Martinelli: trattare con gli africani

Il vescovo di Tripoli spiega che solo l'Unione Africana può convincere Gheddafi a lasciare. In pista Senegal e Tanzania. Il nunzio a Londra Mennini: più ottimismo dopo la conferenza.

29/03/2011
Il Colonnello Gheddafi
Il Colonnello Gheddafi

Senza l’intervento dell’Unione Africana nessuna trattativa potrà essere aperta con il Colonnello”. Monsignor Giovanni Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, parla al telefono dalla capitale libica e dice, appena conclusa la conferenza di Londra, che l’esilio “potrebbe essere la soluzione giusta. Ma tutto dipende come viene prospettato e da chi”: “A Gheddafi bisogna offrire una strada onorevole per l’esilio. Si tratta di realpolitik e a qualcuno potrebbe non piacere, ma è l’unica via per evitare il massacro”.

Il vescovo di Tripoli rivela di averne parlato al telefono con Gianni Letta, sottosegretario di Palazzo Chigi, insistendo con  lui sulla necessità che nel gioco diplomatico entri l’Unione Africana. Indica anche i nomi due Paesi africani che potrebbero avviare una mediazione: Senegal e Tanzania. Secondo il vescovo i bombardamenti “non servono come pressione”: “Alla fine ci troveremo con una società libica lacerata”. Martinelli teme il rischio che le masse arabe concepiscano l’azione della coalizione come una “crociata” lanciata da Usa e Europa per “spartirsi  il bottino” con grave danno anche per i rapporti tra cristiani e musulmani.

A tarda sera anche l’ambasciatore del Papa a Londra, il nunzio apostolico Antonio Mennini, inviato come osservatore da Benedetto XVI alla conferenza di oggi pomeriggio, ha insistito su una “pacificazione duratura”. In un’intervista all’agenzia cattolica Zenit ha spiegato che alla conferenza c’è stata “grande unanimità senza voci discordanti” e “da più parti è stata sottolineato  come l’azione militare sia legittimata solo nella misura nella quale assicuri la tutela dei civili e li sottragga alla ripetuta violazione dei diritti umani posta in essere dall’attuale regime”. Mennini ha giudicato positivamente che nel “gruppo di contatto” che gestisce la crisi sia entrata anche la Svezia “paese tradizionalmente neutrale e i Paesi della Lega araba”. Il nunzio ha sottolineato che questa sera si può guardare con ottimismo all’evolversi della situazione in Libia assecondando l’auspicio del Santo Padre perché le armi tacciano al più presto”.  

Alberto Bobbio
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