Celentano, cosa c’è dietro il boom

Il "Molleggiato" ha vinto la sfida del ritorno in Tv su Canale 5: quasi 20 milioni di persone hanno seguito le due serate dall'Arena di Verona. I motivi di un successo.

11/10/2012
Adriano Celentano con Gianni Morandi sul palco dell'Arena di Verona per la seconda e ultima serata di Rock Economy (Ansa).
Adriano Celentano con Gianni Morandi sul palco dell'Arena di Verona per la seconda e ultima serata di Rock Economy (Ansa).

Quasi venti milioni di persone hanno seguito le due serate “evento” realizzate da Adriano Celentano all’Arena di Verona. E come afferma dogmaticamente Massimo Giletti, nuovo guru della televisione gridata: “I numeri sono la verità della tv”. Adriano vince alla grande, dunque, e come dice il suo tutor, Gianmarco Mazzi, “provoca estasi di massa”.

Tutti contenti per questo trionfo del Molleggiato, che è tornano a vivere su un palcoscenico pubblico dopo oltre diciotto anni di latitanza. Furbo lo è stato di sicuro. A settantaquattro anni suonati s’è centellinato sapientemente, alternando rock e canzoni a momenti di telepredica, stavolta non virulenti come a Sanremo perché sempre nei limiti di una scontato ma reiterato buon senso: la politica che è malata, l’uomo che sta distruggendo il mondo ma la bellezza lo salverà.

Ha imparato la lezione, anche se dopo tanti anni. Quando stava preparando la sua ultima tournè lo incontrai e mi raccontò le sue intenzioni, comprese quelle di far pagare biglietti a prezzi salatissimi. Osservai che mi sembravano esagerati per un pubblico rock come il suo ma lui, come sempre, fece di testa sua. Così, la sera del debutto, a Cava dei Tirreni, lui si aspettava 20 mila persone ma ne arrivarono solo 5 mila, quelle che si potevano permettere un biglietto così salato.

Per informazioni ulteriori rivolgersi all’impresario Enrico Rovelli che, con il cachet di Adriano a un miliardo di lire, si trovò alla fine con una voragine di un miliardo e ottocento milioni, e solo per la parte italiana del tour. Stavolta i prezzi li ha fissati il buon senso, unito però a un’obbligata (per Adriano) discriminazione sociale. Dunque un solo euro per quelli che si sono arrampicati sul secondo anello, 90 euro per quelli del primo, 120 per chi sedeva nella seconda parte della platea e 165 per quelli che “potevano” star seduti davanti.

Nelle due serate di Verona si è capovolto un misfatto: a Sanremo, grazie a Mazzi, Gianni Morandi aveva accettato come ospite un Adriano con licenza di “uccidere” con le parole. E Gianni ha poi pagato un prezzo davvero alto per i discorsi di Adriano da cui non ha saputo – o voluto - dissociarsi: grandi ascolti ma anche critiche ferocissime per un Festival che non era poi così male.

Stavolta è stato Adriano a chiamare Morandi e Gianni ha salvato in due occasioni lo show: la prima quando ha fatto vistosi segnali all’orchestra - che subito l’abile regista Paolo Beldì aveva occultato spostando la telecamera (ce n’erano tredici, e non so quanti "gobbi") per interrompere un imbarazzante “talk show” tra l’economista francese Jean-Paul Fitoussi, Adriano e i giornalisti Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo. Dagli spalti arrivavano intanto urla: ”Adriano, canta!”, accompagnate da qualche fischio.

Quando ci sono le canzoni tutto bene, anche se magari la voce non è più la stessa (ma forse è sempre stata così) e il molleggio va a piccole dosi. Ma appena tracima nel monologo la noia travolge persino Al Bano che, seduto in terza fila, viene acciuffato da una telecamera mentre sbadiglia. Poi le solite pause e finalmente esplodono “Il ragazzo della via Glick” e “Azzurro”, e la pace è fatta.

Qualche curiosità - la pantera nera dello spot in realtà è un leopardo nero e si chiama Viper mentre la tigre bianca si chiama Storm. Entrambe arrivano da Campolongo, in provincia di Venezia, dove sono ha ospiti in un campo didattico. Lo show diventerà un DVD che, come show, verrà pagato da Mediaset che lo ha ricevuto “chiavi in mano” da Claudia Mori che ha firmato come produttrice mentre Adriano e apparso nei titoli di testa come ideatore autore e regista.
In realtà non è così: la regia, davvero eccellente, è stata affidata a Paolo Beldì, uno dei pionieri di “Quelli che il calcio” e regista dell’indimenticabile show con Fabio Fazio “Anima mia”, ma il suo nome è apparso solo alla fine della seconda serata piccolo piccolo, insieme a quello di tecnici e parrucchieri come “collaboratore alla regia”.
Un atteggiamento che contrasta con l’ecumenismo sbandierato da Adriano. E in Mediaset come hanno preso il tutto? Entusiasti per l’ascolto, un po’ meno per i costi, Voci dal volto ignoto si chiedono: ma serviva proprio quel’elicottero?
E ancora: con quello che incasserà Adriano ricupererà ampiamente il cachet ricevuto dalla Rai e dato in beneficenza. Insomma abbiamo pagato noi il Festival… è il tormentone di Cologno Monzese. Ma sono solo pettegolezzi. Così come quel commento che dice: altro che Rock Economy (era il titolo dello show) di rock ce n’era poco ma di economia il Clan proprio non ne ha fatta!

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