prenda cura della famiglia adottiva e l’accompagni lungo questo percorso affascinante ma non privo di ostacoli e sfide.
I gruppi formativi di Raccontiamo l'Adozione Onlus
Il presente contributo illustra i percorsi dei gruppi formativi condotti presso “Raccontiamo l’Adozione Onlus”, un’associazione di genitori adottivi, attiva dal 2003 nella provincia di Lecco.
Si tratta di un ente che si propone di promuovere la cultura dell’adozione,
rappresentando un punto di riferimento importante per le famiglie adottive del territorio, in rete con altri soggetti che operano nel settore (es. il Centro Adozioni dell’ASL di Lecco, il Centro per le Famiglie del Comune di Lecco, l’Ente Autorizzato per le adozioni internazionali Mehala Onlus).
L’Associazione offre occasioni di confronto e sostegno alle coppie adottive, favorisce lo scambio delle reciproche esperienze, fornisce assistenza alle coppie che intendono adottare ed alle
famiglie adottive nel post-adozione, oltre a promuovere la tematica dell’adozione sul territorio, sensibilizzando l’opinione pubblica su questo argomento e realizzando attività di formazione ed informazione rivolte alle coppie, agli operatori del settore, agli insegnanti e alle persone interessate.
In questa sede viene condotta
una metariflessione in merito ad uno dei progetti attivati dall’Associazione, denominato “In viaggio attraverso l’adozione”, rivolto a coppie aspiranti adottive e/o in attesa dell’abbinamento con il bambino. Si tratta di incontri formativi condotti in piccolo gruppo con coppie interessate a conoscere ed approfondire le tematiche adottive o che abbiano già presentato disponibilità all’adozione presso il Tribunale per i Minorenni.
Nel corso del 2010 e nei primi mesi del 2011 sono stati attivati
quattro percorsi formativi in piccolo gruppo, ognuno costituito da 8 coppie, per un totale di 64 partecipanti.
Ogni percorso offre uno spazio di formazione, riflessione e condivisione, e l’intento formativo non è perseguito con lezioni frontali tenute da esperti, ma predilige l’ottica che promuove il gruppo come strumento in grado di consentire la rielaborazione di alcuni contenuti e l’attivazione di processi affettivi e cognitivi nei partecipanti.
Rileggere
la propria storia di coppia grazie all’interazione con gli altri nel gruppo è il punto di avvio del percorso formativo. Il gruppo crea un elemento di comunanza e di condivisione che
facilita la rielaborazione individuale e di coppia delle esperienze, oltre a
configurare uno spazio protetto nel quale il confronto è veicolo di comunicazione e individuazione delle proprie risorse e dei propri limiti.
Il ruolo dei formatori è fondamentale in quanto essi non mirano semplicemente all’incremento delle informazioni in possesso dei partecipanti ma si pongono come obiettivo quello di creare per ognuno uno spazio di riflessione e di pensiero per interrogarsi ed apprendere dall’esperienza.
I conduttori
risignificano ciò che viene portato dai partecipanti per fornire una cornice di senso che vada oltre l’esperienza individuale e possa essere condivisa dal gruppo. Questo rende i partecipanti più liberi di riflettere su ciò che viene prodotto nel gruppo e facilita l’esplicitazione degli aspetti problematici che in questo modo possono non essere riferiti necessariamente alla propria esperienza.
Molto importante è l’attenzione posta nel
sospendere il giudizio e nel creare un clima in cui tutte le persone possano sentirsi pienamente accolte.
I momenti di “esercitazione” proposti alle coppie consentono una rielaborazione della propria realtà familiare anche a partire dal contributo offero dagli altri partecipanti.
Il percorso presuppone la disponibilità di
entrambi i membri della coppia a partecipare a tutto l’itinerario formativo e mobilita un confronto tra coniugi che è fondamentale per la condivisione della scelta adottiva.
Il percorso è articolato in
5 incontri serali a cadenza settimanale, della durata di 3 ore ciascuno, e prevede attività specifiche che scandiscono le tappe formative fondamentali.
Il primo incontro
ha come obiettivo primario la costituzione del gruppo (accoglienza e presentazione di utenti e conduttori), oltre che la definizione del contratto formativo con i partecipanti (modalità, tempi di lavoro, importanza della presenza di entrambi i membri della coppia per tutte le serate).
Dal punto di vista dei contenuti, si intende
veicolare nella coppia
una riflessione sul proprio percorso di vita e sul progetto di genitorialità adottiva, aprendo il confornto con la genitorialità biologica.
Alle coppie viene proposto di realizzare un’esercitazione (
“La linea del tempo”) che ha l’obiettivo di stimolare una riflessione sulla propria storia personale e di coppia, da condividere poi con il gruppo.
Ai coniugi viene richiesto di
riconoscere e collocare temporalmente, e dare una connotazione emotiva
alle tappe ritenute importanti ai fini della scelta adottiva.
Questo primo incontro è molto più che un iniziale momento di conoscenza delle coppie e di definizione del “contratto” formativo;
è la prima preziosa occasione per condividere in gruppo le proprie esperienze dolorose.
La finalità è
aprire la condivisione tra i membri del gruppo delle emozioni e dei vissuti rispetto al tema della genitorialità e del lutto per l’infertilità.
In questa fase il delicato lavoro dei formatori è teso a prendersi cura di ogni partecipante e
a fare in modo che ognuno si prenda cura di sé stesso, al fine di poter maturare consapevolmente la propria scelta.
Al temrine dell’incontro gli operatori danno le consegne perché le coppie
a casa svolgano un compito e facciano una breve descrizione di “chi è il nostro bambino” , volendo così far emergere la loro rappresentazione del “bambino ideale”.
Il secondo incontro
Il secondo incontro mira ad introdurre l
a realtà dei bambini adottabili, stimolando la riflessione su casi
reali portati dai conduttori e
favorendo nella coppia
il passaggio, a livello rappresentazionale, dal bambino ideale al bambino reale.
L’esercitazione proposta (lettura di storie di vita di minori adottati) consente ai partecipanti di presentificare la realtà dei bambini adottabili e di riflettere
sulla narrazione che loro hanno fornito nel compito a casa del loro bambino ideale.
Se nella prima serata viene affrontato soprattutto
il dolore della coppia, nel secondo incontro ci si focalizza sul dolore del bambino, introducendo
la prospettiva ri-generativa che l’adozione persegue.
Nella riflessione di gruppo viene chiesto alle coppie di
immedesimarsi nei bambini per far emergere i loro vissuti dolorosi (rabbia, aggressività, paura per l’ignoto, ecc…).
Il terzo incontro
Il terzo incontro è dedicato alle
testimonianze di due famiglie adottive dell’Associazione che raccontano la propria storia con l’obiettivo, da un lato, di
evitare l’idealizzazione dell’esperienza adottiva da parte degli aspiranti adottivi.
I partecipanti sono invitati a porre delle domande : lo scambio è
sempre emotivamente molto intenso ed i conduttori mediano, riprendono e danno significato agli interrogativi esplicitati dalle coppie.
Il quarto incontro
Nel quarto incontro viene proposto alle coppie di
svolgere un role-playing per approfondire l’impatto emotivo che i protagonisti dell’adozione vivono, sperimentando un’occasione di “incontro” con il bambino adottato, la sua famiglia d’origine, gli operatori del sistema adozione.
Questa esercitazione consente agli aspiranti adottivi di
“mettersi nei panni” dei diversi attori della vicenda adottiva, sperimentando in prima persona pensieri, emozioni e vissuti.
L’attività può essere proposta in
due modalità differenti: concentrandosi sulla
famiglia d’origine del bambino in adozione oppure sul
primo incontro dei genitori adottivi con il bambino alla presenza degli operatori ed i primi giorni in famiglia.
La scelta della scena da rappresentare viene effettuata sulla base delle caratteristiche del gruppo e di ciò che è emerso dagli incontri precedenti.
Vengono poi individuati all’interno del gruppo dei “volontari” che si immedisimino nei ruoli di madre adottiva, padre adottivo, operatore (assistente sociale), bambino (o bambini nel caso di fratelli) e genitori d’origine.
Gli altri componenti del gruppo
osservano la scena e sono invitati ad annotare i pensieri e le emozioni provati da loro stessi e dai protagonisti, e/o ad individuare le strategie messe in atto dai genitori adottivi durante il primo incontro con il bambino.
Al termine del role-playing viene proposto uno spazio di discussione nel quale ogni attore è chiamato a confrontarsi con il gruppo sulle emozioni provate e a condividere le proprie osservazioni.
Mediante lo strumento del role-playing
si lavora sull’immedesimazione e il riconoscimento dei vissuti dei molteplici protagonisti della vicenda adottiva, nella specificità e diversità di ruoli, compiti e funzioni di ciascuno.
In questa fase emergono spesso dai partecipanti riflessioni significative di questo tipo:
“mi sono sentito in difficoltà durante il role playing..non è facile immedesimarsi…”, “..nella parte del bambino mi sono sentito per la prima volta desiderato, coccolato…provavo piacere ma anche paura e dubbio..”, “..nel ruolo di mamma al primo incontro con il bambino mi sono sentita un po’ impacciata, ho sentito la necessità di essere accettata..”, “… ho avuto un blocco totale, nonostante nella vita io sia un tipo molto spavaldo…”.
Il quinto incontro
Il quinto ed ultimo incontro è maggiormente dedicato alle informazioni sul percorso adottivo: l
a cornice legislativa, le peculiarità dell’adozione nazionale ed internazionale, l’adottabilità di un minore, i tempi dell’adozione.
La serata informativa è stata volutamente collocata alla fine del percorso affinché i partecipanti potessero primariamente entrare in contatto con le emozioni, le fantasie, i dubbi e le paure in una dimensione di ascolto reciproco all’interno del piccolo gruppo.
Il lavoro effettuato negli incontri precedenti può permettere alle coppie di raggiungere la
consapevolezza se il progetto adottivo risponda o meno alle proprie aspettative e alle risorse che esse ritengono di poter attivare.
Valutazione degli interventi e conclusioni
Il progetto “In viaggio attraverso l’adozione” ha previsto anche un’attività di valutazione, finalizzata ad avere un riscontro in merito
alla qualità (efficacia ed efficienza) dell’intervento formativo attuato, e a definire quali possono essere i benefici/vantaggi e l’arricchimento in termini di esperienza e conoscenze acquisite dai partecipanti (Iafrate, Rosnati, 2007).
La valutazione si configura come
un processo trasversale e composito che presuppone una raccolta sistematica di informazioni a più livelli, il coinvolgimento di tutti i soggetti, e che si dispiega con modalità differenti in tutte le fasi dell’intervento.
Nella fase di progettazione è stata compiuta la valutazione del contesto all’interno del quale si sarebbe successivamente implementato l’intervento (contatto e rapporti con la committenza, analisi del bisogno/domanda formativi).
Nella fase iniziale del percorso
si è definito il “contratto” con i partecipanti (modalità e tempi della partecipazione), sono state condivise e analizzate le loro aspettative formative.
La fase centrale dell’intervento è stata caratterizzata
dalla valutazione del processo, che è stata condotta in itinere ed ha avuto come strumenti principali
gli incontri periodici di discussione dei conduttori e la raccolta dei feedback che i partecipanti hanno fornito durante tutto il percorso.
Il momento di apertura di ciascuna serata, nel quale è stato chiesto alle coppie di condividere pensieri e riflessioni sull’incontro precedente, così come l’assegnazione di “compiti a casa”, che le coppie sono state invitate a svolgere tra un’incontro e l’altro, hanno consentito di mantenere un collegamento tra gli incontri di gruppo, aprendo nuove riflessioni nei partecipanti sulle tematiche già affrontate e facendo emergere le dinamiche relazionali e le emozioni che sono circolate nel gruppo.
Nella fase conclusiva del percorso si è proceduto ad una v
alutazione dei risultati a breve termine, la quale non è limitata alla mera rilevazione del gradimento delle coppie (customer satisfaction), ma ha compreso anche una
verifica delle competenze acquisite o implementate dai partecipanti.
Essendo tuttavia tali caratteristiche
dei fattori fluidi, che si modificano nel tempo in funzione di diverse variabili personali, di coppia, familiari, esse appaiono di difficile misurazione e pertanto si auspica per il futuro l’introduzione di strumenti in grado di rilevare i cambiamenti e le modificazioni nelle coppie tra il pre- e il post intervento (es. colloqui prima e dopo la partecipazione al percorso formativo).
Indicatori per valutare la bontà dell’intervento in fase consuntiva, infine, sono stati
la rilevazione delle domande di prosecuzione nella formazione o nell’iter adottivo da parte delle coppie, e l’introduzione di un incontro gruppale o di coppia di follow-up che consentisse di monitorare l’efficacia del percorso a medio termine.
La valutazione degli interventi formativi assume una valenza essenziale in quanto, caratterizzando tutte le diverse fasi del percorso con le coppie aspiranti adottive, viene ad essere
un processo funzionale alla strutturazione dello stesso (Iafrate, Rosnati, 2007), dal momento che permette di ricalibrare e riprogettare l’intervento in itinere sulla base dei feedback rilevati.
Concludendo è possibile affermare che
l’utilizzo del piccolo gruppo come risorsa formativa privilegiata risponda pienamente agli obiettivi di “Raccontiamo l’Adozione Onlus”.
Complessivamente il gruppo si è rivelato
un potente strumento di lavoro che
allarga i confini familiari per consentire di approdare alla dimensione sociale che caratterizza fortemente le famiglie e gli individui accoglienti, in quanto oltre a permettere la circolazione di risorse, il confronto, l’immedesimazione ed il rispecchiamento nell’altro, esso favorisce la condivisione e la costruzione di legami, che in molti casi si protraggono nel tempo venendo a costituire una rete sociale supportiva per le famiglie adottive.
Il lavoro
in gruppo, di gruppo, nel gruppo e con il gruppo viene ad assumere un valore assoluto, in quanto esso si configura non soltanto come il contesto, il setting fisico ed il contenitore “spaziale” all’interno del quale si svolgono i percorsi formativi,
bensì rappresenta un contenitore “emotivo”, un luogo generativo, in cui in contenuti possono essere rielaborati a livello cognitivo ed affettivo ed i vissuti personali possono essere condivisi e risignificati.
Bibliografia essenziale
Galli J. (2010), “Il gruppo come risorsa nel percorso dell’adozione”, in Rosnati R. (2010), Il legame adottivo, Ed. Unicopli, Milano.
Iafrate R., Rosnati R. (2007), Riconoscersi genitori, Erickson, Trento.
Pezzoli F. (2006), Gruppi di genitori a conduzione psicodinamica, Franco Angeli, Milano.
Rosnati R. (2010), Il legame adottivo, Ed. Unicopli, Milano.