Scuola cattolica, non si paga la libertà

Rivendicazioni e orgoglio al convegno di Roma a dieci anni dalla legge sulla parità. Franco scambio di opinioni con il ministro Gelmini. Ma i tagli restano.

19/11/2010
don Guglielmo Malizia
don Guglielmo Malizia

    La scuola cattolica «non si trova passivamente al rimorchio del modello statale, ma ambisce a un’attiva funzione trainante per l’intero sistema scuola». È una rivendicazione d’orgoglio quella lanciata da don Guglielmo Malizia, direttore del Centro studi scuola cattolica, al Convegno «A dieci anni dalla legge sulla parità», nel quale le luci e le ombre di una situazione risolta soltanto parzialmente sono state descritte con precisione dai responsabili delle diverse associazioni di riferimento ecclesiale. La presenza del ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, ha consentito un franco scambio di opinioni. E se è stato riconosciuto al governo il recente sforzo del reperimento di 245 milioni di euro per ripianare una parte del taglio subìto nell’ultimo anno dalla scuola paritaria, non sono state lesinate critiche per l’incomprensibilità di un atteggiamento statale che dal 2002, come ha denunciato don Francesco Macrì, presidente della Fidae, «cade in fortissime tentazioni di ridurre i contributi e, in ogni caso, continua a essere in grave ritardo nell’erogazione dei fondi».

 «La vera cultura di un popolo non può svilupparsi in un regime di costrizione», ha sottolineato con vigore Maria Grazia Colombo, presidente dell’Agesc, «e dunque occorre sostenere una volta per tutte il diritto alla gratuità delle scuole paritarie, poiché pagare la libertà non è libertà». Dando uno sguardo alla storia, Luigi Morgano, segretario della Fism, ha ricordato come le scuole cattoliche siano proprio nate per servire i più disagiati: «Una preoccupazione che tuttora ci accompagna e cui vorremmo continuare a dare risposta». Tutte rivendicazioni che, nella sintesi conclusiva del direttore di Avvenire Marco Tarquinio, sono state definite «non “di parte”, ma per il bene di tutti, in quanto una scuola in grado di camminare su due gambe è un’esigenza per il tempo nuovo che viene».    

Saverio Gaeta
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Postato da dino avanzi il 23/11/2010 22:24

Non sono d'accordo con Profe, le scuole cattoliche sono un patrimonio di tutta la nazione. Una legislazione sbagliata permette la frequenza delle scuole cattoliche solo "alle classi agiate". In Italia bisogna " uscire" dal monopolio dello Stato sulla scuola pubblica, lasciando spazio alla società civile secondo il principio di sussidiarietà. Vi sono nei confronti delle scuole paritarie cattoliche numerosi pregiudizi, soprattutto di tipo ideologico che provengono, per lo più, da una determinata parte politica, che intende mantenere una sua egemonia culturale sulla scuola utilizzando i soldi della collettività. Dino51

Postato da Profe il 22/11/2010 14:20

Le scuole cattoliche sono nate per i più poveri, ma oggi non è più così: alle Orsoline, per esempio, si iscrivono i figli di classi agiate. Forse bisognerebbe distinguere bene fra scuole e scuole e chiedere sussidi solo per quelle che offrono servizi gratuitamente in zone difficili delle città. Si rischia invece di favorire ancora una volta chi già sta bene.

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