04/05/2010
Il gruppo dei seminaristi ad Asti (foto Paolo Siccardi/Sync).
L'età s'è alzata: oggi hanno per lo più generalmente 25-30 anni. Dunque cominciano il cammino che li porterà a diventare sacerdoti avendo alle spalle un diploma, una laurea, un lavoro, magari anche una carriera ben avviata. C'è un ex cuoco, un ex bancario, un ex docente universitario di diritto (procedura civile). Solo tre esempi, tra i tanti possibili. A un certo punto la chiamata, il desiderio di donarsi completamente a Dio e ai fratelli.
Circa 150 seminaristi del Piemonte e della Valle d'Aosta si sono dati appuntamento ad Asti il 27 aprile per una giornata di formazione. La maggior parte di essa è composta da italiani, ma non mancano gli stranieri: nella terra del Cottolengo e di don Bosco ci sono seminaristi originari dell'India o della Tanzania. Tutti hanno il desiderio di servire Dio stando tra la gente. Tra le paure colpisce quella della solitudine. Che qualcuno teme possa tradursi in un peso che schiaccia.
La giornata di Asti è stata caratterizzata da momenti di riflessione e di preghiera comunitaria. Don Nicolò Anselmi, responsabile del Servzio nazionale per la pastorale giovanile, ha approfondito il tema: "Validità dell'educazione cristiana, valore e valori". Sul finire della mattinata, è stata celebrata Messa nella Collegiata di San Secondo. Con i rettori e i vicerettori dei seminari, hanno concelebrato anche cinque vescovi: monsignor Francesco Ravinale (Asti), monsignor Sebastiano Dho (Alba), monsignor Giuseppe Guerrini (Saluzzo, delegato per le vocazioni nell'ambito della Conferenza episcopale piemontese), monsignor Gabriele Mana (Biella) e monsignor Arrigo Miglio (Ivrea). Infine, lo sport. Dopo pranzo, divisi in squadre, i seminaristi hanno dato vita a un torneo di calcetto.
Alberto Chiara