Lezione all'Europa

Benedetto XVI a Santiago de Compostela scuote il vecchio continente: non dimenticare Dio. Incontro e non scontro con la laicità.

06/11/2010
Il Papa con i principi delle Asturie Felipe e Letizia
Il Papa con i principi delle Asturie Felipe e Letizia

Il Papa arriva in Spagna e osserva che lo scontro non serve, invece è l’incontro che migliora tutti. Sono insomma “le relazioni” tra “fede e ragione” che possono superare i conflitti con il secolarismo. E’ un ammonimento è forte, ragionamento che fa con i giornalisti sull’aereo in volo verso Santiago de Compostela: “Il futuro della fede è nell’incontro e non nello scontro tra fede e laicità”. Tutto dipende insomma dalla qualità del “cammino”, dalla capacità di “andare insieme”. Poi parla della Spagna. Rileva che qui è nata un’idea di laicità che è diventata in fretta anticlericalismo. Cita gli anni Trenta, quelli della guerra civile, del sangue versato da sacerdoti, suore e laici uccisi per la loro fede. E poi lascia come inquietudine circa la possibilità che tutto ciò possa ripetersi nella Spagna di oggi dove è in atto “uno scontro” “molto vivace” tra “fede e modernità” e che rischia di tramutarsi nel “secolarismo forte e aggressivo e forte” del passato.  Benedetto XVI per evitarlo propone il concetto del “cammino” e del “pellegrinaggio. E’ l’uomo che cammina che “crea vie di cultura”, di “preghiera”, di “misericordia”. Sono i pellegrini che camminano per l’Europa che “marcano in modo indelebile con il Vangelo” la cifra dell’Europa.

E’ l’Europa la preoccupazione più grande del papa nel primo giorno del viaggio in Spagna. Così Benedetto XVI dalla piazza di Santiago dice: “Da qui desidero volgere lo sguardo all’Europa”. Domanda: “Quali sono le sue grandi necessità, timori e speranze?”. Il Papa ragiona sulla “tragedia” provocata in Europa nel XIX secolo, quando si diffuse la convizione che “Dio è antagonista dell’uomo e nemico della sua libertà”e chiede: “Come è possibile che si sia fatto pubblico silenzio sulla realtà prima ed essenziale della vita umana?”. Benedetto XVI osserva che si è “negato il diritto a proporre la luce che dissipa le tenebre”, che si è negato il diritto a Dio, che il Papa chiama “luce delle intelligenze”. E dunque per questo motivo “è necessario che Dio torni a  risuonare gioisamente sotto i cieli d’Europa”: “L’Europa deve aprirsi a Dio, uscire all’incontro con lui, senza paura, lavorare con la sua grazia per quella dignità dell’uomo che avevano scoperto le migliori tradizioni”. L’appello è chiaro: “Non smettete di imparare la lezione di questo Cristo dei crocicchi e dei cammini della vita”. E alla fine spiega perché: “Lasciatemi che avverta delle minacce alla sua dignità per la privazione dei suoi valori e ricchezze originarie, l’emarginazione o la morte inflitte ai più deboli e poveri. L’Europa della scienza e delle tecnologie, l’Europa della civilizzazione e della cultura, deve essere allo stesso tempo l’Europa aperta alla trascendenza e alla fraternità con altri continenti”.

Alberto Bobbio
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