Pappano: non di solo cibo vive l'uomo

«A un certo punto della carriera, sento il bisogno di scegliere brani che mi aiutino a crescere spiritualmente», dice il direttore della Santa Cecilia e del Covent Garden.

28/10/2012
Antonio Pappano in posa per il "Guglielmo Tell" di Rossini.
Antonio Pappano in posa per il "Guglielmo Tell" di Rossini.

Sir Antonio Pappano risponde alle domande di Famiglia Cristiana fra un concerto per l'Accademia di Santa Cecilia e un'opera da dirigere al Covent Garden di Londra. Due concerti in 24 ore, e che concerti! A Roma la lunga e intensa Nona sinfonia di Anton Bruckner, a Londra l'Oro del Reno di Richard Wagner. Due esperienze musicali che assorbono energie fisiche, mentali e spirituali. Ma Antonio (Tony) Pappano, 52 anni, affronta questi impegni con la consueta energia.

«Nella vita professionale di un direttore d'orchestra che, come me, deve gestire due attività, a Roma e a Londra», dice Pappano, «il fisico è sollecitato dallo stress e dalle molte responsabilità. Per recuperare, non basta mangiare. Devi essere nutrito anche da qualcos'altro, che va al di là. Ho trovato in Bruckner un'oasi spirituale che mi nutre. Ciò è molto importante in questo periodo di lavoro intensissimo. Quando arrivi a un cento punto della carriera devi anche scegliere i brani che ti portano davvero qualcosa, che ti aiutano a crescere spiritualmente. Questo richiede anche uno sforzo intenso, ma per arrivare in paradiso c'è un cammino abbastanza lungo e complesso».

In questo suo cammino rientra anche l'esecuzione della Passione secondo Matteo di Bach, prevista a marzo 2013 a Roma con l'orchestra di Santa Cecilia?

«Certamente. Johann Sebastian Bach non scrisse mai opere per il teatro, ma le Passioni sono le sue vere opere, con una narrazione molto intensa, dove la parte del coro è fondamentale. Io non so ancora se interpreterò la Passione secondo Matteo secondo lo stile filologico, oggi molto diffuso. Sto studiando, devo cercare la mia strada. Intanto a casa suono molto Bach sul pianoforte, con lui ho un intenso rapporto personale, ma per solo con le dieci dita che si muovono sulla tastiera».

Eseguire una Passione di Bach è un po' come scalare una cima come l'Everest?
«Sono tanti gli Everest nel mondo musicale! Penso a certe sinfonie di Bruckner e Mahler o, sempre per restare a Bach, alla Messa in si minore che dirigerò la prossima stagione. Ma non mi spavento. I capolavori musicali sono lì per essere suonati, non per essere venerati. Sono libri da aprire e da leggere».

Pappano mentre dirige l'Orchestra di Santa Cecilia.
Pappano mentre dirige l'Orchestra di Santa Cecilia.

Lei ha una intensa attività discografica, è appena uscito per la Emi il cd dedicato a Dvorak, dove dirige l'orchestra di Santa Cecilia e il violoncellista Mario Brunello. Il mercato discografico ha ancora un futuro?
«Uscire con un Cd è un modo di tenere il nome sul mercato, specialmente quello dell'orchestra di Santa Cecilia. Serve anche per segnare una nuova tappa del nostro percorso di crescita e del lavoro che stiamo facendo insieme. Il disco non deve essere un punto di arrivo, ma un ricordo di quello che hai fatto. Oggi certamente non puoi contare solo su questo mezzo, ma confrontarti con le nuove tecnologie. Perciò ho diretto concerti che sono stati trasmessi anche in live streaming da Telecom».

Viviamo tempi di crisi, si tagliano i fondi per la cultura, molte famiglie fanno fatica ad arrivare a fine mese. In questo contesto la musica può aiutarci?
«Certo. Oggi la musica è più importante che mai. Come in una orchestra, gli europei in questo momento difficile devono imparare a fare squadra per superare gli egoismi e guardare agli interessi collettivi. Lo dico soprattutto agli italiani, che spesso non sanno lavorare in squadra. E ai giovani italiani dico di vedere il mondo, aprire la mente e gli orizzonti. Farsi coccolare troppo dalla mamma è bello, ma non porta a grandi risultati. Uscite di casa, viaggiate e fatevi compagnia con la musica, perché ci aiuta sempre a stare meglio».

Ed ecco un video in cui il direttore presenta il Requiem di Verdi.

Roberto Zichittella
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