Martini: la Pasqua con chi soffre

Le meditazioni del cardinale Martini sulla Pasqua e sulla sofferenza umana in un libro intitolato "Voglia di risorgere".

22/04/2011
Il cardinale Carlo Maria Martini.
Il cardinale Carlo Maria Martini.

Il Natale è una festa di gioia e di allegria, mentre la Pasqua ancor prima della Resurrezione ricorda la sofferenza e invita dunque a stare accanto a chi vive in questi giorni il dolore di tante ferite fisiche o psichiche. Questo, in grande sintesi, il pensiero che sarà di grande consolazione soprattutto per chi soffre di Carlo Maria Martini, espresso tempo fa in una trasmissione televisiva e ora  riportato in Voglia di risorgere, pubblicato in questi da Mondadori.

     Il cardinale, per lunghi anni alla sapiente guida della diocesi di Milano, spiega che mentre il Natale suscita istintivamente l'immagine di chi si slancia con gioia (e anche pieno di salute) nella vita, la Pasqua è collegata a rappresentazioni più complesse. È la vicenda di una vita passata attraverso la sofferenza e la morte, di un'esistenza ridonata a chi l'aveva perduta. Perciò, se il Natale suscita un po' in tutte le latitudini (anche presso i non cristiani e i non credenti) un'atmosfera di letizia e quasi di spensierata gaiezza, la Pasqua rimane un mistero più nascosto e difficile. Ma tutta la nostra esistenza, al di là di una facile retorica, si gioca prevalentemente sul terreno dell'oscuro e del difficile".

     

      Per chi sta male è consolante sentire dallo stesso cardinale, che conosce molto bene il peso della vecchiaia e della malattia, la vicinanza “ai malati, a coloro che soffrono sotto il peso di diagnosi infauste, a coloro che non sanno a chi comunicare la loro angoscia, e anche a tutti quelli per cui vale il detto antico, icastico e quasi intraducibile, senectus ipsa morbus, "la vecchiaia è per sua natura una malattia".

     Il libro, sottotitolato Meditazioni sulla Pasqua, tuttavia, si presta perfettamente ad aiutare a pensare anche i ragazzi con cui in questi giorni di vacanza dovrebbe essere più facile riuscire a parlare con una certa calma e continuità (a questo proposito val la pena di segnalare l’inchiesta Oggi parliamo di Dio, su Famiglia Cristiana in edicola): avvicinarli ai temi della fede è sempre più semplice partendo da quelli della vita, che possono contemplare anche la malattia o il dolore di un amico, di un nonno o di un vicino di casa.

     Non potranno non rimanere toccati dalle parole di Carlo Maria Martini quando invita: “Vorrei che la Pasqua fosse sentita soprattutto come un invito alla speranza anche per i sofferenti, per le persone anziane, per tutti coloro che sono curvi sotto i pesi di vita, per tutti gli esclusi dai circuiti della cultura predominante, che è (ingannevolmente) quella dello “star bene” come principio assoluto. Vorrei che il saluto e il grido che i nostri fratelli dell’Oriente si scambiano in questi giorni, “Cristo è risorto, Cristo è veramente risorto”, percorresse le corsie degli ospedali, entrasse nelle camere dei malati, nelle celle delle prigioni; vorrei che suscitasse un sorriso di speranza anche in coloro che si trovano nelle sale di attesa per le complicate analisi richieste dalla medicina d’oggi, dove spesso si incontrano volti tesi, persone che cercano di nascondere il nervosismo che le agita.

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Postato da santrev il 27/04/2011 21:03

Ho letto l'ultimo libro di don Andrea Gallo ed ho scoperto che dice le stesse cose, cioé di stare dalla parte dei piú deboli , di chi soffre. Quanta vitalitá e gioventú ci sono nelle loro parole! Meno male che la chiesa é fatta anche di questi santi uomini.

Postato da vitorusso49 il 26/04/2011 08:14

La sofferenza fa parte della natura, della fragilità umana. Ma quando supera i limiti della sopportabilità viene voglia di gridare al Signore: "Perchè, Padre, tanta sofferenza? Perchè, Signore, non mi aiuti un pò? Perchè non ti fai anche Tu "cireneo" e porti un pò la mia croce? Perchè non metti la tua mano sulla mia testa e mi liberi dalla sofferenza? Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato? Perchè..........?" A volte non c'è risposta a queste domande.... Bisogna accettare cristianamente la sofferenza, ci viene detto, fare la volontà del Signore; ma quando si è al limite della sopportazione si è confusi non si riesce a vedere neppure una piccola luce in fondo a questo tunnel.............

Postato da Andrea Annibale il 22/04/2011 13:20

Certo c’è la malattia fisica e mentale che Gesù guarisce, ma c’è un malattia peggiore ed è tutto ciò che contamina l’uomo. Soprattutto, l’odio per Gesù. Gesù è stato odiato senza motivo e oggi i più deboli vengono odiati senza motivo. Perciò, la Resurrezione è un grande segno di speranza. La sofferenza del giusto è quella di chi subisce tutto ciò che Gesù elenca (Matteo, 15, 19-20): i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Gesù soffre come giusto non come malato, tanto che i Vangeli non gli attribuiscono nessuna malattia. San Gregorio Magno sottolinea l’importanza della persecuzione psicologica a fianco alla persecuzione fisica. Gesù guarisce i malati perché si manifesti la gloria di Dio, rimette loro i peccati e certamente, avendo lui sofferto nella Passione, comprende meglio di chiunque altro la sofferenza. Ciao.

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