Le promesse del Festival di Sanremo

Più spazio alle canzoni, avvicinamento alla musica reale, fine del vallettismo, apertura alla classica: le premesse dell'edizione firmata da Fabio Fazio sono buone.

06/02/2013
Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, conduttori di Sanremo (Ansa).
Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, conduttori di Sanremo (Ansa).

Se una bella edizione del Festival di Sanremo si vede dalla presentazione, ci si può aspettare che l'edizione 2013 firmata da Fabio Fazio e Mauro Pagani sia tra le meglio riuscite degli ultimi anni. L'"impaginazione" dello spettacolo contiene una serie di "promesse", che vale la pena analizzare.

Prima promessa: quest'anno si può davvero parlare di festival della canzone italiana, perché sono proprio loro, le canzoni, a essere protagoniste, diversamente da quanto accaduto in passato. Tale risultato è stato ottenuto anzitutto attraverso una selezione basata più sulla qualità del prodotto da presentare che sul nome di chi lo presentava. Il direttore artistico Mauro Pagani, istruito da Fazio, ha operato in questa direzione. E il fatto che ogni concorrente debba presentare non una, ma due canzoni rafforza l'impressione: tutto il resto (ospiti, polemiche, personaggi, coreografie) farà da contorno e lascerà la parte di attore protagonista a chi ne ha diritto.

Seconda promessa: restando nell'ambito della materia musicale, è stato operato uno svecchiamento degli interpreti che ha ridotto la distanza fra il festival e la musica reale, quella che la gente - i giovani in particolare - ascolta di solito. Dietro queste voci fresche, alcuni fra i migliori autori del cantautorato italiano attuale, mentre le vecchie glorie (i vari Toto Cutugno, Al Bano...) sono stati opportunamente recuperate in un altro ruolo.

Sul numero di Famiglia Cristiana in edicola da domani il lettore troverà la scheda di tutte le canzoni in gara al festival, con un giudizio e un voto motivati.

La scaletta delle cinque serate del Festival scritta da Fabio Fazio, che l'ha postata su Twitter (Ansa).
La scaletta delle cinque serate del Festival scritta da Fabio Fazio, che l'ha postata su Twitter (Ansa).

Terza promessa: ieri sul Corriere della sera Aldo Grasso ha parlato di fine del "vallettismo". Condividiamo la sua analisi. Luciana Littizzetto, piaccia o no, tutto può essere considerata fuorché una valletta. E nelle scorse edizioni le figure femminili che adornavano il conduttore, rigorosamente maschio, non hanno lasciato ricordi memorabili. Va sottolineata la valenza culturale e sociale di questa scelta, proprio per l'immagine della donna che riflette. Saliranno sul palco belle donne, certo, come Bar Refaeli e Bianca Balti, ma non nel ruolo di vallette ornamentali, bensì di ospiti.

Quarta promessa: il mescolamento di cultura pop e cultura (presunta) alta, ovvero di musica leggera e musica classica, grazie alla partecipazione di grandi personaggi come Daniel Barenboim e Daniel Harding e un omaggio a Verdi, rimasto misterioso. Dove sta scritto che chi ascolta una canzone di Max Gazzè non può amare una sinfonia di Mozart o viceversa?

Quattro promesse non da poco, dunque. E se verranno mantenute...

Paolo Perazzolo
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