02/11/2011
Non sono pochi i bambini molto piccoli che prendono in mano e anche con una certa abilità l’IPad dei genitori. Lo dice una recente indagine della Common Sense Media, un'organizzazione americana senza scopo di lucro attiva nel rendere sempre più consapevoli i genitori dell'impatto che i new media hanno sui bambini e i giovani. L'indagine ha coinvolto 1.384 genitori.
«Si annuncia l'inizio di una nuova era, di un grande cambiamento», secondo il direttore della ricerca, «poichè diversi genitori sempre più mettono in mano le nuove "tecnologie" per distrarre o calmare un bambino anche poco dopo il primo anno di età».
Più della metà dei bambini americani sotto gli otto anni ha a disposizione un Ipod, uno smartphone o un altro tablet.
Spesso i genitori scaricano applicazioni adatte a loro e i ditini, anche dei più piccoli, fanno le prime esperienze con apparecchi elettronici dalle molteplici potenzialità.
La televisione, comunque, rimane una presenza imponente nella vita dei bambini: quasi la metà dei bambini sotto i due anni guarda giornalmente la televisione o film in dvd, una buona parte anche per 2 ore.
Mediamente un bambino sotto i due anni guarda lo schermo per 53 minuti al giorno: più di due volte quanto consigliato.
Quasi un terzo dei bambini sotto i due anni ha un televisore in camera, fenomeno aumentato nei ultimi anni considerando che nel 2005 la percentuale era "solo" del 19%.
Il 12 % dei bambini dai due ai quattro anni usa poi giornalmente il computer, il 24 % almeno una volta la settimana.
Generalmente i bambini americani cominciano a utilizzarlo verso i tre anni e mezzo. Tutto questo nonostante il monito dei pediatri che avvertono che, per diversi motivi, il trascorrere così tanto tempo davanti a uno schermo non porta benefici.
La ricerca continua spiegando che solo il 14% dei genitori ha riferito di avere parlato con il proprio pediatra dell’uso in casa dei massmedia. «I genitori non prendono molto sul serio i consigli» - dice uno dei ricercatori, «affascinati e grandi utilizzatori di questi veicoli di informazioni e intrattenimento, facilmente cedono alla tentazione di "zittire" il bambino. Magari convincendosi che si tratti di attività educative…».
Fonte: NewYork Times, 25 ottobre.
Harma Keen