02/12/2011
«Negli ultimi tre anni ha pubblicato tre Cd di inediti, cosa che nessuno fa. Ormai Mina è un punto di riferimento mondiale per gli autori: riceve 10-15 Cd al giorno. Lei sente tutto, ogni giorno, e poi decide». Così Axel Pani ha presentato il frutto del lavorone della nonna, che lei con ironia ha intitolato “Piccolino”. Risolto l’enigma del singolo “Questa canzone” di cui non si trovavano gli autori (Paolo Limiti e Mario Nobile, possibile che davvero non ne sapessero niente?) e placata l’ansia di sperimentazione che aveva caratterizzato, nel bene e nel male, i suoi due ultimi dischi, le nuove dieci tracce (14 nell’edizione deluxe) ci riconsegnano una Mina più classica che mette la sua voce, sempre magnifica ma più misurata rispetto al passato, al servizio di brani dall’impianto più tradizionale, in cui il tono dominante è la malinconia.
Un sentimento che declina dal rimpianto accorato dell’iniziale “Compagna di viaggio” (forse il momento migliore di di tutto il disco) scritta da Giorgio Faletti in memoria di un’amica scomparsa in un incidente, alla rabbia di “Canzone maledetta”, blues firmato da Andrea Mingardi, l’autore a cui Mina pare essere più affezionata in questi ultimi anni. La novità è rappresentata dal leader dei Negramaro Giuliano Sangiorgi, presente pure nel nuovo disco dell’amico Celentano. A “Piccolino” ha dato il suo contributo con due canzoni: “Brucio di te”, dall’originale costruzione praticamente priva di ritornello” e la meno convincente “E così sia”. Probabilmente nessuna di queste canzoni resterà nella memoria collettiva, ma l’insieme di “Piccolino”, ti conquista con una forza misteriosa, fuori dal tempo, aliena come la figura di Mina stilizzata in copertina.
Eugenio Arcidiacono