27/05/2013
Il maestro Fabio Luisi mentre dirige l'Orchestra sinfonica nazionale danese. (foto Ansa).
Fabio Luisi fa mille cose in giro per il mondo: è Direttore principale del Metropolitan Opera House di New York, Chefdirigent dei Wiener Symphoniker dal 2005, Direttore musicale del Pacific Music Festival di Sapporo (Giappone) dal 2010 e Direttore Musicale dell’Opera di Zurigo nella stagione 2012/2013. Genovese, è ora impegnato nel teatro della sua città, il Carlo Felice, di cui è direttore onorario, ne La Traviata. L’opera verdiana sarà in scena fino al 31 maggio e il 28 maggio sarà in diretta streaming sul sito del teatro (www.carlofelice.it). Lo scorso 22 maggio Luisi ha diretto il Requiem di Mozart in un concerto gratuito aperto alla città con il coro e orchestra del Teatro per commemorare le vittime del molo Giano. «Questo concerto ha avuto una risposta straordinaria da parte di tutta la città. Sono stati momenti grandi per tutti noi, ma è stata anche l'occasione per ricordarci che la musica non è business, ma arricchimento spirituale, un tramite tra noi e Dio».
Il 2013 è l'anno dei bicentenari di Giuseppe Verdi e Richard Wagner. Una contrapposizione che è ancora senso, quella tra i due grandi?
«Verdi e Wagner sono i più grandi artefici del teatro musicale dell'Ottocento e tra i maggiori di ogni tempo, secondi solo a Mozart. Sono mondi diversi, ma legati l'uno all'altro, contrapporli non ha alcun senso. Per quanto mi riguarda con Verdi ci sono cresciuto, a Wagner mi sono avvicinato con il tempo».
Esiste ancora il mito del direttore d'orchestra?
«È un mito che è tramontato con coloro che l'avevano forgiato. Oggi c'è ancora chi cerca di alimentarlo, ma ormai il direttore è un primus inter pares nelle orchestre. Queste ultime infatti sono sempre più migliorate, non hanno più bisogno di un direttore-dittatore. E questo è un bene per la musica».
Non è un bene per la musica, invece, i tagli cui è sottoposta in Italia da tempo...
«Si tratta di un problema di sensibilità e di cultura della classe politica. Vedo pochi, pochissimi, politici ai concerti, alle rappresentazioni teatrali, alle mostre, ai musei. Non riesco a spiegarmi questo atteggiamento: inaridisce alla radice lo spirito delle generazioni future, che così saranno più sensibili alle lusinghe del potere o del denaro invece che dell'arte».
Qui sotto l'estratto di un concerto di Fabio Luisi al Teatro Carlo Felice di Genova:
Carlo Farricciotti