Pietro, un giovane inviato nel passato

Paolo Perazzolo legge per noi "Ogni promessa" di Andrea Bajani: un viaggio in Russia per trovare il coraggio di affrontare il presente, senza omissioni. E incontrare il "padre".

06/12/2010
Paolo Perazzolo commenta "Ogni promessa" di Andrea Bajani. Nato a Roma nel '75, lo scrittore vive a Torino.
Paolo Perazzolo commenta "Ogni promessa" di Andrea Bajani. Nato a Roma nel '75, lo scrittore vive a Torino.

Ci piacciono gli scrittori, specie se giovani, che amano le sfide impegnative. Tra questi annoveriamo senz’altro Andrea Bajani, che si era guadagnato un posto nella categoria già con Se consideri le colpe, e lo merita ancora di più per l’ultimo romanzo, Ogni promessa (Einaudi).

A fare di lui un autore per nulla scontato, proteso a seguire una personale ricerca di senso, anche quando richiede di battere vie impervie, sono i due elementi fondamentali di ogni racconto: i temi che vengono sviluppati e la scrittura.

Partiamo dunque dai temi. La storia è affidata alla voce di un io narrante, Pietro, e si dispiega come un lungo flusso di coscienza. Fallito il tentativo di avere un figlio con Sara, i due giovani si separano. Ma cosa rappresentava quel figlio per loro? In quegli stessi giorni muore Mario, il nonno, sopravvissuto sì alla ritirata di Russia, ma psicologicamente morto, mentalmente mai tornato. Il rapporto con Mario è ambivalente per Pietro, come lo è stato per la madre, sempre in bilico fra rimozioni e tardive “agnizioni”. Intanto il protagonista fa amicizia con Olmo, un anziano che ha preso possesso della vecchia casa di famiglia. Anche lui è un reduce della Russia, anche lui è ossessionato dai ricordi, che prendono forma in mappe e fotografie che spuntano dagli scaffali e dai libri, liberati da una confidenza catartica. L’immagine in bianco e nero di un giovane soldato russo appeso alla forca sembra annodare le fila fra presente e passato, rende insostenibili le rimozioni e le omissioni, impone di assumersi le proprie responsabilità e di guardare in faccia con coraggio le proprie colpe. Diventa necessario dire, finalmente, il non detto, affinché l’assunzione del passato riconcili e redima il presente. Tutto ciò trova espressione in un viaggio in Russia, alla ricerca di qualche traccia di quel corpo penzolante, ma, ancor più, dei fantasmi di Mario, della madre e di Olmo da una parte, e di Pietro e Sara dall’altra. Pietro parte per conto di tutti loro...

Un ulteriore elemento va sottolineato: Ogni promessa è una storia senza padri, di sole madri. Tanto sono presenti e decisive queste ultime, quanto assenti - per le più svariate ragioni - i primi. Conosciamo bene la madre di Pietro; incontreremo la receptionist dell'albergo, ragaza-madre; la compagna di viaggio del protagonista è sola, e si ripresenterà sempre senza un uomo. I padri? Quello di Pietro non brilla certo per coinvolgimento. Gli uomini che incontreremo in Russia non possono più parlare: sono morti.... In un certo senso, il viaggio di Pietro va letto anche come una ricerca del padre.

E la scrittura? La lunga preparazione del viaggio – che spezza un universo claustrofobico e irrisolto, segnato dalla colpa e dai silenzi – e il viaggio stesso vengono raccontati con una lingua essenziale, senza concessioni all’effetto eppure capace di creare immagini intense, tesa ad ascoltare i moti del cuore dei personaggi e a disegnare il loro doloroso percorso. Uno stile che aderisce bene a una storia che ci insegna come ogni nuovo inizio presupponga l’accettazione consapevole di ciò che è stato.

Paolo Perazzolo
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