Lavorare con la famiglia: un approccio pedagogico

L’esperienza del “gruppo famiglie” della Parrocchia Nostra Signora di Bonaria ad Ostia Lido (Roma). Tesi in breve di Emma Ciccarelli

01/08/2011




Tesi di Emma Ciccarelli
Relatore: Rosalba Fanelli
Anno Accademico 2010-2011
Scuola Italiana per Consulenti Familiari


Emma Ciccarelli

Famiglie "normali"

Parlare di famiglie “normali” sembra spesso non raccogliere grandi entusiasmi, quasi come se si parlasse di ovvietPà. La famiglia che fa notizia è quella che viene alla ribalta nei casi di cronaca nera o quando si vuole promuovere un prodotto commerciale.
Questo atteggiamento diffuso ha fatto si che gli studi in proposito si siano concentrati più sugli aspetti della devianza e del comportamento anomalo che invece su quelli ordinari.
I canoni a cui ispirarsi per inquadrare una famiglia come “normale” non sono così semplici da individuare. Il termine normalità di un nucleo familiare non può essere ricondotto alla media statistica, né lo stato di salute della stessa corrisponde all’assenza di malattia; anzi, paradossalmente, una famiglia in salute è una famiglia che sa fare i conti con i momenti di sofferenza e con i lutti, perché fanno parte della vita di ogni persona.

Significativo su questo tema è stato il contributo che hanno dato alcuni studiosi, in particolare Froma Walsh , che ha il merito di aver dato un impulso allo studio della famiglia normale e alla capacità di sviluppare modelli come quelli dell’adattamento attivo e della competenza familiare. Questi studi ha fatto sì che si sia passati, nel tempo, da un approccio terapeutico alla famiglia ed alla coppia, che interveniva solo sulla patologia e sull’eliminazione dei sintomi, ad un altro di tipo pedagogico, basato sulla crescita e sullo sviluppo della coppia, individuando in ciò i canoni di “normalità” della famiglia.
I ritmi stressanti della vita quotidiana ed una cultura molto incentrata da un lato sull’efficienza e dall’altro su un’idea romantica della vita di coppia contribuiscono non poco, oggi, a rendere difficile un percorso di “normalità”, come dimostra il fenomeno crescente delle separazioni coniugali e dei divorzi. E’ di grande importanza quindi offrire una proposta adeguata a dare alle coppie strumenti validi di crescita e di sviluppo.





Famiglia, rete e consulenza familiare applicata

Scopo di questo studio è dimostrare come una esperienza di rete tra famiglie prolungata nel tempo genera benessere ai suoi membri ed alla comunità civile.
I risultati ottenuti dall’esperienza che vado a presentare mi permettono di affermare che l’approccio pedagogico sia una metodologia efficace per aiutare le coppie di sposi a consolidare il proprio legame matrimoniale, a prevenire e a curare i sintomi di disagio quando questi siano ancora gestibili con semplici accorgimenti.
L’esperienza del “gruppo famiglie” dimostra come, aiutando le famiglie a tenere sotto controllo alcuni aspetti di criticità, utilizzando il metodo della consulenza familiare applicata a gruppi familiari, si possa arrivare a fronteggiare alcuni segnali di allarme di tipo sociale che riguardano la famiglia e la struttura stessa della società.
Per dimostrare in modo più scientifico tale esperienza ho effettuato la ricerca prendendo in considerazione tre variabili che ritengo siano strategiche nell’individuare il benessere di una famiglia: la qualità della comunicazione, i processi di transizione che accompagnano il ciclo vitale della famiglia e la genitorialità.
Le tre variabili sono state esaminate valutando l’impostazione delle attività del gruppo e sono state poi verificate da una serie di interviste effettuate ad un campione delle coppie del gruppo.
L’aspetto della comunicazione è uno degli elementi più importanti nella vita di una coppia. L’arte di comunicare è qualche cosa che si può imparare e presuppone tutto un lavoro di chiarificazione sulle modalità del dialogo. Spesso infatti le tensioni e le crisi coniugali e di famiglia si incagliano in quanto non tanto per il contenuto della comunicazione, quanto invece per dinamiche interne alla relazione.
Il lavoro di animazione impostato nel gruppo famiglie ha curato in modo molto attento questo aspetto della comunicazione. In questi anni, ogni incontro e stato preparato in modo da generare modelli comunicativi adeguati e positivi, che basandosi sulla ripetitività e sull’attivazione di laboratori a tema, pian piano hanno generato circoli virtuosi che si auto-proponevano, man mano che nel tempo si allargava il numero delle famiglie che aderivano al gruppo.
Particolare attenzione è stata data allo spazio dedicato al dialogo di coppia e alla corretta formulazione di domande di riflessione. Con il tempo le famiglie accoglienti le nuove coppie, hanno con naturalezza e spontaneità creato un clima accettante e non giudicante, un clima facilitante della relazione.
I processi di transizione sono la seconda variabile sulla quale si è soffermata la mia ricerca. Tali processi, se non superati adeguatamente, possono essere motivo di crisi e addirittura di rottura del legame matrimoniale.
Le transizioni sono, in genere, innescate da eventi specifici e puntuali: una nascita, una malattia, un lutto, un matrimonio sono momenti capaci di provocare forti stress a tutti i membri della famiglia.
Ogni transizione innesca una crisi nell’organizzazione familiare, modifica equilibri consolidati e spinge i componenti della famiglia a trovare una nuova organizzazione delle relazioni che sia adeguata alla nuova situazione.
Ogni evento nodale caratterizza una fase del ciclo vitale e a ciascuno di essi corrisponde un compito evolutivo. La soluzione alla domanda insita nel compito evolutivo segna il passaggio da uno stadio di vita a quello successivo.
Per passare da uno stadio all’altro del ciclo vitale è necessario che la famiglia sia sufficientemente flessibile per rinegoziare le regole che definiscono le relazioni al suo interno.
Deve permettere quindi, attraverso una crisi di sviluppo, il raggiungimento di un equilibrio ulteriore attraverso il cambiamento. L’esperienza del gruppo ha consentito, nella maggior parte dei casi, di superare positivamente alcuni momenti di transizione. La rete ha infatti sostenuto e rassicurato la famiglia e la coppia, confermandole nella fisiologicità degli eventi vissuti.
La terza variabile si riferisce alla gestione della genitorialità. Nella società contemporanea, diventare genitori rappresenta probabilmente il fondamentale “rito di passaggio” all’età adulta. Gli studi effettuati in questo campo hanno evidenziato come spesso il momento più delicato per i giovani coniugi senza figli sia proprio quello della scelta della procreazione. Questo passaggio, ossia la presenza o assenza di un pensiero progettuale che contenga una scadenza per la procreazione è anzi individuato come un “indice cruciale” di funzionamento buono o rischioso.
Il rischio infatti delle coppie senza figli è quello di un rimando indefinito della transizione al parenthood, che conduce i coniugi ad una sorta di ovattata stagnazione in una situazione autoreferenziale, che esalta aspetti pseudo adolescenziali nel rapporto con i propri genitori . L’esperienza di condividere in una rete familiare la propria coniugalità ha sicuramente contribuito a dare maggiore coraggio alle coppie nell’affrontare o ripetere questa esperienza. In 10 anni sono stati ben 22 i bambini generati.

Modalità e conclusioni

L’attività di animazione del gruppo famiglie è svolta insieme a mio marito, ad altre coppie guida e ad un sacerdote. Gli incontri sono strutturati in modo che tutta la famiglia possa beneficiarne: sono previsti infatti incontri per la coppia e parallelamente incontri per i figli organizzati per fasce di età.
Le coppie seguono un percorso formativo e relazionale che attinge a tematiche di carattere spirituale e teologico ma impostate in modo da aiutare i singoli membri e le coppie a rapportarsi in dinamiche relazionali corrette ed adeguate.
Le famiglie vengono sollecitate a vivere con più consapevolezza e pienezza la propria vocazione coniugale e familiare.
Anche i figli beneficiano della formazione: infatti, oltre ad un ambiente accogliente, familiare e giocoso, viene proposto ai bambini e ragazzi di lavorare, sempre a seconda delle fasce di età, sulle stesse tematiche che affrontano i genitori; tematiche naturalmente che vengono adeguate e rapportate come linguaggio, attività e tempi, alle diverse età evolutive (disegni, letture sacre, drammatizzazioni, canti, danze, ecc.).
La tematica comune tra genitori e figli diventa una grande opportunità di confronto generazionale, consentendo, tra un incontro e l’altro del gruppo, la possibilità dell’apertura di un dialogo all’interno della famiglia stessa.
Tale percorso ha effetti benefici a diversi livelli e permette di far uscire molti nuclei familiari da uno stato di solitudine e di anonimato e, al tempo stesso, di radicare meglio le convinzioni valoriali e la propria appartenenza alla Chiesa.

Emma Ciccarelli
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