Eucaristia: passione di Dio per l’uomo

Al Congresso eucaristico di Ancona si è affrontato il tema dell’educazione affettiva. Presentate le esperienze di alcune diocesi nell'aiuto alle coppie in difficoltà e ai giovani.

06/09/2011
Un momento dei lavori al Convegno eucaristico di Ancona nella giornata dedicata all'educazione affettiva.
Un momento dei lavori al Convegno eucaristico di Ancona nella giornata dedicata all'educazione affettiva.

Nella giornata dedicata dal Congresso eucaristico di Ancona al tema dell’affettività, con il titolo «Eucaristia: passione di Dio per l’uomo», alcune significative esperienze, attuate nelle diocesi italiane per l’educazione affettiva in ambito giovanile e per l’aiuto alle coppie in difficoltà, sono state raccontate come possibili occasioni di impegno. In particolare, due filmati hanno proposto le iniziative di Potenza (a cura di Luciana e Umberto Parigi, dell’Ufficio diocesano famiglia) e le testimonianze delle variegate storie di tre coppie di Rovigo. In una sorta di relazione dialogata a due voci, nella Fiera di Ancona sono intervenuti Ina Siviglia Sammartino (docente di Antropologia teologica a Palermo) e Domenico Simeone (docente di Scienze dell’educazione a Macerata), moderati da don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio di pastorale familiare della Cei. «Negli educatori c’è una condizione di confusione e di ricerca di modelli e ruoli educativi inediti», è stata l’osservazione da cui è partita la professoressa Siviglia Sammartino per confermare quanto uno dei compiti della comunità ecclesiale sia oggi quello di «aiutare a concepire il nucleo dell’affettività come generatore dell’unità della persona». Riprendendo la traccia del Convegno ecclesiale di Verona 2006, la relatrice ha evidenziato che «c’è una stretta correlazione tra affettività e fragilità» ed è perciò necessario «un supplemento d’anima nella creazione di relazioni educative, fondate sulla fiducia, che siano dinamicamente declinate in maniera testimoniale e dialogica». Punto d’avvio della riflessione del professor Simeone è stato invece un brano del documento episcopale Educare alla vita buona del Vangelo: «La formazione integrale è resa particolarmente difficile dalla separazione tra le dimensioni costitutive della persona, in special modo la razionalità e l’affettività, la corporeità e la spiritualità». Un’ulteriore difficoltà, ha sottolineato il relatore, è la radicalizzazione delle posizioni personali: «Il rapporto di coppia e le relazioni educative tra genitori e figli che non contemplino la possibilità del perdono rischiano di lacerarsi proprio nel momento in cui maggiore è il bisogno di aiuto». Come spunto propositivo il professore ha suggerito che «l’educazione all’amore diventa educazione sentimentale ed etica se insegna ai ragazzi e alle ragazze quell’essere-insieme come persone umane in vicendevole rispetto che sa superare il desiderio egoistico di possesso». Rispondendo infine ad alcune domande dei presenti, la professoressa Siviglia Sammartino ha fra l’altro indicato la «pastorale integrata in dialogo con il territorio» come un’urgenza operativa per le comunità parrocchiali e diocesane.

Saverio Gaeta
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Postato da Franco Salis il 09/09/2011 07:16

Riporto alcuni passi che mi paiono in contrasto fra loro 1)“Rispondendo infine ad alcune domande dei presenti, la professoressa Siviglia Sammartino ha fra l’altro indicato la «pastorale integrata in dialogo con il territorio» come un’urgenza operativa per le comunità parrocchiali e diocesane.” 2)Da L’Avvenire del 4.9.11 Congresso eucaristico: affettività, troppi “senza” “Nella mentalità corrente della nostra società, pensando ai numerosi adolescenti che vivono le prime esperienze sessuali, ai giovani che decidono di convivere piuttosto che celebrare il sacramento del matrimonio, alle giovani coppie alle prese con i problemi relativi alla morale coniugale, o a quanti fanno i conti con esperienze di tipo omosessuale, o ancora ai divorziati risposati” c’è la tendenza “a pensare che l’Eucarestia sia per i ‘sani’”: lo ha detto la teologa Ina Siviglia nella sua relazione odierna sull’affettività. Invece – ha ricordato – le parole di Gesù “non sono i sani che hanno bisogno del medico”. Quindi ha affermato che l’Eucarestia “è il cibo dei viandanti, dei deboli, dei malati, dei peccatori che aspirano alla santità, cioè all’unione totale col Cristo morto e risorto”. Il “cibo eucaristico” opera “una vera e propria trasformazione, cambiando l’essere umano in tutte le sue componenti fisiche, psichiche e spirituali” e “conformando i credenti a Cristo”.3) Da Don Carlo Rocchetta 23.6.11 (Famiglia Cristiana) “conclude con la famosa frase: «Quello che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi». Le persone che vivono una nuova unione dopo il divorzio, dunque, per la verità inscritta nel sacramento stesso del matrimonio, non possono accedere all'Eucarestia ma, e questo è importantissimo, non sono perciò stesso escluse da un cammino attivo di fede nella Chiesa, e quindi nella loro comunità parrocchiale, e, men che meno, dalla salvezza eterna” 4)E che dire della massima “nulla salus sine ecclesia”? 5) (vedi don Sciortino risponde del 27.07.2011) “postato da bgorla il 27/07/2011 23.40 Carissimo don Sciortino, tra il suo magistero e quello del Papa scelgo quello del Papa. Fraternamente. Rimango in questa Chiesa. La Chiesa. don Battista Gorla.” E l’elenco potrebbe continuare all’infinito. Scusate ma queste affermazioni non sono in contrasto fra loro?Mi pare che si proponga un giro vizioso:per accedere all’Eucarestia bisogna essere in stato di Grazia,ma chi ti mette in stato di Grazia è Cristo. In verità già dal XVII congresso eucaristico,non ricordo l’anno,ma la sede era Reggio Calabria,si disse che l’Eucaristia si sarebbe potuta offrire anche a quei cristiani che pur non essendo in “stato di grazia” desideravano fortemente unirsi a Cristo per acquisire la forza per uscire dal peccato.

Postato da Andrea Annibale il 06/09/2011 14:59

Bisogna dare più peso alla responsabilità dell’uomo verso Dio (ad es., i dieci comandamenti) o all’iniziativa libera, amorevole, gratuita di Dio verso l’uomo nel donare Suo Figlio, e quindi l’eucarestia? A me pare che l’obbedienza a Dio sia una risposta che l’uomo dà a Dio nella Grazia, una risposta dicevo, ma che genere di risposta? Penso innanzitutto con il cuore, come dice San Paolo, credere con esso che Gesù è risorto da morti. Sembra facile credere questo con il cuore ma non lo è: è più facile fare una professione di fede a buon mercato, come propongo alcune trasmissioni televisive. Credere con il cuore è un traguardo che si raggiunge dopo un percorso faticoso per arrivare a quella verità e grazia che sono venute per mezzo del Signore, come ricorda il Prologo al Vangelo di San Giovanni. A mio avviso, il cuore dell’uomo è anche cuore della fede e fondamento delle opere che Dio spera che facciamo, in risposta alla santissima eucarestia. Perché la Chiesa ci offre l’eucarestia? E’ un memoriale di Cristo ed allo stesso tempo la Chiesa come una chioccia dà il pane di vita che è una delle più alte testimonianze dell’amore di Dio per l’umanità. Come si ricollegano l’eucarestia e la Grazia che a mio avviso è centrale nel tema della giustificazione? Siamo resi degni dalla Grazia di ricevere l’eucarestia, infatti la liturgia dice che siamo “invitati” alla mensa del Signore, cioè siamo chiamati dalla Sua grazia nella verità della transustanziazione e del memoriale che accettiamo, assieme alla Grazia, come i cristiani dei primi secoli.

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