Paolo Rossi: noi, ragazzi dell'82

Paolo Rossi racconta la sua esperienza e le sue emozioni ai Mondiali del 1982 in un libro scritto a quattro mani con la moglie.

14/05/2012
Paolo Rossi in campo contro il Brasile a Spagna '82 (foto Ansa).
Paolo Rossi in campo contro il Brasile a Spagna '82 (foto Ansa).

Alla vigilia degli Europei, si torna a parlare dei mitici mondiali dell'82. Gli indimenticati Mondiali di Pertini e Bearzot. L'Italia ha avuto la fortuna di vincerne altri tre (nel '34, nel '38 e nel 2006) ma chissà perché ci si ricorda sempre di quelli di Spagna. Se chiedi a un italiano cosa ha fatto il giorno x dell'anno y nessuno saprà risponderti con precisione. Ma se gli chiedi dov'era e cosa faceva nei giorni del Mundial tutti sapranno raccontare nei dettagli la loro storia. Li porta nel cuore anche chi ha avuto la fortuna di esserne stato protagonista tanto che, dopo 30 anni, ha deciso di ricordarli a modo suo nelle pagine di un libro “Paolo Rossi 1982, il mio mitico mondiale". Una testimonianza sentita ed emozionante che il grande Pablito ha scritto con la moglie Federica Cappelletti, giornalista, scrittrice e madre delle sue bimbe.

Da sinistra: Tardelli, Enzo Bearzot, Rossi e Scirea (foto Olycom).
Da sinistra: Tardelli, Enzo Bearzot, Rossi e Scirea (foto Olycom).

-Il suo nome evocherà per sempre uno dei ricordi più cari all’Italia e agli italiani. Perché ha aspettato così a lungo prima di raccogliere le sue emozioni in un libro?
 
"Perché gli anni sono passati senza che me ne accorgessi. Il tempo rafforza i ricordi, soprattutto se la memoria ti riporta a un avvenimento che rimarrà nella storia. E poi, scrivere un libro mi sembrava il modo migliore di festeggiare i 30 anni dal Mondiale dell’82".

-Sua moglie è stata subito d’accordo ad accompagnarla in questa avventura?

"Mia moglie è stata fondamentale. È lei che ha insistito. Voleva scoprire perché, dopo così tanti anni, la gente mi ferma ancora per strada ricordando l’esperienza spagnola della nostra Nazionale".

-Federica tifa per qualche squadra?

"Per niente. All’epoca del Mundialito aveva 10 anni e non si ricorda quasi nulla. Difficilmente guarda il calcio in Tv".

La Nazionale che vinse i Mondiali in Spagna nel 1982 (foto Olycom).
La Nazionale che vinse i Mondiali in Spagna nel 1982 (foto Olycom).

-Bella l’idea di trascrivere anche le testimonianze dei grandi giornalisti di allora e dei tifosi. È stata difficile la ricerca degli articoli?

"E’ stata una ricerca faticosa ma fino a un certo punto. Un mio caro amico di Firenze, Renzo Baldacci, dirigente nella squadra in cui giocavo da bambino, mi ha fatto un enorme regalo. Ha rilegato, in volumi, tutti gli articoli che mi riguardavano. Tutto ciò costituisce la mia memoria storica. Per scrivere il libro abbiamo impiegato sei mesi. Senza l’aiuto di questo prezioso archivio avremmo impiegato anni. E poi, tengo molto a questo lavoro, perché l’ho realizzato proprio con Federica".

-C’è un articolo che le hanno dedicato cui è particolarmente legato?

"Li rileggo tutti con grande emozione. Ero, però, molto legato al grande Candido Cannavò. L’ho ammirato, stimato e letto".
 
-E degli amici, della gente comune cosa ricorda?

"Anche in questo caso, sono migliaia le testimonianze, gli aneddoti che potrei raccontare. Non fa parte della gente comune perché è una star internazionale ma non posso dimenticare che, subito dopo il Mondiale, Mick Jagger tenne un concerto a Torino con i Rolling Stones e per tutto il tempo indossò la maglia azzurra numero 20, la mia!!!".

-Lei è l'unico calciatore, insieme a Kempes e Ronaldo, ad essere stato nello stesso anno campione del mondo, capocannoniere e pallone d'oro. Questo è un record che difficilmente sarà battibile visto il calcio d’oggi. E’ d’accordo?

"Credo proprio di sì".

-I ragazzi che giocano in grandi squadre sono spesso invidiati, ma non tutti sanno che tentare di diventare campioni significa anche rinunciare alla giovinezza.

"E’ così, almeno se lo fai seriamente. Dai 16 anni fino a quando giochi. Io ho smesso a 30. In quei 14 anni ho rinunciato a tutto quello che fanno i ragazzi comuni. Mi ha sostenuto la grande passione per il calcio. Nel momento in cui non ho più sopportato i ritiri, perché mi tenevano lontano dalla famiglia, ho smesso".

-E’ rimasto in contatto con i compagni della Nazionale di Bearzot?

"Solo con un paio. Cabrini e Tardelli".

-La Juve ha meritato di vincere il Campionato?

"Strameritato. Finalmente è rientrata alla grande tra le grandi. E’ stata la squadra più continua. Conte si è dimostrato un allenatore superlativo".

-Pirlo, scartato dal Milan e rinato alla Juventus, si è tolto qualche sassolino dalla scarpa rilasciando interviste pepate sulla sua ex squadra. Secondo lei, ha fatto bene?

"Dipende molto dal carattere della persona. Io avrei glissato. Evidentemente, lo scorso anno ha avuto qualche problema con la società e l’ha voluto mettere in piazza. Ha dimostrato, comunque, di non essere un giocatore finito. Anzi, Pirlo è stato l’uomo in più della Juventus in questa stagione. Credo che nessuno si aspettasse un rendimento così alto".

-Il calcioscomesse condizionerà i prossimi Europei o l’Italia, dopo i problemi, sa tirare fuori il meglio di sé?

"Nell’82 abbiamo vinto i Mondiali e venivamo proprio da altre vicende simili. L’Italia è forte e si ricarica proprio nelle difficoltà, nelle contestazioni".

-Secondo lei Balotelli deve far parte della squadra che andrà agli Europei?

"Secondo me sì. Solo con i giocatori qualitativamente forti si vincono le competizioni importanti. Speriamo maturi in fretta".

-Oltre a Balotelli chi non deve mancare agli Europei?

"Pirlo, innanzitutto. E se devo fare un altro nome direi Di Natale. Si potrebbe fare un mix tra giocatori giovani e giocatori d’esperienza".

-C’è un giocatore in cui si rivede?

"In questo momento no. Non vedo un giocatore con le mie caratteristiche".

–Ha mai pensato di fare l’allenatore?

"No, non mi ha mai sfiorato l’idea".

-Perché?

"Ho smesso di giocare perché sentivo l’esigenza di staccarmi dal mondo del calcio. Era forte il desiderio di gestirmi la vita. Per troppo tempo l’avevano fatto gli altri per me".

Nella mia mente avrei ancora una miriade di domande da porre a Paolo ma tra noi c’è l’Appennino e la linea telefonica continua a cadere. Difficoltoso capire le sue risposte anche se il Campione del Mondo ’82 è gentile e disponibile. In questi giorni è in giro per la sua amata Italia per presentare il suo mitico Mondiale. Un regalo in più per tutti quelli che amano il calcio!

Monica Sala
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