Santa Maria Domenica Mazzarello

26/01/2012
Foto: santiebeati.it
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La confondatrice, insieme a san Giovanni Bosco, delle Figlie di Maria Ausiliatrice nacque a Mornese, nel Monferrato, il 9 maggio 1837 da una famiglia di contadini, primogenita di sette tra fratelli e sorelle. A undici anni fu ammessa alla prima Comunione e da allora frequentò i sacramenti anche a costo di duri sacrifici: a guidarla spiritualmente era don Domenico Pestarino, condiscepolo e amico del Venerabile Giuseppe Frassinetti, fondatore dei Figli di Maria Immacolata. Sui diciassette anni, insieme ad altre quattro ragazze, Maria entrò a far parte dell’Unione delle Figlie di Maria SS. Immacolata, presieduta dalla maestra del paese, Angela Maccagno, il cui regolamento venne riveduto dal Frassinetti e tre anni dopo approvato dal vescovo. Nell’estate 1860 sulle colline di Mornese esplose il tifo contagiando molte famiglie, tra cui quella di due zii di Maria i quali, oltre ad essere colpiti dal morbo, avevano i loro due bambini in gravissime condizioni. Don Pestarino invitò la giovane a dare una mano in quella casa. Lei ci andò, e mentre i parenti guarirono, il tifo stroncò lei in modo tale da provocare nei medici una diagnosi di morte imminente. Invece, la febbre improvvisamente scomparve, ma il fisico forte di Maria ne avrebbe portato per sempre la conseguenze sotto forma di una debolezza diffusa.

Nel 1861 con l’amica Petronilla, che aveva il suo stesso cognome, Mazzarello, la santa aprì un piccolo laboratorio di sartoria per insegnare a cucire alle ragazze povere. Poi, una sera d’inverno del 1863, ecco una svolta importante: alla porta del laboratorio, dopo che le dieci apprendiste erano andate a casa, si presentò un venditore ambulante, rimasto vedovo con due bambine di otto e sei anni, chiedendo alle due amiche di tenerle non solo di giorno ma anche di notte, perché lui non ce la faceva più ad andare avanti. Con l’aiuto di alcuni vicini, esse rimediarono due lettini, delle coperte per le piccole e mezzo sacco di farina. In paese, diffusasi la voce che le Mazzarello ospitavano in casa le due orfane, la gente non soltanto aiutò, ma portò anche altre bimbe bisognose di una casa, che furono tutte accolte con carità. Quando il campanile batteva le ore, Maria diceva: «Un’ora di meno in questo mondo, un’ora più vicino al paradiso». E alle sue sartine, mentre lavoravano, rivolgeva questa semplice esortazione: «Ogni punto un atto di amore a Dio». Questa esperienza di carità la spinse a riiunire, nelle domeniche e negli altri giorni di festa, le ragazze del paese, per accompagnarle in chiesa e farle stare allegre con giochi e passeggiate.

Nell’ottobre 1864 don Bosco, giunto a Mornese coi suoi giovani allievi per una delle gite autunnali, si incontrò con don Pestarino, che in precedenza aveva conosciuto il santo e si era fatto salesiano, e con le Figlie di Maria SS. Immacolata, rimanendo impressionato dalla bontà e dalla laboriosità di quelle ragazze. Nella località di Borgo Alto, si stava costruendo un collegio per la scuola dei ragazzi e don Bosco aveva promesso che, a lavori ultimati, vi avrebbe mandato i suoi Salesiani. Ma siccome egli da anni stava anche pensando di fondare una famiglia di suore che facessero per le fanciulle ciò che i suoi figli facevano per i ragazzi, nel 1869 fissò gli occhi sulle “Figlie” e sul collegio di Mornese, non senza suscitare del malcontento in paese per il cambio di destinazione dell’edificio che stava sorgendo. Un incidente comunque facilitò qualche tempo dopo il trasloco a Borgo Alto della scuola di cucito e della nascente comunità: al principio del 1872 la casa che il parroco aveva destinato alle giovani minacciava di crollare e il Consiglio comunale decise di abbatterla e di ricostruirla. Così prese corpo la congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice che entrarono il 29 maggio nella nuova sede e Maria Domenica Mazzarello venne eletta superiora delle ventisei compagne. Il 5 agosto successivo, il vescovo di Aqui presiedette la vestizione di quindici religiose e ricevette i voti triennali delle altre undici.

Don Pestarino, scrivendo a don Bosco sulle qualità della santa, disse: «Non sa quasi scrivere e poco leggere; ma parla così fine e delicata in cose di virtù e con tale persuasione e chiarezza che sovente si direbbe ispirata dallo Spirito Santo». Lei comunque aveva posto a fondamento del suo governo l’umiltà e la fedeltà al fondatore: non a caso si era scelto come motto «Viviamo alla presenza di Dio e di don Bosco!». A trentacinque anni imparò a scrivere e cominciò a parlare in italiano, dimostrando grandi capacità nel guidare la comunità. Don Bosco, nel mandare don Cagliero a Mornese espresse questo giudizio su di lei: «Tu conosci lo spirito del nostro Oratorio, il nostro sistema preventivo e il segreto di farsi voler bene, ascoltare e obbedire dai giovani: amando tutti e non mortificando nessuno e assistendoli giorno e notte con paterna vigilanza, paziente carità e benignità costante. Orbene questi requisiti la buona M. Mazzarello li possiede e quindi possiamo stare fidenti nel governo dell’Istituto. Essa non ha da far altro e altro non fa se non uniformarsi allo spirito, al sistema e carattere del nostro Oratorio. La loro Congregazione è pari alla nostra: ha lo stesso fine e gli stessi mezzi, che essa inculca con l’esempio e con la parola alle suore, le quali a loro volta sul modello della Madre, più che Superiore, Direttrici e Maestre, sono tenere madri verso le loro giovani educande».

Nel 1876, in febbraio le prime tre suore andarono a Vallecrosia, in Liguria, per aprirvi un oratorio e una scuola per ragazze. A fine marzo sette partirono per Torino dando inizio, a cinquanta metri dall’oratorio di Valdocco, alle loro opere in quella che diventerà per più di quarant’anni la sede centrale delle Figlie di Maria Ausiliatrice. La salute della santa stava però visibilmente peggiorando e a chi la esortava a riposarsi un po’, lei rispondeva: «E’ meglio per me che me ne vada. Così faranno superiora una più abile di me». Nel febbraio del 1881 accompagnò a Marsiglia le missionarie della terza spedizione diretta in America, ma cadde gravemente ammalata a Saint-Cyr. Rientrata in Italia, morì a Nizza Monferrato, dove era stata trasferita la casa generalizia, il 14 maggio, a soli quarantaquattro anni. Le sue ultime parole furono: «Vogliatevi bene. Tenetevi sempre unite. Avete abbandonato il mondo. Non fabbricatevene un altro qui dentro. Pensate al perché siete entrate in Congregazione. Arrivederci in cielo». L’opera contava allora centottantanove suore in ventisei case, di cui sei in America. Beatificata da Pio XI nel 1938, Maria Domenica Mazzarello fu canonizzata da Pio XII il 24 giugno 1951.

Angelo Montonati
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Postato da blumeri il 26/02/2012 17:28

sono un'ex allieva che ha frequentato le scuole a Torino (essendo nata li) nella casa Madre dove lo spirito di Madre Mazzarello lo si respirava, erano gli anni 1958/1961 i più belli del periodo scolastico. Nel rileggere questo articolo ha portato nel mio cuore gioia e un grazie a suor Lucia dell'Istituo Domenico Savio di Sassi che suggerì a mia mamma di mandarmi a frequentare l'Avviamento Commerciale dalle suore Salesiane, sono state delle educatrici e delle insegnanti che hanno rafforzato nel mio cuore lo spirito salesiano che continua ad accompagnarmi, un grazie e una preghiera. margherita

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