Rosmini e il dialogo con la modernità

Il Cardinal Bagnasco rende omaggio al grande santo intellettuale

02/07/2010

«L'incontro con la modernità è un evento ineludibile e agognato dalla Chiesa», ha ribadito ieri a Stresa il cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Genova, nell'omelia pronunciata in occasione della festa liturgica dedicata al beato Antonio Rosmini, fondatore dell'Istituto della Carità. «Se Gesù nella sua missione in mezzo agli uomini ha parlato alla fede, alla ragione e al cuore degli uomini, esattamente queste tre sono e rimangono le vie maestre per arrivare anche all'uomo contemporaneo», e questa «fu anche la via seguita da Rosmini: preghiera, studio e vita, laddove la preghiera ci espone alla verità di Dio e la vita consolida Dio in noi».

«La questione di Dio è il problema principe dell'Occidente secondo Benedetto XVI, soprattutto per i credenti», ha detto l'arcivescovo di Genova, che si è poi chiesto: «Che cosa aggiunge la fede nella vita degli uomini? Per Rosmini la fede tutto illumina di vita, nessuno è più solo, ogni luogo e ogni circostanza diventa creatrice di futuro e speranza».

L'incontro con la modernità è un altro dei tasti su cui insiste Benedetto XVI, che durante i Vespri della Solennità di San Pietro e Paolo, lo scorso 29 giugno, ha annunciato l'erezione del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione affidandone la direzione a monsignor Rino Fisichella. «La modernità soffre del dubbio dell'esistenza del "vero" e del "bene"» e Rosmini, fedele alla Chiesa e straordinariamente moderno pensa «la fede e nella fede» con una filosofia «fondata sulla realtà e sulla metafisica del soggetto senza però cadere nel soggettivismo», ha aggiunto Bagnasco.

Senza dimenticare che «la condizione dell'incontro con la modernità è l'umiltà», come ha suggerito il presidente della Cei riferendosi sempre a Rosmini, del quale ha aggiunto: «La profonda convinzione della presenza di Cristo lo guidò anche nei sentieri tortuosi della vita e se Dio non è solo un'idea ma una persona, il cuore può sanguinare ma in definitiva vive nella pace».

Rosmini rappresenta dunque un caso emblematico e precursore della vita cristiana nell'oggi dell'Occidente lontano da Dio: «Adorare, tacere, godere, il testamento spirituale che Rosmini fece sul letto di morte ad Alessandro Manzoni ci insegna ad ascoltare e tacere, a ringraziare e a gioire del Dio amore anche quando le tenebre si impongono», ha suggerito Bagnasco, tentandone un'applicazione al cristano di oggi: «Anche il cristiano è chiamato nelle circostanze attuali ad adorare, tacere, godere».

La carità intellettuale, che si è concretizzata in un'opera filosofica attualissima operata con l'esercizio della ragione da parte del Rosmini, rappresenta dunque anche oggi, a oltre un secolo e mezzo dalla sua morte, un'emergenza in un tempo caratterizzato «da una frantumazione teoretica e da un cinismo etico che ha come esito la frantumazione antropologica».

Stefano Stimamiglio
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