La pastorale del matrimonio indissolubile

Della cura dei figli di separati, divorziati, conviventi e risposati civilmente. Tesi in breve di Paolo Maragliano

04/06/2012

La pastorale del matrimonio indissolubile, della cura dei figli di separati, divorziati, conviventi e risposati civilmente. Fondamento di una pastorale familiare organica ed evangelica e di una genuina pastorale dei fedeli divorziati risposati o conviventi.


Tesi di Paolo Maragliano

Relatore: Mons. Michele De Santi
Anno accademico 2010-2011

Tesi di Laurea Magistrale

Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, Istituto Superiore di Scienze Religiose, Genova 




Paolo Maragliano

“ … La Chiesa non può restare indifferente di fronte alla separazione dei coniugi e al divorzio, di fronte alla rovina delle famiglie e alle conseguenze che il divorzio provoca sui figli. Questi, per essere istruiti ed educati, hanno bisogno di punti di riferimento estremamente precisi e concreti, vale a dire di genitori determinati e certi che, in modo diverso, concorrono alla loro educazione. Ora è questo principio che la pratica del divorzio sta minando e compromettendo con la cosiddetta famiglia allargata e mutevole, che moltiplica i "padri" e le "madri" e fa sì che oggi la maggior parte di coloro che si sentono "orfani" non siano figli senza genitori, ma figli che ne hanno troppi. Questa situazione, con le inevitabili interferenze e l'incrociarsi di rapporti, non può non generare conflitti e confusioni interne, contribuendo a creare e imprimere nei figli una tipologia alterata di famiglia, assimilabile in un certo senso alla stessa convivenza a causa della sua precarietà. È ferma convinzione della Chiesa che i problemi che oggi i coniugi incontrano e che debilitano la loro unione, hanno la loro vera soluzione in un ritorno alla solidità della famiglia cristiana, ambito di mutua fiducia, di dono reciproco, di rispetto della libertà e di educazione alla vita sociale. È importante ricordare che, "l'amore degli sposi esige, per sua stessa natura, l'unità e l'indissolubilità della loro comunità di persone che ingloba tutta la loro vita" (Catechismo della Chiesa Cattolica , n. 1644 ). In effetti, Gesù ha detto chiaramente: "l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto" (Mc 10, 9), e ha aggiunto: "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio" (Mc 10, 11-12). Con tutta la comprensione che la Chiesa può provare dinanzi a simili situazioni, non esistono coniugi di seconda unione, ma solo di prima unione; l'altra è una situazione irregolare e pericolosa, che è necessario risolvere, nella fedeltà a Cristo, trovando con l'aiuto di un sacerdote, un cammino possibile per salvare quanti in essa sono implicati. …” Benedetto XVI, Discorso ai Vescovi della Conferenza Episcopale del Brasile – nordest 1  e nordest 4 – in visita ad limina apostolorum, 25.9.2009.

Il clima culturale dominante

Partendo dalla chiara affermazione di Papa Benedetto XVI sopra riportata, il contributo si prefigge di effettuare alcune considerazioni in merito alla necessità di valorizzare e intensificare la pastorale del matrimonio indissolubile, della cura pastorale dei figli di separati, divorziati, conviventi e risposati civilmente come fondamento indispensabile di una genuina pastorale dei fedeli divorziati risposati o conviventi e in generale di una pastorale familiare organica ed evangelica.
Un tale approccio pastorale si rende necessario per far fronte al disgregamento, sia sul piano materiale che su quello culturale, della famiglia naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna uniti per tutta la vita mediante un amore unico, fedele e fecondo.
La disgregazione dell’istituto familiare, come una vera e propria piaga, si è infatti insinuata e diffusa anche nella mentalità e nelle scelte di vita di molti battezzati, che non sembrano avvertire più il dramma che questa dissoluzione della famiglia comporta, vivendo in una sorta di tiepida e colpevole rassegnazione di fronte ad una corrente che sembra inarrestabile.(Cfr. Ap 3, 15-16).

Soprattutto in occidente il clima culturale dominante, purtroppo accettato e fatto proprio da non pochi cristiani, è quello della dittatura del relativismo(1),  dove non sembra più esserci spazio per ciò che è definitivo, dove non esiste più la distinzione tra il bene e il male, tra vero e falso, dove non solo la legge di Dio, ma anche la legge naturale, che dovrebbe fare da supporto alla pacifica convivenza tra gli uomini, non è più riconosciuta e rispettata.(2) 
Regnano l’individualismo sfrenato e l’egoismo, i desideri e spesso anche i capricci privati vengono rivendicati come diritti assoluti che dovrebbero essere riconosciuti e pubblicamente tutelati dalla società. 
Inoltre va diffondendosi una fede privatistica, dove ognuno sceglie ciò in cui credere e ciò in cui non credere, dove ci si definisce adulti nella fede solo perché si decide da sé e in modo autonomo e magari difforme dal Magistero ciò in cui credere e come comportarsi.(3) 
Una mentalità pagana si è repentinamente e subdolamente diffusa tra i cristiani soprattutto in riferimento al matrimonio, alla famiglia, alla dignità e rispetto della vita.
Cristiani abbagliati e confusi anche da una distorta interpretazione degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, nonostante il costante e fedele magistero dei Pontefici chiamati ad attuarne le direttive.(4) 
Il deposito della fede riguardante la famiglia, la vita e gli ambiti che le riguardano è pertanto pesantemente messo in discussione, non solo dalla cultura dominante, ma anche da parte di non pochi fedeli che in tal modo infangano il volto della Sposa di Cristo, ne minano l’autenticità e la credibilità e la danneggiano profondamente e in misura maggiore che le persecuzioni. (5)
Non possono poi essere taciuti gli effetti negativi e lo scandalo provocati dagli abusi da parte di coloro che, avendo ricevuto la Sacra Ordinazione, non si sono comportati da amministratori di un tesoro del quale sono solo umili e fedeli dispensatori, ma, abusando del potere loro conferito da Cristo tramite la Sua Chiesa, hanno annunciato e trasmesso, in tema di matrimonio e famiglia, idee loro anziché quelle del Signore.
Hanno profanato il sacramento della riconciliazione e tradito i fedeli, assolvendoli da peccati per i quali non erano pentiti o per i quali non c’era proposito di conversione. Hanno ammesso o consentito la ricezione della S. Comunione anche a coloro che ne erano impediti a motivo di uno stato di vita in contrasto con la legge di Dio. Tutto ciò tra la silenziosa e complice indifferenza di non pochi fedeli laici. (6)
Certamente all’interno della comunità cristiana non manca chi, dal Successore di Pietro all’ultimo dei fedeli laici, ama Cristo e la Sua Chiesa, ama la legge di Dio e la Sua Parola trasmessa dalla Sacra Scrittura e dalla Sacra Tradizione e si sforza, tra innumerevoli limiti e magari cadute, di osservarla con sincerità, soffrendo ogni volta che è vilipesa e calpestata. (7)

Bibliografia e indice in allegato

Note

[1] “… Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde - gettata da un estremo all’altro … Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie. Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. É lui la misura del vero umanesimo. “Adulta” non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. …” Card. J. Ratzinger, Omelia della S. Messa  pro eligendo romano pontifice, 18.4.2005.

[2] “… nell’ultimo mezzo secolo è avvenuto un drammatico cambiamento della situazione. L’idea del diritto naturale è considerata oggi una dottrina cattolica piuttosto singolare, su cui non varrebbe la pena discutere al di fuori dell’ambito cattolico, così che quasi ci si vergogna di menzionarne anche soltanto il termine. …” Benedetto XVI, Discorso al Parlamento Federale di Germania, 22.9.2011.

[3] “… La parola “fede adulta” negli ultimi decenni è diventata uno slogan diffuso. Ma lo s’intende spesso nel senso dell’atteggiamento di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi Pastori, ma sceglie autonomamente ciò che vuol credere e non credere – una fede “fai da te”, quindi. E lo si presenta come “coraggio” di esprimersi contro il Magistero della Chiesa. In realtà, tuttavia, non ci vuole per questo del coraggio, perché si può sempre essere sicuri del pubblico applauso. Coraggio ci vuole piuttosto per aderire alla fede della Chiesa, anche se questa contraddice lo “schema” del mondo contemporaneo. È questo non-conformismo della fede che Paolo chiama una “fede adulta”. È la fede che egli vuole. Qualifica invece come infantile il correre dietro ai venti e alle correnti del tempo. Così fa parte della fede adulta, ad esempio, impegnarsi per l’inviolabilità della vita umana fin dal primo momento, opponendosi con ciò radicalmente al principio della violenza, proprio anche nella difesa delle creature umane più inermi. Fa parte della fede adulta riconoscere il matrimonio tra un uomo e una donna per tutta la vita come ordinamento del Creatore, ristabilito nuovamente da Cristo. La fede adulta non si lascia trasportare qua e là da qualsiasi corrente. Essa s’oppone ai venti della moda. Sa che questi venti non sono il soffio dello Spirito Santo; sa che lo Spirito di Dio s’esprime e si manifesta nella comunione con Gesù Cristo. …” Benedetto XVI, Omelia dei primi Vespri della Solennità dei SS. Pietro e Paolo, Apostoli, nella chiusura dell’Anno Paolino, 28.6.2009.
[4] “… Questa crisi di senso del matrimonio si fa sentire anche nel modo di pensare di non pochi fedeli. Gli effetti pratici di quella che ho chiamato "ermeneutica della discontinuità e della rottura" circa l’insegnamento del Concilio Vaticano II si avvertono in modo particolarmente intenso nell’ambito del matrimonio e della famiglia. … In fedele continuità ermeneutica con il Concilio, si è mosso il magistero di Paolo VI e di Giovanni Paolo II, come anche l’opera legislativa dei Codici tanto latino quanto orientale. Da tali Istanze infatti è stato portato avanti, anche a riguardo della dottrina e della disciplina matrimoniale, lo sforzo della "riforma" o del "rinnovamento nella continuità". Questo sforzo si è sviluppato poggiando sull'indiscusso presupposto che il matrimonio abbia una sua verità, alla cui scoperta e al cui approfondimento concorrono armonicamente ragione e fede ….” Benedetto XVI, Discorso al Tribunale della Rota Romana, 27.1.2007. Cfr. Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana, 22.12.2005; Concilio Ecumenico Vaticano II, Gaudium et spes, Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, 7.12.1965, n. 48; Benedetto XVI, Discorso ai rappresentanti della scienza, Università di Regensburg, 12.9.2006; Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti al IV convegno nazionale della Chiesa italiana, Verona, 19.10.2006; Giovanni Paolo II, Fides et Ratio, Lettera enciclica, 14.9.1998.

[5] “In effetti, se pensiamo ai due millenni di storia della Chiesa, possiamo osservare che – come aveva preannunciato il Signore Gesù (cfr Mt 10,16-33) – non sono mai mancate per i cristiani le prove, che in alcuni periodi e luoghi hanno assunto il carattere di vere e proprie persecuzioni. Queste, però, malgrado le sofferenze che provocano, non costituiscono il pericolo più grave per la Chiesa. Il danno maggiore, infatti, essa lo subisce da ciò che inquina la fede e la vita cristiana dei suoi membri e delle sue comunità, intaccando l’integrità del Corpo mistico, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto. Questa realtà è attestata già dall’epistolario paolino. …. .” Benedetto XVI, Omelia della S. Messa dei SS. Pietro e Paolo, Apostoli, 29.6.2010.

[6] “…  Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza >>: il pastore ha bisogno del bastone contro le bestie selvatiche che vogliono irrompere tra il gregge; contro i briganti che cercano il loro bottino. Accanto al bastone c’è il vincastro che dona sostegno ed aiuta ad attraversare passaggi difficili. Ambedue le cose rientrano anche nel ministero della Chiesa, nel ministero del sacerdote. Anche la Chiesa deve usare il bastone del pastore, il bastone col quale protegge la fede contro i falsificatori, contro gli orientamenti che sono, in realtà, disorientamenti. Proprio l’uso del bastone può essere un servizio di amore. Oggi vediamo che non si tratta di amore, quando si tollerano comportamenti indegni della vita sacerdotale. Come pure non si tratta di amore se si lascia proliferare l’eresia, il travisamento e il disfacimento della fede, come se noi autonomamente inventassimo la fede. Come se non fosse più dono di Dio, la perla preziosa che non ci lasciamo strappare via. Al tempo stesso, però, il bastone deve sempre di nuovo diventare il vincastro del pastore – vincastro che aiuti gli uomini a poter camminare su sentieri difficili e a seguire il Signore. …” Benedetto XVI, Omelia per la S. Messa della Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, conclusione dell’Anno Sacerdotale, 11.6.2010.

[7] “… O anche il modo di vivere propagato dall'opinione pubblica: oggi si fa così, il matrimonio non conta più, la castità non è più una virtù, e così via. Queste ideologie che dominano, così che si impongono con forza, sono divinità. E nel dolore dei santi, nel dolore dei credenti, della Madre Chiesa della quale noi siamo parte, devono cadere queste divinità, deve realizzarsi quanto dicono le Lettere ai Colossesi e agli Efesini: le dominazioni, i poteri cadono e diventano sudditi dell'unico Signore Gesù Cristo. Di questa lotta nella quale noi stiamo, … di questa caduta dei falsi dei, che cadono perché non sono divinità, ma poteri che distruggono il mondo, parla l'Apocalisse al capitolo 12, anche con un'immagine misteriosa … . Viene detto che il dragone mette un grande fiume di acqua contro la donna in fuga per travolgerla. E sembra inevitabile che la donna venga annegata in questo fiume. Ma la buona terra assorbe questo fiume ed esso non può nuocere. Io penso che il fiume sia facilmente interpretabile: sono queste correnti che dominano tutti che vogliono far scomparire la fede della Chiesa, la quale non sembra più avere posto davanti alla forza di queste correnti che si impongono come l'unica razionalità, come l'unico modo di vivere. E la terra che assorbe queste correnti è la fede dei semplici, che non si lascia travolgere da questi fiumi e salva la Madre e salva il Figlio. Perciò … la fede dei semplici è la vera saggezza (cfr Sal 118,130). Questa saggezza vera della fede semplice, che non si lascia divorare dalle acque, è la forza della Chiesa. … "Movebuntur omnia fundamenta terrae" (Sal 81,5), vacillano le fondamenta della terra. … ma sono minacciate dal nostro comportamento. Vacillano le fondamenta esteriori perché vacillano le fondamenta interiori, le fondamenta morali e religiose, la fede dalla quale segue il retto modo di vivere. E sappiamo che la fede è il fondamento, e, in definitiva, le fondamenta della terra non possono vacillare se rimane ferma la fede, la vera saggezza. ….” Benedetto XVI, Meditazione al Sinodo dei Vescovi sul Medio Oriente, 11.10.2010.

 

 

Discussione

La deriva etica sopradescritta ha prodotto un aumento vertiginoso delle separazioni, dei divorzi e delle nuove unioni, coinvolgendo un numero sempre maggiore di figli e provocando in loro spesso silenziose, ma indicibili sofferenze interiori ed esteriori, materiali, psicologiche e spirituali.
Figli, dunque, vittime innocenti di situazioni familiari assurde e dell’egoismo degli adulti. (Cfr. Conferenza Episcopale Italiana, Direttorio di Pastorale Familiare per la Chiesa in Italia, 25.7.1993, n. 231 e Conferenza Episcopale Italiana, La pastorale dei divorziati risposati e di quanti vivono in situazioni matrimoniali irregolari o difficili, Nota Pastorale, 26.4.1979, n. 49).
Anche loro sono tra i piccoli cui si identifica Gesù quando parla del giudizio (Cfr. Mt 25, 31-46), bisognosi di amore, di una famiglia unita, di genitori che si amano e che li amano, dell’amore, dell’attenzione e della vicinanza della Chiesa, e di ogni suo membro.

Come noto, infatti, l’elenco fatto dal Signore nel Vangelo dei casi di chi si trova in stato di bisogno non esaurisce le innumerevoli situazioni di necessità tra le quali possono essere annoverate anche le sofferenze delle  piccole vittime della distruzione delle famiglie.

Sofferenze delle quali sarà chiesto conto non solo a chi le ha direttamente provocate, ma anche a chi avrà trascurato di fare il possibile per evitare che si verificassero, magari rendendosi complice, con pensieri, parole, opere e omissioni del clima culturale nel quale lo sfascio delle famiglie e la sofferenza dei piccoli ha potuto proliferare. Sofferenze per le quali sarà chiesto conto, infine, a chi non avrà fatto tutto il possibile per lenirle. 

La comunità cristiana, infatti, troppo spesso indifferente o conformisticamente intenta a discutere di una non genuina pastorale dei divorziati risposati o conviventi (8),  ha trascurato di occuparsi in modo concreto e capillare delle sofferenze dei piccoli, di essere loro vicini, di sostenerli, di amarli e di fare tutto il possibile perché altri non avessero a soffrire le loro stesse pene.
Di evitare che proprio loro, direttamente coinvolti o solo spettatori dello scempio che della famiglia viene fatto, avessero a subire scandalo ed essere candidati, da adulti, a compiere gli stessi errori.(9)   
Le fonti utilizzate a sostegno della tesi sono, oltre la testimonianza e l’insegnamento di Sante e Santi, studi scientifici e dati statistici, la Parola di Dio scritta e trasmessa e il Magistero della Chiesa che questa Parola annuncia e autenticamente interpreta.
In particolare si è trattato del Matrimonio, della Famiglia e degli argomenti correlati alla luce degli insegnamenti della Parola di Dio, della Sacra Tradizione, del Catechismo della Chiesa Cattolica e del Magistero pontificio ed episcopale.
Tale scelta è conforme al Magistero del Santo Padre che ha indicato nel Catechismo della Chiesa Cattolica e nel Magistero pontificio due strumenti preziosi per la nuova evangelizzazione soprattutto di quei paesi di antica tradizione cristiana che sembrano aver smarrito la propria identità e la propria fede(10);  inoltre può essere utile per far fronte alla emergenza educativa che attanaglia le società occidentali. (11)
Infatti, per poter effettuare una pastorale familiare che sia cristiana, occorre conoscere la verità che riguarda il matrimonio e la famiglia come è stata rivelata da Dio ed è insegnata dalla Sua Chiesa; occorre che questa verità sia conosciuta e amata non solo dagli operatori di pastorale familiare, ma che sia accolta e annunciata da tutti i membri del popolo di Dio. Tale conoscenza, approfondimento e amore per la verità, darà in tal modo occasione ad ogni battezzato di rendere ragione della speranza che è in lui a chiunque incontri nel cammino della vita. (Cfr. 1 Pt 3,15).   
I testi in questione, oltre ad essere commentati, sono anche citati in misura abbondante sia nel numero ( 162 fonti ) che nell’ampiezza delle citazioni. Il contributo potrà in tal modo rivelarsi utile come strumento ricco di fonti autorevoli per attuare una autentica pastorale familiare in ogni suo aspetto. Tali fonti potranno inoltre essere utilizzate dai fedeli per approfondire o riscoprire alcune verità fondamentali della fede cattolica da annunciare a tutti coloro che sono in ricerca della verità, i quali verranno in tal modo messi a conoscenza del pensiero di Cristo e della Sua Chiesa in argomento. (Cfr. Benedetto XVI, Discorso, giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo "pellegrini della verità, pellegrini della pace", Assisi, 27.10.2011).
   Una adeguata pastorale del Matrimonio indissolubile, della cura pastorale dei figli di separati, divorziati, conviventi e risposati civilmente come fondamento indispensabile di una genuina pastorale dei fedeli divorziati risposati o conviventi e in generale di una pastorale familiare organica ed evangelica contribuirà a far sì che la Famiglia come Dio l’ha pensata, creata, redenta e santificata, possa tornare ad essere rispettata, riconosciuta, amata e vissuta con gioia.
Ed aiuterà ogni famiglia cristiana ad accogliere e mettere in pratica la consegna che il Beato Giovanni Paolo II ha lasciato ai focolari domestici: “… con l’aiuto di Dio fate del Vangelo la regola fondamentale della vostra famiglia e della vostra famiglia una pagina di Vangelo scritta per il nostro tempo!” (Giovanni Paolo II, Discorso alle famiglie riunite a Manila per il loro IV° incontro mondiale, 25.1.2003).


Bibliografia e indice in allegato

Note

 [8] “… Nel dibattito, spesso puramente ideologico, si crea …  una specie di congiura del silenzio. … Divorzio e aborto … colpiscono anche vittime innocenti: il bambino appena concepito e non ancora nato, i figli coinvolti nella rottura dei legami familiari. In tutti lasciano ferite che segnano la vita indelebilmente. Il giudizio etico della Chiesa a riguardo del divorzio e dell’aborto procurato è chiaro e a tutti noto: si tratta di colpe gravi che, in misura diversa e fatta salva la valutazione delle responsabilità soggettive, ledono la dignità della persona umana, implicano una profonda ingiustizia nei rapporti umani e sociali e offendono Dio stesso, garante del patto coniugale ed autore della vita. E tuttavia la Chiesa, sull’esempio del suo Divino Maestro, ha sempre di fronte le persone concrete, soprattutto quelle più deboli e innocenti, che sono vittime delle ingiustizie e dei peccati, ed anche quegli altri uomini e donne, che avendo compiuto tali atti si sono macchiati di colpe e ne portano le ferite interiori, cercando la pace e la possibilità di una ripresa.…” Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti al Congresso Internazionale "L’olio sulle ferite". Una risposta alle piaghe dell’aborto e del divorzio, promosso dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, Pontificia Università Lateranense, 5.4.2008.
[9]  “Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare.” Mc 9,42. “Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.” Mt 18,10.
[10]  Cfr. Benedetto XVI, Ubicumque et semper, Lettera Apostolica in forma di motu proprio con la quale si istituisce il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, 21.9.2010; Benedetto XVI, Porta Fidei, Lettera Apostolica in forma di motu proprio con la quale si indice l’Anno della Fede, 11.10.2011, nn. 3, 4 e 12; Benedetto XVI, Omelia della S. Messa per la nuova evangelizzazione, 16.10.2011. Catechismo della Chiesa Cattolica, Città del Vaticano, 11.10.1992.
 [11] Dell’emergenza educativa ha parlato per primo Benedetto XVI, cfr. Lettera alla Diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione, 21.1.2008; Discorso per la presentazione e consegna alla Diocesi di Roma della Lettera sul compito urgente dell’educazione, 23.2.2008; Discorso alla 61° Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, 27.5.2010. I Vescovi italiani hanno dedicato al tema dell’educazione gli orientamenti pastorali per il decennio 2010/2020: C.E.I., Educare alla vita buona del Vangelo, 4.10.2010.

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