Romeo e Giulietta al ritmo di pizzica

Paolo Perazzolo legge per noi il romanzo di Andrej Longo, "Lu campo di girasoli", una parabola sulla ribellione morale, scritta in una lingua che impasta i dialetti del Sud.

08/09/2011
Paolo Perazzolo commenta "Lu campo di girasoli" di Andrej Longo. Nato a Ischia, Longo si divide fra la scrittura e il lavoro di pizzaiolo. Fra i suoi titoli: "Dieci" e "Chi ha ucciso Sarah?". Il nome Andrej gli è stato dato dal padre, in omaggio a "Guerra e pace" di Tolstoj.
Paolo Perazzolo commenta "Lu campo di girasoli" di Andrej Longo. Nato a Ischia, Longo si divide fra la scrittura e il lavoro di pizzaiolo. Fra i suoi titoli: "Dieci" e "Chi ha ucciso Sarah?". Il nome Andrej gli è stato dato dal padre, in omaggio a "Guerra e pace" di Tolstoj.

   Non si finirà mai di riscrivere la favola tragica di Romeo e Giulietta, nemmeno nel mondo evoluto e globalizzato di oggi. E perché la riscrittura non suoni come una spenta ripetizione, occorre saper tramutare in un linguaggio moderno e vivido i temi eterni dell’amore contrastato, della rivalità fra famiglie, della gelosia, dell’odio sociale, della passione forte come e più della morte... Con Lu campo di girasoli (Adelphi) Andrej Longo, già apprezzato per il precedente Dieci (anch’esso una “riscrittura” in chiave moderna, in questo caso dei Comandamenti), colpisce nel segno.

   Caterina e Lorenzo, provenienti da famiglie modeste, si innamorano l’una dell’altro, ma sulla ragazza ha messo gli occhi il figlio del potente del paese che per nulla al mondo accetterebbe la sconfitta amorosa. Di fronte al rifiuto di lei, decide di punire gli innamorati, avvalendosi dell’aiuto del figlio del sindaco, in affari con il boss locale, e di una specie di energumeno. Minacciato di licenziamento, il padre di Caterina ordina alla ragazza di lasciar perdere Lorenzo, ma al cuor non si comanda... La vendetta è pronta: per gli strani scherzi del destino, però, nel campo di girasoli dove si dovrebbe consumare confluiscono anche Dummenico e lu Professore, rapinatori dilettanti, e un immigrato...

   Lasciamo al lettore il piacere di seguire la vicenda, che si dipana in un crescendo di tensione che culminerà il giorno della festa di Santu Vito Liberatore, quando l’intero paese si ritrova in piazza per scatenarsi nel ballo della pizzica. Va invece sottolineato che Longo costruisce il romanzo con una scrittura dialettale che non si identifica con nessuno dei dialetti del Sud, ma ne è in qualche modo un impasto. Superata la sorpresa iniziale per questa lingua inventata, ci si rende conto che non solo è comprensibile, ma sa anche conferire ritmo e tono epico alla narrazione. Alla sperimentazione “formale” corrisponde l’approfondimento, in chiave moderna e “meridionalista”, di questioni universali e senza tempo. Lu campo di girasoli è anche una parabola sulla possibilità e necessità della ribellione morale, su quel sussulto di dignità che bisogna mettere in atto scuotendosi dalla rassegnazione, se ci si vuole salvare. Qui saranno le donne e gli umili ad avere il coraggio di farlo. È anche, il romanzo, la fotografia impietosa e dura di un’Italia corrotta e perduta, alla quale si contrappongono la delicatezza e la purezza di un sentimento che non teme nulla.

Paolo Perazzolo
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