25/02/2012
La professoressa Vera Negri Zamagni (Imagoeconomica).
“Mamme e papà che lavorano: conciliare famiglia e lavoro”. Sarà Vera Negri Zamagni, docente di storia economica all’Università di Bologna, a toccare il delicato argomento nel corso del secondo “Lunedì in famiglia”, l’iniziativa di Famiglia Cristiana e Cisf, con l’apporto dei Servizi per la Famiglia a per la Pastorale Sociale e del Lavoro della diocesi di Milano, per avvicinarsi “pensando” al VII Incontro mondiale delle famiglie (Milano, 30 maggio-3 giugno). L’argomento è di stringente attualità e interesse e sarà infatti uno dei grandi temi - in chiave globale questa volta - che sarà affrontato nel corso del VII Incontro, intitolato significativamente “La famiglia: il lavoro e la festa”.
All’Auditorium Giacomo Alberione di Milano (Via Giotto, 36) la docente bolognese illustrerà i punti critici e le possibili soluzioni di fronte alla discrasia, per non dire al conflitto, nella gestione dei tempi dedicati alla famiglia e al lavoro per milioni di italiani, una necessità di far quadrare i conti che genera a volte grandi difficoltà per contemperare le due fasi della vita che ogni giorno si intersecano per milioni di nostri concittadini.
L’errore di fondo secondo Negri Zamagni, tesi anticipata in un suo articolo sul numero di marzo-aprile di “Famiglia Oggi” reperibile dal 5 marzo p.v. e dedicata ai grandi temi che verranno affrontati nel VII Incontro mondiale, sarebbe che «le grandi scelte a livello di assetto giuridico-istituzionale e di organizzazione produttiva vengono prese a partire dal presupposto – ovviamente non dichiarato – che debba essere la famiglia ad adeguarsi alle decisioni degli altri attori sociali». Le soluzioni starebbero allora nel «considerare la famiglia come soggetto economico dotato di una sua propria identità» da parte dei policy-maker, nel lavorare per eliminare le disparità salariali tra uomini e donne e in una riconcettualizzazione dei sistemi di welfare dei paesi occidentali in senso meno “contrattualistico”, riferito invece a una sorta di “principio di vulnerabilità”, più sensibile a considerare l’altro come soggetto di cui “mi curo” piuttosto che semplicemente un membro contraente del “contratto sociale” di rousseauniana memoria, che mostra oggi tutti i suoi limiti. Sui modi e le possibilità concrete in cui realizzare questo nuovo modello sociale s’intratterrà la docente nella serata di lunedì 27.
Stefano Stimamiglio