Una flotta per il Papa

La rivelazione dell'Osservatore Romano. Una legge pontificia del 1951 prevede il registro navale e il diritto alla navigazione. Ma il porto è un cassetto al Governatorato.

10/07/2010
Il Palazzo del Governatorato "sede" del porto pontificio con il cardinale Giovanni Lajolo.
Il Palazzo del Governatorato "sede" del porto pontificio con il cardinale Giovanni Lajolo.

Navi ancora il Papa non ne ha. Eppure in Vaticano tutto è predisposto per armare una flotta della Santa Sede, procedere al varo di una nave, scrivere il “diritto marittimo vaticano” e nominare un ammiraglio pontificio. C’è una legge, un decreto, pubblicato negli “Acta Apostolicae Sedis”, che è la Gazzetta ufficiale del Vaticano, che regola “La navigazione marittima sotto bandiera dello Stato della Città del Vaticano”. Manca un porto, ma ce ne è uno virtuale in un cassetto del Governatorato.

La storia interessante e sorprendente la racconta l’Osservatore Romano di domenica 11 luglio in uno straordinario articolo firmato da Mario Ponzi, inviato di punta del quotidiano diretto da Gian Maria Vian. Nel 1951 gli “Acta” pubblicano, il 15 settembre, un decreto nel quale si precisa che “possono essere adebite navi appartenenti allo Stato” per trasportare merci o cittadini diretti in Vaticano o dal Vaticano diretti altrove. Anche l’Archivio internazionale della navigazione fa riferimento ad una Flotta dello Stato della Città del Vaticano. E infatti nel decreto del 1951 all’articolo 2 si stabilisce l’ufficio al Governatorato è “il porto d’iscrizione delle navi vaticane” e fa obbligo sempre allo stesso ufficio di tenere il “registro navale”.

 Un porto vero con l’acqua e le banchine non c’è, sebbene nel 1927, rivela l’Osservatore Romano, se ne discusse con il governo di Mussolini e si individuarono due località a Fiumicino nei pressi della Torre Clementina e a Torre Flavia tra Ladispoli e Civitavecchia. Ma i Patti Lateranensi non parlano di un porto vaticano. Eppure dopo la pubblicazione del decreto del 1951 qualcuno chiese al Vaticano di poter utilizzare la bandiera bianco e gialla su un’imbarcazione. Lo fece un missionario che stava ad Hong Kong con una richiesta scritta all’ “Ammiragliato vaticano”, sicuro che quella bandiera favorisse la sua missione. La risposta scritta fu negativa, perché venne giudicato il rischio non opportuno di “coinvolgere la sede di Pietro nei traffici che con grande facilità si intrecciano nei mari d’Oriente”. Nell’allegato PDF l’articolo integrale dell’Osservatore Romano sulla flotta vaticana.

Alberto Bobbio
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