04/05/2013
Alessandro Preziosi con Valentina Lodovini in una scena di "Passione sinistra".
«I bambini mi adorano, sono i miei primi fan». No, non stiamo parlando di Winnie de Pooh ma di Alessandro Preziosi, il bel tenebroso del nostro cinema. «Il mio pubblico è trasversale», continua l’attore napoletano. Difficile credere alle sue parole visto che da anni popola i sogni del pubblico femminile. «E’ arrivato il momento di riposarsi un po’», dice, dopo la promozione di ben due film e una lunga tournèe teatrale da poco conclusa.
- In questi giorni è al cinema con Il volto di un’altra con Laura Chiatti e Passione Sinistra al fianco di Valentina Lodovini. Nel primo, interpreta il ruolo di un chirurgo plastico che lavora in una clinica per milionari. Sono sempre di più le persone che si sottopongono a interventi estetici nel tentativo di rimanere giovani. Cosa ne pensa?
«Innanzitutto, dovremmo vivere in una società in cui si è giudicati di meno. Questo è il primo problema e poi non dimentichiamo che una persona che si vuole bene non ha paura di invecchiare. Le nostre fragilità e debolezze dipendono molto, secondo me, dall’ambiente in cui siamo cresciuti. Per questo invito i genitori ad avere una maggiore sensibilità nei confronti dei figli. Capisco, comunque, chi migliora il suo aspetto, senza però esagerare».
-In Passione sinistra, è un ricco arrogante di destra che, suo malgrado, si innamora di una ragazza idealista di sinistra. Questo a dimostrare che cuore e cervello non si danno mai del tu e che l’amore vince sempre. Essere di destra o di sinistra ha ancora senso oggi?
«Ritrovare il senso di esserlo potrebbe essere un inizio. Sono due modi di interpretare diversamente la vita. Oggi ci sono troppi voltagabbana in politica».
- I nostri politici riusciranno a fare le riforme urgenti che occorrono all’Italia sotto la guida di Enrico Letta?
«Mi piace Letta. Trovo che sia un uomo che faccia politica con grande dignità e competenza. È un politico navigato ma giovane. Mi sembra la persona giusta in questo momento».
- Ogni personaggio che si interpreta, inevitabilmente, lascia qualcosa. Da quale ha imparato di più?
«Più che il personaggio è il contesto in cui si muove ad insegnarmi qualcosa. Mi spiego meglio. Cercare di calarmi nel momento in cui si svolgevano i fatti che si raccontano mi aiuta a capire il perché di certi avvenimenti e l’epoca storica in cui si sono svolti. I Vicerè, per esempio, era ambientato sullo sfondo delle vicende del risorgimento meridionale. Le storie del Commissario De Luca mi hanno fatto rivivere il difficile passaggio dal regime fascista alla lotta partigiana, in un periodo che va dal 1938 al 1948. Forse avrei potuto imparare di più da Sant.’Agostino, il massimo pensatore cristiano del primo millennio. Grazie a questo personaggio, però, mi sono calato nella realtà del 300».
-Ha sempre affermato di essere una persona schietta ed istintiva. Difficile conciliare questo aspetto del suo carattere con il lavoro di attore?
«Impossibile, anche se ci ho provato in tutti i modi. La mia istintività rende tutto più difficile e anche un po’ surreale. Sono sempre stato troppo diretto , senza dare mai nulla per scontato. Un po’ di conti li ho dovuti fare per questo ma non potrei mai cambiarmi. In fondo, ho scelto questo mestiere anche per rimanere così».
Alessandro Preziosi con Laura Chiatti in una scena del film "Il volto di un'altra".
-E' in un momento molto positivo sia dal punto di vista professionale
che privato. Tempo fa aveva dichiarato che fare l’attore è un lavoro
difficile, tra lunghe attese provini, contratti da firmare, ruoli che
non vengono assegnati. Se i suoi figli volessero intraprendere la sua
strada?
«Credo che tutto debba nascere da una passione. Se con il tempo
dimostreranno talento e voglia di mettersi continuamente in gioco,
perché no? Spero, comunque, possano imboccare un’altra strada»
Prima di prendere una decisione fa almeno una telefonata a sua madre.
Lei ritiene di essere un punto di riferimento per i suoi figli, come
lo sono per lei i suoi genitori?
«Ci provo in tutti i modi. E comunque farò il possibile per esserlo».
-Ha appena compiuto 40 anni. Se guarda indietro…
«Mi vedo sempre in grande movimento e senza radici. Vedo un passaggio
molto alto sulle cose e questo mi permette di non avere ancora toccato
terra. Per il futuro mi sono riservato, però, una vita più attenta alle
questioni pratiche».
-Le fa effetto invecchiare?
«No, mi fa effetto vivere i momenti difficili della vita».
-Cura sempre la direzione artistica della Link Academy (Accademia
Europea d’ Arte Drammatica) di Roma e del Teatro Stabile dell’Abruzzo?
«Assolutamente. Sono due cose che continuano a vivere insieme secondo un
unico comune denominatore: la formazione, il solo modo per assicurare
ai ragazzi non soltanto una conoscenza di quello che andranno a fare nel
campo dello spettacolo ma anche un futuro lavoro. Per l’Aquila ci sono
grandi difficoltà a fare il calendario dei cartelloni perché non c’è più
un teatro, dopo il terremoto, e tanti sono anche i tagli fatti alla
cultura. Ma ce la mettiamo tutta».
-E’ anche impegnato nel sociale?
«Da anni sono testimonial di Adrigesta, un’associazione che svolge
un’opera di sensibilizzazione per diffondere la conoscenza alla
donazione di cellule staminali (non embrionali) e il loro trapianto nei
bambini malati di leucemia. Attualmente, Adricesta è impegnata nel
progetto “Un buco nel muro” che ha lo scopo di sconfiggere la solitudine
dell’isolamento dei piccoli ricoverati, costretti in camere sterili.
-Prossimo impegno?
«In Tv, Su Rai 1. A ottobre sarò Mario Sossi, il sostituto procuratore
rapito a Genova il 18 aprile 1974 dalle Brigate Rosse e rilasciato un
mese dopo a Milano».
Da sempre tifoso della Juve, quest’anno la sua squadra le ha dato
grandi soddisfazioni. Sarebbe contento se Ibrahimovic, ora al Paris
Saint Germain, dovesse tornare?
«No, perché alla fine non credo che sia uomo da spogliatoio. La Juve ha
bisogno di grandi fuoriclasse ma che facciano anche squadra».
Monica Sala