24/04/2013
Il cinema italiano, per lo meno quello che storicamente ha dato lustro alla settima arte nazionale, è rimasto nella memoria degli italiani, che anche a distanza di anni vogliono rivedere pellicole e sapere di più dei loro registi e degli interpreti. Così, ben tre mostre, su Vittorio De Sica, Michelangelo Antonioni e Anna Magnani, tornano a mettere l’accento su un periodo storico della nostra cultura cinematografica indimenticato e di grande spessore culturale.
La mostra su Vittorio De Sica, Tutti De Sica, all’Ara Pacis di Roma, apertasi a febbraio, sta avviandosi alla fine con oltre 40.000 spettatori, come ci hanno confermato Christian De Sica, figlio del grande regista-attore, e Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca Nazionale di Bologna, che ha curato l’allestimento della rassegna. La mostra è nata dall’idea dei tre figli, Emi, Manuel e Christian che hanno riunito il materiale in loro possesso e lo hanno messo a disposizione.
Dice Christian: «Molte cose non le conoscevo neanch’io, perché quando sono nato mio papà aveva già 51 anni e quindi una larga parte della sua carriera e della sua vita s’era già svolta. Noi tre abbiamo messo insieme i materiali che avevamo, ma molto di questo materiale l’ho scoperto proprio guardando la mostra, come un normale visitatore».
E, a confermare come la vita di Vittorio De Sica sia stata quasi messa da parte, arriva a confermare quest’ipotesi Gian Carlo Farinelli: «Fino a oggi non c’era stato niente dedicato a lui dal 1974, anno della morte. Mai l’Italia ha organizzato una mostra che ricostruisse completamente la figura di Vittorio De Sica».
De Sica è stato uno dei personaggi più multiformi dello spettacolo italiano: dapprima attore di teatro, poi del cinema negli Anni Trenta, cantante, poi ancora attore e regista, uno dei protagonisti del Neorealismo italiano, autore di capolavori come Ladri di biciclette, Miracolo a Milano, Sciuscià, Umberto D. - realizzati con la collaborazione alla sceneggiatura di Cesare Zavattini -, scopritore dei talenti di Sofia Loren, premio Oscar per ben quattro volte per il miglior film non statunitense, insomma, uno dei più grandi cineasti della storia, come ricorda Farinelli che fa paragoni lusinghieri: «Forse solo Orson Welles e Charlie Chaplin possono essere paragonati a De Sica».
E il titolo della mostra ne sottolinea quella grande umanità che ha saputo descrivere coi suoi capolavori. Dice, ancora, Farinelli: «Vengono anche molti ragazzi alla mostra, quelli che magari sapevano poco o nulla di Vittorio De Sica ma che conoscevano il figlio Christian e si sono incuriositi. Ecco, anche questa eredità straordinaria, il passaggio da un padre a un figlio così somigliante anche nella voce, nei tratti fisici, non ha riscontri nel mondo del cinema e mette in rilievo ancora una volta l’unicità, tutta italiana, di questo grande del cinema».
La mostra chiuderà il 28 aprile, ma, ci anticipano Christian e Farinelli, sono già ben avviate trattative per portare l’esposizione anche a Napoli, città d’adozione del regista. E all’estero, quasi naturalmente, Francia, Spagna, Germania e Stati Uniti sono pronti ad aprire le porte al ricordo di uno dei più grandi registi del mondo.
Le altre due mostre che parlano degli anni d’oro del nostro cinema sono quella dedicata da Ferrara al suo illustre cittadino, Lo sguardo di Antonioni. Michelangelo e le arti, fino al 9 giugno a Palazzo dei Diamanti e quella aperta il 24 e che durerà fino al 31 maggio, a Roma, nella sede del Lanificio,su Anna Magnani, I am Anna Magnani, omaggio di un artista di strada campano, Biodpi, al secolo Fabio Della Ratta. A conferma, se ce n’era bisogno, di quanto la storia della settima arte italiana sia ancora ben viva nel ricordo popolare.
Manuel Gandin