08/04/2011
La rivista di musica classica “Amadeus” lo definisce così: «Carusi è il simbolo italiano di un pianismo che accetta la sfida della più vasta e “leggera” popolarità mediatica senza nulla cedere del rigore tecnico-interpretativo preteso dalle più ardue pagine classiche». Con la musica classica, insomma, Nazzareno Carusi tenta un po’ di fare quello che Luciano De Crescenzo fa da anni con la filosofia: divulgarla con rigore ma senza annoiare anche a un pubblico che normalmente ascolta tutt’altro. Lo fa in programmi televisivi come “Zelig”, “Lucignolo” e soprattutto “Mattino Cinque”, con la rubrica “Pillole di classica”.
Quest’urgenza comunicativa è il filo conduttore anche del suo nuovo Cd, “Petrolio”, titolo tratto dall’omonimo romanzo di Pier Paolo Pasolini. Il pianista propone tredici tracce che oltre alla classica sconfinano nel jazz e nella musica da film. Per la maggior parte sono pagine notissime, da “Sogno d’amore” di Liszt allo Studio op. 10 n.12 di Chopin, dal tema di “Mission” di Ennio Morricone a quello di “Schindler’s list” di John Williams, sempre proposte in interpretazioni impeccabili. Ma il maggior interesse del disco sta nei brani in cui Carusi si avvale del contributo di altri artisti: a parte il “Nessun dorma” di Puccini strapazzato da Lucio Dalla, risultano di grande suggestione la “Ninna nanna” di Bramhs sussurrata con voce dolcissima da Simona Molinari e soprattutto “Oblivion” di Astor Piazzolla, il cui tema è interpretato con gusto quasi jazzistico da Fabrizio Meloni, primo clarinetto solista del Teatro alla Scala di Milano. Il risultato alla fine è raggiunto: il disco risulta godibile per il grande pubblico, ma anche i “puristi” della classica (forse) non storceranno il naso.
Eugenio Arcidiacono