27/09/2010
Un momento della beatificazione di Chiara Badano (foto: Giancarlo Giuliani).
È stata una festa continua. Dal santuario del Divino Amore, per la cerimonia in onore della beata Chiara “Luce” Badano, all’aula Paolo VI in Vaticano, luogo d’incontro dei giovani giunti da tutto il mondo; da San Paolo fuori le mura, per la Messa di ringraziamento con il cardinale Tarcisio Bertone, a Castel Gandolfo, dove Benedetto XVI ha recitato l’Angelus.
Fra sabato e domenica decine di migliaia di persone hanno preso parte ai diversi momenti che hanno caratterizzato la beatificazione di una delle più giovani donne nella storia della Chiesa, morta nel 1990, a nemmeno diciannove anni, per un tumore. E la stanza d’ospedale nella quale trascorse gli ultimi mesi fu un centro di gioia e di luce, in sintonia con il nome che le venne dato da Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei focolari cui la ragazza apparteneva.
«Sii felice, io lo sono!», furono le sue ultime parole alla mamma. Nella due giorni romana questa frase è risuonata tante volte e tutti i presenti hanno messo in pratica questo invito soprannaturale, che Chiara ha lasciato dietro di sé come una fiaccola, secondo la testimonianza di Chicca Coriasco, la sua migliore amica.
Nell’omelia della Messa di beatificazione, l’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, così l’ha “fotografata”: «Una ragazza moderna e positiva» che incarna «una buona notizia per un mondo ricco di benessere, ma spesso malato di tristezza e di infelicità». E il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, l’ha indicata come un modello «che deve essere valorizzato fra i giovani».
Pure Benedetto XVI, nell’Angelus domenicale, ha ricordato la giovanissima beata e la sua gioia vissuta alla luce del Vangelo e nella sequela di Gesù Cristo. Ad ascoltarlo c’erano anche i genitori di Chiara, Ruggero e Maria Teresa, che in questo ventennio hanno ricevuto innumerevoli testimonianze da ogni continente su quanto la testimonianza della figlia abbia aiutato tanti coetanei a superare momenti di difficoltà e di buio interiore.
Saverio Gaeta