Vera Zamagni: basta coi vecchi schemi!

I ruoli "specializzati" di uomo e donna? Una vecchia abitudine da cancellare. L'economista Vera Zamagni ci dice quale sarà il futuro.

01/06/2012

Vera e Stefano Zamagni, marito e moglie, genitori e nonni nonché colleghi (docenti di Economia all’Università di Bologna) sono la dimostrazione che lavoro e famiglia non dovrebbero mai rappresentare due realtà in opposizione. Insieme sono gli autori di Famiglia & lavoro. Opposizione e armonia (San Paolo), un saggio ricco di riflessioni utili per capire  come mai in Italia si spendono tante parole sui valori della famiglia ma non si spende altrettanto denaro e impegno per le politiche familiari.

- Per Vera Zamagni è la domanda del secolo...

«È difficile rispondere. Forse dipende dal fatto che ci si è bloccati sulla convinzione che la famiglia fosse unita, indivisibile, in grado di fare da sé, e sull’illusione che la donna potesse sempre restare a casa e occuparsi dei figli. Poi si è scoperto che non è così».

- Ma le donne continuano ad avere un doppio impegno: fuori e dentro casa?

«Questa situazione si basa su un’idea di specializzazione dei ruoli tra moglie e marito, con l’uomo impegnato solo nel mondo esterno. In tal modo è ancora più difficile per la donna gestire il suo lavoro se tutte le attività domestiche e familiari gravano sulle sue spalle».

- Tuttavia si continuano a educare i figli maschi in maniera differente dalle femmine?

«Sì. Ancora oggi si fanno studiare le figlie e le si prepara per il futuro ma si chiede loro di avere sempre un occhio per le attività domestiche. Al figlio maschio tutto ciò è risparmiato».

- Ma esistono, in famiglia, specializzazioni maschili o femminili?

«Sappiamo tutti benissimo che una donna può lavare la macchina e un uomo badare ai bambini piccoli. Bisogna superare questi schemi e poi una volta che l’abbiamo fatto, magari tra 10 anni, tornarci su per vedere se realmente ci sono inclinazioni per genere. Personalmente credo nella complementarietà che deve però essere libera. La moglie e il marito devono poter scegliere cosa sanno fare meglio».

- Pensando alla famiglia e al lavoro anche la parola conciliazione va rivista?

«È un termine un po’ usurato, è meglio parlare di “armonizzazione tra famiglia e lavoro”. Innanzitutto perché l’idea di “conciliare” presuppone che ci sia un conflitto e invece lavoro e famiglia sono le due dimensioni della persona. Dovrebbero naturalmente camminare assieme. Inoltre, perché è una parola pensata per una questione puramente femminile ma non è così: riguarda la famiglia intera».  

Orsola Vetri
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