Vicenza, 35 immigrati accolti dai paolini

Su richiesta del sindaco del capoluogo berico, la comunità di Vicenza accoglierà per 6 mesi alcuni profughi dalla Libia.

27/05/2011
La comunità paolina di Vicenza.
La comunità paolina di Vicenza.

L’emergenza profughi arriva a Vicenza. Il piano di redistribuzione dei nuovi arrivati in Italia ha appena assegnato al comune berico 35 profughi scappati dalla Libia in guerra. I Paolini, d’accordo con il sindaco Achille Variati, ospiteranno dal 30 maggio i primi 15 giovani (gli altri 20 arriveranno invece il 10 giugno) nella struttura della loro comunità di via Carducci a Vicenza. Si tratta di giovani africani sub-sahariani che lavoravano in Libia prima dello scoppia della guerra e che, a causa del conflitto, sono fuggiti in barca approdando nei mesi scorsi a Lampedusa. Attualmente i giovani sono ospitati da un hotel della città. Abbiamo rivolto qualche domanda a don Gabriele Maffina, il superiore della comunità paolina di Vicenza.
 
Don Gabriele, come è nata l’idea di ospitare questi 35 giovani africani?
«E' nata semplicemente e primariamente dall’emergenza in atto e dalla corrispondente volontà del governo di accogliere queste persone e di distribuirle sul territorio nazionale. Per quanto riguarda noi religiosi invece, è stato il sindaco Variati a interpellarci, dal momento che sapeva dei nostri spazi che potevano essere a disposizione. Dopo un incontro con lui e con l’assessore alla famiglia e alla pace Giovanni Giuliari, ci è stato chiesto di mettere a disposizione dei locali utilizzati da noi saltuariamente per ospitalità di giovani e per attività pastorali che abbiamo sul territorio».

È stato sorpreso da questa richiesta?
«È stata una sorpresa perché non pensavamo di essere interpellati direttamente. Parlandone in comunità c’è stato qualche timido interrogativo che è sorto tra i confratelli: “Come facciamo ad accompagnare questo gruppo di giovani?”. Le domande sono state superate dopo l’incontro con il sindaco, che ha fornito le garanzie del comune ad accompagnare questi giovani, a fornire una vigilanza notturna e con la garanzia di un loro coinvolgimento in lavori socialmente utili secondo le loro possibilità e capacità e in attività didattiche, come l’insegnamento della nostra lingua».

Cosa significa per una comunità religiosa ospitare degli extracomunitari?
«Dal punto di vista umanitario non possiamo fare differenze di persone, siamo tutti chiamati ad accogliere le persone in difficoltà. Per noi religiosi poi, in particolare, accogliere questi ragazzi significa avere l’opportunità di mettere in pratica la Parola di Dio che ascoltiamo ogni giorno. Dio non fa differenza di persone e vuole accogliere tutti. Insomma, se vogliamo servire Dio dobbiamo essere aperti ai fratelli, anche a quelli che vengono da lontano. Non possiamo pensare, soprattutto da cristiani, di stare a guardare e pensare che affrontare le difficoltà spetti sempre ad altri».

Cosa dì significa in modo particolare accogliere dei musulmani?
«Innanzitutto questi ragazzi non sono tutti musulmani perché almeno la metà di loro sono cristiani. Credo che il fondamento di tutto sia il nostro essere innanzitutto uomini. Partendo da qui possiamo accogliere chiunque. Questi ragazzi verranno comunque informati di essere ospitati da una comunità religiosa e si chiederà loro di avere rispetto della realtà in cui per qualche mese vivranno».

E come crede che la popolazione vicentina accoglierà queste persone?
«I vicentini hanno già dimostrato accoglienza verso le migliaia di africani già presenti sul territorio e ben inseriti nel mondo del lavoro. Il comune, la diocesi e la popolazione sta compiendo un’opera di accoglienza meritoria. Certamente ci sarà qualcuno contrario a questo gesto, ma siamo in democrazia e ognuno può dissentire liberamente da questa scelta».

Stefano Stimamiglio
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