Politiche familiari e secondo welfare

Politiche familiari e secondo welfare: il caso dell'agenzia per la famiglia del Comune di Parma. Tesi in breve di Elena Barazzetta

02/10/2012

Tesi di Elena Barazzetta

Relatore: Franca Maino
Correlatore: Ilaria Madama

Anno Accademico 2010/2011
Facoltà di Scienze Politiche, Corso di Laurea Magistrale in Scienze Politiche e di Governo
Università degli Studi di Milano



Elena Barazzetta

Logo Agenzia per la famiglia
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Introduzione

Il welfare state è in crisi perché non riesce più a fronteggiare i bisogni della società intera e l’insufficienza delle misure proposte ha portato a tutelare certi aspetti di bisogno rispetto ad altri.
A causa di questa condizione una delle sfere più colpite è la famiglia che ricopre una posizione secondaria.
Essa infatti viene concepita principalmente come rischio che tende a frenare lo sviluppo economico e limita le potenzialità degli individui.
Questa concezione è legata alle trasformazioni familiari in corso che portano ad una flessione demografica ed a nuovi bisogni di cura, a trasformazioni nel mercato del lavoro per l’ingresso delle donne e, di conseguenza, a nuovi bisogni di conciliazione lavoro-famiglia.
La carenza di soluzioni proposte per fronteggiare questi cambiamenti non favorisce lo sviluppo delle famiglie.
Tutto ciò richiede una ridefinizione dell’assetto del welfare, delle politiche di sostegno al reddito e delle politiche di cura.
Non si può pensare, però, che sia lo Stato l’unico esclusivo interlocutore nel dare risposta ai bisogni dei soggetti in campo.

Un suggerimento per sviluppare in Italia politiche familiari efficaci viene dal Piano nazionale per la famiglia, la cui bozza è stata varata nel giugno 2011.
Questa risponde ad una concezione di famiglia intesa non come rischio ma come risorsa, a partire dalla proposta di politiche con la famiglia e non sulla famiglia, sottolineando la necessità di promuoverla come soggetto sociale.
In tale contesto la politica ha dunque una funzione orientativa, a favore di un quadro sociale che valorizzi la famiglia, e abilitante, che crei cioè le condizioni materiali e normative perché si sviluppi l’empowerment dei cittadini.
Queste riflessioni ci portano a considerare il secondo welfare come valida ipotesi per perseguire politiche familiari efficaci.
È necessario infatti sottolineare l’importanza della cooperazione, di interventi personalizzati e flessibili, di una vera applicazione del principio di sussidiarietà.

Per quanto riguarda i soggetti coinvolti si può parlare di welfare societario, che prevede un approccio plurale da parte di soggetti pubblici, privati, di reti familiari e informali e del terzo settore. Di certo il terreno che favorisce una politica attiva e differenziata come quella appena descritta è il livello locale.

 

L’Agenzia per la famiglia del Comune di Parma

L’Agenzia per la Famiglia del Comune di Parma è un chiaro esempio di attuazione del secondo welfare. Essa, nata nel 2007 con l’insediamento della giunta Vignali, è un organismo snello, interno all’Amministrazione e trasversale agli Assessorati. Con lo scopo di sviluppare una società di impostazione sussidiaria e una città a misura di famiglia, sostiene progetti di rete condivisi dal Comune e dalla comunità intera, attraverso la partecipazione di famiglie, associazioni, cooperative e mondo economico.

La particolarità dell’Agenzia sta nell’azione di governance che esercita con i vari soggetti del territorio; potrebbe essere definita come il crocevia di una rete di rapporti che hanno come orizzonte comune l’attuazione di politiche incentivanti lo sviluppo della famiglia.
La sua natura flessibile e trasversale chiama ogni soggetto della città ad essere protagonista; in questo modo, oltre a favorirne un ruolo attivo, promuove la differenziazione dei servizi perché interpella i diretti interessati, all’interno del proprio ambito, nello sviluppo di politiche familiari.
Il punto di forza, affinché l’Agenzia potesse svilupparsi, è stato di poter disporre in città di una serie di condizioni favorevoli, quali un consenso politico forte, una connessione sussidiaria dei protagonisti, una disponibilità finanziaria ed un tessuto sociale coeso.

I due aspetti di novità che l’Agenzia porta possono essere riassunti dai concetti seguenti: la creazione di una rete e l’attuazione del principio di sussidiarietà.
L’Agenzia ha permesso l’instaurarsi di un dialogo tra soggetti del territorio che altrimenti non si sarebbero mai incontrati.
Ha favorito, infatti, che, nella forma della sperimentazione e della ricerca, i mondi cooperativo e imprenditoriale si riunissero per creare delle interfacce ai fini di sviluppare politiche efficaci di conciliazione lavoro-famiglia. Inoltre ha creato delle collaborazioni tra associazioni di volontariato, differenti per storia ed inclinazione, nel creare laboratori famiglia come luoghi di incontro per le famiglie del territorio, sviluppando anche l’empowerment dei cittadini.
Nel fare questo l’Agenzia non eroga servizi ma coordina e controlla le proposte avanzate dagli altri soggetti.
Perché ciò potesse nascere è stata fondamentale la figura di Cecilia Maria Greci, delegata dal Sindaco come responsabile dell’Agenzia, che, grazie alle proprie conoscenze sul territorio, dovute alla sua esperienza personale e professionale, ha favorito una posizione di fiducia e collaborazione tra tutti gli attori coinvolti.

 

Punti di criticità

Questa analisi ci permette di individuare alcuni punti di criticità di un progetto che si è rivelato essere ambizioso e complesso. 
Il punto su cui si riscontra maggiore difficoltà è l’attuazione del principio di sussidiarietà.
L’introduzione di un soggetto trasversale agli assessorati, infatti, non è stato particolarmente apprezzato da questi ultimi, che si sono sentiti minacciati nell’adempimento delle proprie competenze.
Questo aspetto ci permette di fare un’osservazione fondamentale, infatti, se si guarda al fatto che l’Agenzia non ha competenze e possiede una struttura leggera, sarebbe stata messa da parte dagli assessorati se non avesse avuto la protezione del livello politico apicale nella figura del Sindaco. Ciò, invece, ha permesso all’Agenzia di svilupparsi e di essere conosciuta anche al di fuori della città.

Un altro aspetto fondamentale, legato alla difficile attuazione del principio sussidiario, è stato l’emergere della difficoltà nel dialogo con i soggetti coinvolti al livello più basso.
È emerso infatti che, davanti ad una proposta che lascia ampio spazio di azione ai soggetti coinvolti, non è scontato che gli interlocutori rispondano con successo; per questo la sussidiarietà necessita di dialogo con un soggetto forte.
Inizialmente, infatti, non si riusciva a far emergere i desideri delle associazioni interpellate e questo ha aperto un percorso di sviluppo ed educazione alle responsabilità e alle competenze che ogni soggetto ha all’interno della società.
A partire da esso si è riscontrata anche una difficoltà formativa e di organizzazione delle associazioni su cui il Forum delle famiglie ha cercato di agire.
L’Agenzia è dunque un progetto di sistema territoriale che prevede una partnership tra chi fa amministrazione, sia politica e sia burocratica, il sistema dell’associazionismo familiare e del terzo settore e infine il mondo della cultura, come capacità innovativa e interpretativa.
Da questa rete di rapporti è risultato un consenso complessivo della città in quanto tale, sin dall’originaria unanimità in Consiglio comunale rispetto al documento programmatico approvato nel 2008.

Il futuro dell’Agenzia

Il futuro dell’Agenzia è incerto infatti, nell’ultimo periodo, il Comune ha attraversato una profonda crisi che ha portato alle dimissioni del Sindaco Vignali nel mese di ottobre 2011. Da questo momento il commissario straordinario, prima nella figura di Anna Maria Cancellieri, nominata poi Ministro dell’Interno per il governo Monti, e attualmente di Mario Ciclosi, sta guidando la città fino alle amministrative del 2012.
Questo periodo di transizione non permette di sapere quale sarà il futuro dell’Agenzia e di tutti i suoi progetti in corso, quello che è indubbio, però, è il forte apprezzamento rivoltole sia dalla città sia dai molti soggetti che, a livello nazionale, anche nel periodo di crisi, non hanno smesso di interessarsi al progetto e alla sua carica innovativa.

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