Vaticano e Biennale: prima assoluta

Il cardinale Gianfranco Ravasi ha presentato significato e modalità della storica partecipazione, ricordando il discorso agli artisti pronunciato nel 1964 da Paolo VI.

14/05/2013
La de-creazione, del fotografo ceco Josef Koudelka.
La de-creazione, del fotografo ceco Josef Koudelka.

«Sarà una prima volta, ma non abbiamo il nulla alle spalle». La partecipazione della Santa Sede alla biennale d’arte di Venezia, per la prima volta con un suo padiglione, nasce, dice il cardinale Gianfranco Ravasi, da un rapporto antico, sintetizzato già dal discorso del 1964 di Paolo VI agli artisti «che resta un discorso capitale per il rapporto tra arte e fede». Il padiglione, che sarà aperto al pubblico dal primo giugno, è ispirato ai primi undici capitoli della Genesi. “In Principio” è il titolo scelto dal cardinale in qualità di commissario.

Il presidente del Pontificio consiglio della Cultura ha spiegato che “L’arte contemporanea è al centro degli interessi del Pontificio Consiglio della Cultura perché costituisce una delle espressioni più significative della cultura di questi decenni. Il progetto rappresenta, dunque, non solo una straordinaria novità, ma risponde a uno degli scopi del Dicastero, ovvero instaurare e incentivare le occasioni di dialogo con un contesto sempre più ampio e diversificato”. I capitoli della genesi sono divisi in tre nuclei tematici: la creazione, la de-creazione e la ri-creazione. Tre percorsi differenziati, ma comunicanti affidati ad altrettanti artisti.

La nuova creazione, di Lawrence Carroll.
La nuova creazione, di Lawrence Carroll.

La creazione è stata affidata a Studio Azzurro. Per la de-creazione è stato scelto il fotografo ceco Josef Koudelka, mentre per la nuova creazione è stata scelta l’arte di Lawrence Carroll. “Nessuno dei tre interventi presentati può essere percepito appieno senza tener conto della somma dei tre momenti di questo percorso attraverso la Genesi, come se ognuno fosse in qualche misura capace di contenere e comprendere gli altri”, ha spiegato Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani e curatore del padiglione. I costi, pari a un totale di 750 mila euro, sono stati interamente sostenuti da sponsor.

Non ci sono donne, tra gli artisti, anche perché si è dovuto rinunciare a un progetto molto bello, ma di difficile realizzazione perché pensato con fiori latino americani che avevano bisogno di un particolare clima. Le donne però, ha più volte sottolineato il cardinale, sono rappresentate magistralmente da Micol Forti, studiosa di arte moderna e contemporanea, direttore, dal 2000, della Collezione d'Arte Contemporanea dei Musei Vaticani e una delle artefici del padiglione. È stata la stessa Forti a sottolineare l’importanza di questi allestimenti segnalando che la ri-costruzione finale non è una risposta o un punto fermo, ma un nuovo punto di partenza. Un messaggio che è per l’umanità “perché è l’umanità la vera protagonista di questo padiglione”.

Annachiara Valle
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