22/07/2011
È l'unica ventata di freschezza di quest'estate così avara di tormentoni. In radio impazza “Il più grande spettacolo dopo il Big Bang” di Jovanotti, ma è una canzone contenuta in un disco, “Ora”, uscito ormai da molti mesi. E anche l'hit parade dei Cd appare fossilizzata da nomi come Vasco Rossi, Lady Gaga e Ligabue. Per fortuna che a rompere la monotonia c'è una bella ragazza brasiliana di 24 anni, Maria Gadu, con il suo album di debutto omonimo, trascinato dal singolo “Shimbalaiê”. Fino a tre anni fa, si arrabattava a suonare nei pianobar e in strada, anche in Italia. Poi una sera le capitò di cantare un classico della canzone francese, “Ne me quitte pas” di fronte a un pubblico fra cui c'era un regista che stava preparando una serie televisiva. La scelse come sigla e da allora la carriera di Maria è decollata al punto che perfino una leggenda della musica brasiliana come Caetano Veloso l'ha voluta accanto a sè nei suoi concerti.
“Shimbalaiê” l'ha scritta quando aveva solo 10 anni e all'inizio non voleva nemmeno inserirla nel disco: il titolo è una parola che Maria ha inventato perché le ricorda il rumore delle onde del mare. E anche il resto delle canzoni del disco è perfetto per questo periodo: 13 delicate ballate cantate dalla voce calda e malinconica della Gadu e incorniciate da arpeggi di chitarra, da violini e flauti, da ascoltare in spiaggia aspettando il tramonto. Da segnalare “Dona Cila”, uno struggente omaggio all'amata nonna di Maria che non c'è più.
Eugenio Arcidiacono