30/10/2012
Una scena del "Siegfried" alla Scala (MONIKA RITTERSHAUS / STAATSOPER BERLIN).
Il teatro lirico italiano, sull’orlo di un generale tracollo economico, è in perenne ebollizione. Da circa un mese due professionisti di alto rango hanno preso in mano la periclitante navicella del Teatro Regio di Parma: Carlo Fontana (per il momento amministratore esecutivo, fra nove mesi amministratore delegato) e Paolo Arcà (direttore artistico per cinque anni) sono animati dal desiderio riportare all’onor del mondo un teatro dalle tradizioni gloriose come quello parmigiano.
In una recente conferenza stampa sono state formulate speranze e annuncianti tre titoli per la stagione verdiana del 2013: Un ballo in maschera, Nabucco e un terzo da definire. Inoltre, particolare significativo, ha registrato la presenza del sindaco Pizzarotti e dell’assessore Ferraris – entrambi targati movimento Cinque Stelle – che hanno fugato ogni dubbio circa il loro impegno per la cultura a Parma, di cui il Regio resta un bastione insostituibile.
Per uno che se ne va da Firenze (Arcà), ce n’è un altro che vi arriva: Alberto Triola, attuale direttore rtistico del Festival della Valle d’Itria, che dal prossimo gennaio assumerà un’analoga posizione al Teatro del Maggio musicale fiorentino.
Inoltre, la sicura partenza di Stéphane Lissner dalla Scala ha aperto i giochi per l’ambita successione, alla quale aspira anche l’attuale sovrintendente del Maggio, Francesca Colombo.
Lo stato di fibrillazione investe anche altre città. Bologna e Genova,
Cagliari e Trieste navigano a vista, sperando di giungere a un approdo
sicuro. Burrasca intanto al Massimo di Palermo, dove il sindaco Leoluca
Orlando parrebbe intenzionato a liquidare l’attuale sovrintendente La
Cognata, nonostante costui abbia lavorato assai bene e con rilevanti
esiti artistici. Calma piatta infine alla Fenice di Venezia e al Regio
di Torino, i cui rispettivi vertici (Chiarot e Ortombina, Vergnano e
Noseda) lavorano con unità d’intenti e con esiti che chiunque è in grado
di apprezzare.
Intanto questa fine di ottobre ha rivisto i palcoscenici in azione. C’è
stato il Festival Verdi di Parma in formato ridotto, con la poco
frequente Battaglia di Legnano e un Rigoletto caratterizzato in una
recita dalla presenza del tenore Celso Albelo, che vorrebbe ripercorrere
la parobola del grande Kraus. Mentre l’Opera di Roma ha ospitato una
buona edizione della Gioconda, assente da un ventennio, la Scala ha
anticipato le celebrazioni wagneriane del 2013 con un Siegfried diretto
da Barenboim: mediocre lo spettacolo di Guy Cassiers e altrettanto
mediocre il protagonista Lance Ryan; fortunatamente il Mime di Peter
Bronder e la Brunilde di Nina Stemme hanno provveduto a riequilibrare le
sorti dell’opera.
Giorgio Gualerzi