Al Maga omaggio a Modigliani

Con quadri, disegni e documenti inediti, rievocata la figura del grande pittore livornese.

05/05/2010
"Ritratto di Jean Alexandre" (1909), una delle opere di Modigliani esposte a Gallarate.
"Ritratto di Jean Alexandre" (1909), una delle opere di Modigliani esposte a Gallarate.

Sono solo 20 dipinti, ma è comunque una mostra da non perdere. Il mistico profano - Omaggio a Modigliani, al Maga di Gallarate fino al 19 giugno, ha ottenuto prestiti davvero eccezionali. Come il famoso Nu couché, dalla Fondazione Agnelli di Torino, e i due ritratti di Zborowski e del pittore Celso Lagar, dall’Israel Museum di Gerusalemme. Inoltre presenta 50 splendidi disegni, dalle più grandi collezioni italiane e internazionali, e 250 documenti originali che ripercorrono la vita dell’artista forse più amato della storia dell’arte del Novecento, di cui quest’anno ricorrono i 90 anni dalla morte.

     L’allestimento è di Maurizio Sabatini, lo scenografo che ha curato il set di Baaria, nei nuovi spazi del museo di Gallarate: oltre 5000 metri quadrati ottenuti dalla ristrutturazione di un edificio industriale degli anni Trenta. Le opere, nudi e ritratti, sono sospese come sculture, per sottolineare la continua ricerca formale e introspettiva di un artista che avrebbe voluto votarsi alla scultura. Amedeo Modigliani arriva a Parigi nel 1906, l’anno della morte di Paul Cézanne, mentre Picasso sta dipingendo Les demoiselles d’Avignon. Parigi è ormai l’incontrastata capitale dell’arte, all’ombra dei bistrots e dell’Opera si prepara la stagione delle avanguardie. Il cubismo, il futurismo, il surrealismo, i dada.

     Modigliani respira questo clima e il nuovo interesse per le opere di Art Nègre, i suoi amici si chiamano Matisse, Picasso, Max Iacob e Soutine, ma non aderisce a nessuno dei movimenti in voga. Rimane legato alla sua formazione, all’arte italiana del Trecento e alla sua educazione postmacchiaiola, maturata nello studio di Fattori. Rimane se stesso, cercando una strada autonoma per una pittura che è fatta soprattutto di nudi e ritratti, maschili e femminili. Una pittura dell’anima, che lo renderà unico nel panorama del Novecento, un riferimento inevitabile per le generazioni successive.

Simonetta Pagnotti
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