Ruggeri tra calcio e Frankenstein

Il cantautore stasera di nuovo in campo con la Nazionale Cantanti per la "Partita del cuore" parla del suo nuovo disco ispirato al capolavoro di Mary Shelley.

28/05/2013
Quattro membri "storici" della Nazionale Cantanti: Paolo Belli, Pupo, Gianni Morandi ed Enrico Ruggeri.
Quattro membri "storici" della Nazionale Cantanti: Paolo Belli, Pupo, Gianni Morandi ed Enrico Ruggeri.

Un nuovo album appena uscito (forse l'ultimo come supporto Cd), con romanzo allegato, vari concerti nei club su e giù per l'Italia ad anticipare la doppia tournée alle porte, una da solista e una con il surreale duo Ale e Franz, in mezzo l'impegno pluridecennale con la Nazionale cantanti. Enrico Ruggeri è scusato se in questo periodo non riesce a seguire, per sua stessa ammissione, uno dei suoi sport prediletti, il ciclismo. Stasera, in diretta su RaiUno, l'ennesima prova di solidarietà con la partita del cuore per sostenere la lotta contro il cancro e le malattie rare (fino al 30 maggio è attivo il numero 45501 per le donazioni). Una scuola di vita che l'ha forgiato al duro mestiere di uomo prima di essere musicista e cantautore. Esperienza che filtra anche nel suo nuovo album di inediti, il trentesimo da solista, Frankenstein e nel correlato romanzo L'uomo al centro del cerchio

Sono ormai trenta per lei gli anni dell'impegno con la Nazionale cantanti...
«Sono uno dei più longevi. Alla Nazionale sono legato per tanti motivi: negli spogliatoi nacque la canzone Si può dare di più che poi vinse il Festival di Sanremo. Sempre in Nazionale ho conosciuto quelli che sono diventati grandi amici come Paolo Vallesi, Marco Masini, Elio. Farne parte è stata un'esperienza di vita unica, abbiamo conosciuto i grandi della terra: quattro o cinque presidenti della Repubblica, Papi, il Dalai Lama, Gorbaciov. Nel 2000, quando organizzammo a Roma la partita del cuore per la pace contro il conflitto Israele-Palestina, allo stadio vennero Peres e Arafat: si sono incontrati per l'ultima volta proprio a una partita della Nazionale cantanti».

Questa sua “attività” parallela ha influenzato quella artistica?
«L'aver conosciuto persone coraggiose che sono in grado di cambiare il mondo e che si sono promesse di farlo e di riuscirci, ti fa sentire parte di un progetto grande e ti stimola a dare il massimo. Ho capito che nella vita se un'idea è giusta va sostenuta con coraggio, fino alla fine».

Il suo nuovo album, “Frankenstein”, è un lavoro coraggioso: tinte rock, un messaggio sotteso scomodo che pungola una società sempre più contro natura, un concept album in un periodo in cui tornano in auge le canzoni singolarmente intese. A questo punto della carriera dove non ha più nulla da dimostrare perché accollarsi un simile rischio a livello artistico?
«Penso che sia la cosa giusta in questo periodo storico. Ai miei fan avevo detto che volevo fare qualcosa di cui i loro figli avrebbero parlato con i loro nipoti. Non mi interessa un disco che scali le classifiche: se dovesse farlo spero che non cancelli il messaggio sotteso, che considero molto più importante. L'augurio è che se ne parli ancora nelle generazioni future».

Con “Nessuno tocchi Caino”, a Sanremo 2003, si era scagliato contro la pena di morte. Oggi affronta tematiche sociali non meno importanti come la bioetica, la voglia di restare giovani, la diversità. Chi è per lei Frankenstein? Dove sta la sua attualità?
«L'omonimo romanzo di Mary Shelley è stato un pretesto per raccontare in musica, e in parole con il mio libro L'uomo al centro del cerchio, la storia dell'uomo e del suo pensiero oggi. L'attualità risiede nello spirito di ambizione, nella scienza che non tiene in considerazione le leggi della morale pur di raggiungere gli scopi prefissati. L'album racconta in chiave allegorica la storia dell'uomo che non vuole piegarsi alle leggi della natura: oggi c'è un frenetico ricorso alla chirurgia estetica, alle manipolazioni genetiche, all'idea del bello e giovane ad ogni costo. Ho sempre considerato il mio corpo una struttura atta a portare la mia faccia, così com'è, e la mia testa da una parte all'altra del mondo, senza sovrastrutture. E poi racconto la paura della diversità e di chi la pensa diversamente».

Un'immagine recente del cantautore.
Un'immagine recente del cantautore.

Pur essendo un concept album molti brani possono avere una vita propria.
«Il singolo Diverso dagli altri che ha anticipato l'album è una canzone con un suo senso anche estrapolata da un contesto preciso. Affronta la diversità razziale, politica, fisica, morale, di pensiero: insomma tutto quello che rende alcuni uomini sospettati dalla comunità e guardati con diffidenza. Nonostante sia un concept album, l'obiettivo è che i brani abbiano vita propria e siano abbinabili ai capitoli di Frankenstein e a quelli del mio romanzo».

Una delle tredici tracce dell'album, Il tuo destino è il mio, è firmata anche dal chitarrista Luigi Schiavone, con cui condivide un lungo sodalizio artistico.
«Siamo insieme da trentadue anni e questa collaborazione, rara nel mondo musicale, è un valore aggiunto che filtra nell'album. C'è la sua mano in tutto il disco. Finito ogni singolo pezzo chiamavamo i musicisti a suonarlo, poi io lo cantavo, lo mixavo e si ricominciava da quello successivo: un modo anomalo per fare un album oggi che si usano le batterie, i bassi e le tastiere. Noi ogni volta ricominciavamo dall'inizio, per ogni pezzo abbiamo impiegato dieci giorni».

Cosa ci vuole per costruire un uomo, tra l'altro titolo di una delle tracce?
«Non è solo un discorso di assemblaggio fisico: ci vuole etica, coscienza, conoscenza, curiosità. Nessuno può avere tutte queste qualità insieme, ma l'obiettivo cui tendere deve essere questo. Non si nasce “imparati”, ci si assemblea strada facendo.

Aspettando i superuomini è un'altra canzone: esistono?
«Nietzsche è stato travisato. Quando parla di superuomo intende la parte illuminata di noi: in ogni uomo esiste una creatura immonda e una divina, e credo sia vero. Non dobbiamo ascoltare solo la nostra parte più bassa ma tendere all'illuminazione».

Cantautore, musicista, scrittore, conduttore televisivo. Come riesce a mettere insieme tutte queste attività?
«Le faccio perché mi diverto, sono ondivago, curioso di natura. E poi ogni cosa mi dà la possibilità di riposarmi da quella precedente».

Lei e Andrea Mirò formate una coppia artistica e nella vita. Qual è il valore aggiunto del fare lo stesso mestiere?
«Siamo insieme da diciotto anni. Entrambi sappiamo di cosa parliamo, ci capiamo al volo e abbiamo la stessa visione del mondo».

Prima degli esordi è stato insegnante di italiano e latino in una scuola milanese. Se non le fosse andata bene con la musica, oggi sarebbe uno di quei professori arrabbiati con la politica?
«La politica non è quella di oggi completamente staccata dalla vita reale dei cittadini. La parola “politica” nasce da “polis” che significa “comunità”: i politici veri sono quelli che si dovrebbero occupare della gente. Trovo che sia molto più politico raccogliere, in trent'anni, settanta milioni di euro con la Nazionale cantanti per fare tante cose cui le istituzioni non pensano che andare in Tv a fare promesse vane.

Qui sotto il video del singolo Diverso dagli altri. (www.enricoruggeri.info)

Francesca Fiocchi
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