San Francesco di Sales

04/02/2012
Foto: santiebeati.it
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Primogenito di tredici figli, Francesco nacque il 21 agosto 1567 nel castello di Sales, in Savoia, da una famiglia nobile. Dai genitori profondamente religiosi ricevette un’educazione austera e imparò ad amare i poveri. Avendo avvertito fin da quando aveva 11 anni la vocazione al sacerdozio, fu mandato a Parigi dal 1578 al 1588 nel collegio di Clermont diretto dai gesuiti, dove completò gli studi umanistici e filosofici, e iniziò quelli teologici frequentando lezioni alla Sorbona. Successivamente si recò a Padova dove nel settembre 1591 si laureò brillantemente in utroque iure. Da studente fu fedele alla messa quotidiana, alla confessione periodica e alla comunione quando egli era consentita dal confessore; inoltre, fu ammesso alla Confraternita della Santa Vergine, a conferma della sua fervente devozione mariana.

Dopo un pellegrinaggio a Loreto,nella primavera dell’anno seguente tornò in patria e lì, per compiacere il padre si iscrisse al Senato di Savoia come avvocato, pur essendo più che mai deciso a farsi sacerdote. Il 7 maggio 1593 fu nominato prevosto del Capitolo della cattedrale di Ginevra, da decenni in esilio e insediato con il proprio vescovo ad Annecy perché nella città elvetica dominavano i calvinisti. Nel giro di pochi mesi ricevette gli ordini minori e il 18 dicembre 1593 fu ordinato sacerdote, vincendo la forte opposizione paterna dopo che aveva ufficialmente abbandonato l’avvocatura. Pochi mesi dopo, su invito del vescovo, iniziò con grande zelo la missione apostolica nella regione del Chiablese (Chablais) che fin dal 1535 era stata occupata dai protestanti bernesi che vi avevano distrutto le chiese cattoliche, cacciato i preti e chiuso i monasteri. Superando le preoccupazioni del padre, che temeva per la incolumità del figlio, Francesco si propose di ristabilirvi il culto cattolico, nonostante il vuoto creato attorno a lui a Thonon dai calvinisti, che avevano proibito alla gente di ascoltare le sue prediche, cui assistevano solo una quindicina di cattolici. Il muro di ostilità durò vari mesi, durante i quali non mancarono minacce contro di lui; si arrivò persino, nel febbraio 1595, ad attentare alla sua vita mentre si stava recando ad Allinges: due uomini armati gli si pararono davanti, ma mentre il giovane servitore che gli era stato mandato dal padre per assisterlo nei viaggi fuggì a gambe levate, il santo senza tradire emozione e con molta fermezza cominciò a parlare con tono pacato ai due assalitori i quali, stupiti, chiesero perdono e spiegarono che erano stati pagati per assassinarlo.

La gente in realtà non era ostile a Francesco, il quale si faceva apprezzare per l’affabilità e la gentilezza del tratto, unicamente preoccupato di esprimere l’amore di Dio e del prossimo e la nostalgia per la passata unità della Chiesa. La sua costanza, il coraggio ma soprattutto la forza convincente delle sue argomentazioni col tempo crearono attorno a lui una simpatia e una stima che provocarono le prime conversioni. Fecero scalpore quelle di un apprezzato giurista, l’avvocato Pierre Poncet, e del barone Antoine de Saint Michel, signore di Avully che era allora capo del Concistoro di Thonon. Per favorire il dialogo, dal momento che la gente era restia a muoversi per ascoltare le prediche in chiesa, il santo decise di andare lui incontro alle persone, inventando una forma nuova e ardita di comunicazione: organizzò una distribuzione capillare di foglietti volanti, stampati in una tipografia di Annecy e portati a domicilio a Thonon e nei paesi vicini, affissi nottetempo all’esterno delle case o fatti scivolare sotto le porte. In stile che possiamo definire giornalistico, Francesco esponeva con sobrietà la dottrina cattolica e confutava gli errori dei protestanti, in tono fermo ma conciliante. Proprio questa originale trovata di catechesi attraverso la stampa indurrà papa Pio XI a conferire al santo, nel 1923, il titolo di Patrono dei giornalisti e degli scrittori cattolici.

Col moltiplicarsi delle conversioni, la zona venne riorganizzata dal punto di vista pastorale e il culto cattolico ricominciò ad essere pubblicamente celebrato. In una relazione inviata da Francesco a Roma nel 1603 si affermava che ben venticinquemila fedeli erano ritornati alle fede cattolica. Egli comunque già nel 1596 aveva potuto celebrare la messa di Natale a Thonon nella cappella di Sant’Ippolito e due anni dopo vi aveva organizzato le Quarantore, in occasione delle quali circa tremila capifamiglia avevano formalizzato il loro atto di abiura. Per ordine del Papa, il santo incontrò anche per tre volte a Ginevra Teodoro di Beze, il successore di Calvino alla guida della città il quale, davanti alla compostezza e all’affabilità del so interlocutore, ne rimase affascinato, anche se non abiurò a motivo delle conseguenze politiche ed economiche che la conversione avrebbe provocato, e augurò comunque al Sales di «tenergli compagnia in cielo».

Nel 1599 Francesco fu nominato coadiutore del vescovo di Ginevra con diritto di successione, e mentre si trovava a Roma entrò in contatto con alcune importanti famiglie religiose tra cui i gesuiti, l’Oratorio di san Filippo Neri, le Oblate di Santa Francesca Romana e gli scolopi di san Giuseppe Calasanzio. Nel 11602, morto mons. De Granier, vescovo di Ginevra, Francesco gli succedette a pieno titolo e venne consacrato l’8 dicembre 1602. I suoi vent’anni di episcopato li trascorse ad Annecy, essendo impossibile dimorare a Ginevra perché la città era in mano ai calvinisti. Una cura particolare dedicò al clero con sinodi e incontri personali, e agli ordini religiosi nei quali ravvivò lo spirito di osservanza della regola. Nel 1605 iniziò la visita pastorale nelle 450 parrocchie della diocesi, terminandola nel 1608: raggiunse anche le comunità situate in zone montagnose impervie, predicando, confessando, amministrando i sacramenti e contattando i poveri e i malati. Un impegno tutto speciale profuse nella catechesi dei fanciulli, dando vita anche alla Confraternita della Dottrina Cristiana. Altamente apprezzata era la sua predicazione: rimasero famosi i quaresimali da lui tenuti a Digione, durante uno dei quali ebbe il primo incontro con Giovanna Francesca di Chantal, una vedova con quattro figli che sotto la sua direzione spirituale trovò la sua vocazione collaborando con Francesco alla fondazione dell’ordine femminile della Visitazione della S. Vergine, pensato inizialmente come una comunità che unisse la contemplazione all’esercizio della carità verso i poveri e gli ammalati, ma poi costretto alla clausura per ordine del metropolita di Lione Dionigi Marquemont. Il santo gli diede come stemma un cuore trafitto da spade con una corona di spine che lo circondava e sopra i nomi di Gesù e di Maria, anticipando così la devozione al S. Cuore che si sarebbe sviluppata più tardi in Francia. La morte lo colse a Lione in seguito ad attacco apoplettico il 28 dicembre 1622. Beatificato nel 1661 e canonizzato nel 1665, fu proclamato Dottore della Chiesa da Pio IX nel 1887 e protettore della stampa e dei giornalisti da Pio XI nel 1923.

Tra i suoi scritti più famosi citiamo Le Controversie composte durante l’apostolato nel Chiablese riunendo le esposizioni concise sulle verità della fede cattolica e sugli errori dei protestanti; l’Introduzione alla Vita devota o Filotea e il Trattato dell’amor di Dio o Teotimo: questi due autentici capolavori di spiritualità ebbero un successo incredibile, venendo tradotti in una ventina di lingue. Ricchissimo anche l’epistolario comprendente ben undici volumi di lettere.

Angelo Montonati
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