La leggerezza di Ferro

L'amore è una cosa semplice, il nuovo disco del cantautore di Latina realizzato con grandi musicisti internazionali: “A 31 anni, ho finalmente fatto pace con me stesso“

24/11/2011

«A questa domanda rispondo, per il resto potete rivolgervi alla mia analista che pago 80 euro all’ora». Scherza, ma non troppo Tiziano Ferro alla presentazione del suo nuovo disco, L’amore è una cosa semplice. Anche in questo titolo c’è dell’ironia, se si pensa che nessuno meglio di lui negli ultimi dieci anni ha saputo raccontare i tormenti del cuore nella musica italiana. Ma a 31 anni, dopo quattro album che lo hanno reso uno dei pochissimi cantanti italiani davvero conosciuti nel mondo, Ferro ha almeno in parte fatto pace con sé stesso e il risultato è il suo disco più maturo e vario, dove oltre all’hip hop e alla sue tipiche ballate ad alto tasso di struggimento, il cantautore di Latina esplora anche generi nuovi come il blues e la bossa nova.

Sono 14 canzoni registrate a Los Angeles con un team di musicisti di altissimo livello come Mike Landau alla chitarra e Vinnie Colaiuta alla batteria, due che hanno lavorato con gente del calibro di Miles Davis, Pink Floyd, Michael Jackson e Barbra Streisand tanto per capirci. Chiunque farebbe carte false per averli e invece il cantautore di Latina ci ha messo un po’ ad accettare l’idea: «Sono abituato ad avere un controllo totale su tutto, dagli arrangiamenti alla grafica del disco. All’inizio ho avuto un po’ paura ad affidarmi a musicisti che, non comprendendo i miei testi, avrebbero potuto non afferrare appieno lo spirito delle canzoni. E invece proprio il fatto che non avessero preconcetti su di me ha reso tutto più facile: ogni canzone è stata registrata con poche prove, in un’atmosfera molto rilassata». Quest’esigenza di leggerezza è molto sentita dal cantautore anche nella vita di tutti i giorni: il ritorno in Italia dopo anni di esilio londinese va letto in questa chiave.

«Il fatto di essere cresciuto in provincia mi ha condizionato negativamente: ho vissuto circondato da persone che avevano fatto la guerra e che mi ricordavano le sofferenze che avevano passato e i sacrifici che facevano ogni giorno. Ho imparato fin troppo bene questa lezione: per anni mi sono sentito in colpa per ogni cosa, anche per i momenti di felicità». Questi nodi non sciolti si sono ripresentati anche al momento di registrare il nuovo disco. «Temevo di aver perso la voce, di essere malato. Così mi sono rivolto ai migliori logopedisti d’Italia e, come nel film Il discorso del re, ho imparato a giocare con la mia voce, a non considerarla come un semplice strumento per comunicare, ma ad accettare che sia il metronomo delle nostre sofferenze». Un altro dato significativo di questo percorso di apertura compiuto da Ferro è che per la prima volta non tutte le canzoni di un disco sono scritte da lui. In due casi, si è affidato ad altri: “La fine”, l’episodio più intenso del nuovo lavoro, con una parte cantata davvero da brividi, è di Nesli, il fratello del rapper Fabri Fibra, mentre Paura non ho è una deliziosa ballata dalle atmosfere anni ’60 firmata da Irene Grandi. «Quando ho sentito per la prima volta “La fine” ho avuto la sensazione di ascoltare un vecchio amico che mi conosce da sempre e che parla di me molto meglio di quanto io riesca a fare. La canzone di Irene invece era un provino per un suo disco nuovo. Era la prima canzone che aveva scritto tutta da sola e non era convinta, mentre io me ne sono innamorato subito».

In più, in chiusura del disco, c’è “Karma”, brano in cui Tiziano duetta con John Legend, un’ottima operazione per aumentare ulteriormente l’appeal del disco sul mercato internazionale. Ma alla fine cosa ha voluto dire con L’amore è una cosa semplice? «Che l’amore è una cosa istintiva, è un’esigenza semplice dell’animo umano che c’è per farti star bene. Siamo noi con tutte le nostre sovrastrutture mentali che lo rendiamo complicato. Viviamo in un mondo in cui sembra che più è sofferta, più la vita è degna di essere vissuta. Ci ho messo un bel po’ a capire che non è così e, lo confesso, avevo anche un po’ paura che questo mio ritrovato equilibrio si riflettesse negativamente sulla mia creatività. Non è così: l’amore, quando c’è, ti semplifica la vita».

Eugenio Arcidiacono
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