Conciliare famiglia-lavoro: cosa da donne?

L'80% di chi chiede informazioni per conciliare famiglia e lavoro è una mamma. Ma il problema riguarda tutti e Gianna Savari del Forum Associazioni Familiari racconta la sua esperienza.

21/09/2011

Come  conciliare la famiglia col lavoro, in particolare la cura dei figli con una professione fuori casa, è un tema attuale, e pressante e, purtroppo, sempre presente perché ancora la nostra società fatica trovare soluzioni facilmente realizzabili. Molti gli ostacoli tra cui forse anche un difficile cambio di mentalità. Lo dimostra anche il fatto che, secondo dati recenti, si tratta ancora di un problema che gli uomini non si pongono ma che sembra riguardare solo le donne: è la conclusione che si trae dai dati dello sportello di informazione e consulenza on-line (www.assofamiglia.it) della provincia di Milano e gestito dall'Associazione per la famiglia.

Duemila le persone che dal 2007 al 2009 si sono rivolto allo sportello ma colpisce il fatto che l'80% fosse donna e, nei rari casi in cui un uomo ha contattato questo servizio spesso è stato per chiedere per conto della moglie. 

Tra l'altro i quesiti posti allo sportello tra il 2007 e il 2009, hanno permesso uno studio approfondito dei bisogni e delle difficoltà dei genitori che lavorano e che cercano un’efficace conciliazione tra lavoro e famiglia. Le informazioni più richieste sono quelle riguardanti le norme sul congedo di maternità. In Italia esistono ottime norme a tutela della maternità o della paternità, ma sono poco conosciute o poco applicate.

La difficoltà della conciliazione è un problema che Gianna Savaris, Vicepresidente Nazionale del Forum delle Associazioni Familiari, ha ben chiaro e di cui vede i passi avanti: «Se esistono realtà come l'Associazione per la famiglia significa che le cose sono cambiate e anche quel 20% di uomini che entra in contatto con lo sportello e chiede informazioni per la propria moglie è comunque un successo. Significa che la conciliazione è un problema condiviso e che, in tal senso, la donna è considerata parte portante della famiglia e non un soggetto a sé stante che deve risolverre i problemi da sola».

«"Se non ha alternative per questo bambino, ci dispiace perderla, ma non possiamo farci nulla...": con questa frase del responsabile del personale avevo concluso la mia esperienza lavorativa più di trent'anni fa» racconta la Savaris rievocando tempi assai più bui di adesso «quando le aziende ma anche i sindacati remavano contro il part-time e avere un figlio era considerato un lusso privato»!

Oggi però le cose stanno cambiando. «Recentemente - continua Gianna Savaris - al tavolo strategico Conciliazione famiglia-lavoro della Regione Lombardia mi sono commossa nel vedere presenti tutti quei soggetti che allora avevano rifiutato e reso impossibile la mia presenza nel mondo del lavoro: le associazioni di categorie imprenditoriali, i sindacati, le associazioni familiari, le realtà femminili. C'erano persino le università che possono fare un grande lavoro culturale insegnando a guardare la donna, l'uomo, la famiglia e il lavoro in modo unitario»

Ma oltre all'importanza della conciliazione, Gianna Savaris sottolinea la necessità di ripensare, insieme, uomini e donne, al concetto stesso di lavoro, qualunque esso sia perché: «E' sempre un bene comune e una risorsa. Qualunque tipo di lavoro sia: in casa o fuori casa. Un traguardo importante per un buon equilibrio dell'organizzazione familiare sarebbe quindi che ciascuno, uomo o donna, potesse scegliere il lavoro più consono e che quello casalingo non venisse più considerato un ripiego. Oggi, fortunatamente, si dà molta più attenzione di un tempo alla flessibilità e al part-time, ma la maggior considerazione del lavoro casalingo sarà il muro più difficile da far cadere».

Orsola Vetri
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