17/06/2011
La pittrice brasiliana Geovana Clea (foto di Amber Bower).
E' una delle comunità italiane più numerose nel mondo: 25 milioni di cittadini, di cui 6 milioni solo nella città di San Paolo. Gli italiani in Brasile - uno dei Paesi più meticci al mondo - hanno una storia di integrazione e di grande accoglienza. A sottolineare il rapporto di fratellanza tra Italia e Brasile è Geovana Clea, artista brasiliana di 34 anni che vive da molti anni in Italia, dove si è sposata (suo marito è l'ex ciclista Eddy Ratti) e ha avuto due figli, di 13 e 10 anni. Geovana è l'ideatrice di una mostra d’arte contemporanea, “Brasil Italia. L’arte dell’incontro”, che dal 19 al 25 giugno sarà presente al Padiglione delle Nazioni della ventunesima edizione di Latinoamericando Expo (www.latinoamericando.it), il grande festival estivo che fino al 15 agosto fa rivivere a Milano, nel grande "villaggio" allestito al Forum di Assago, la cultura dei vari Paesi latinoamericani, tra musica, arte, gastronomia, folclore, artigianato locale, turismo e solidarietà.
La mostra riunisce quattro artisti italiani e quattro artiste brasiliane (tra cui la stessa Geovana), che si distinguono in diverse discipline, dall'arte visiva alla fotografia, dalla musica alla scultura fino all'arte digitale. Nella visione di Geovana, la mostra è un richiamo di "fratellanza" tra i due Paesi. Un messaggio tanto più significativo perché viene lanciato in un momento di forte tensione tra Italia e Brasile, a causa della spinosa vicenda giudiziaria di Cesare Battisti e dello "schiaffo" che il Supremo tribunale federale di Brasilia ha inferto al nostro Paese rimettendo in libertà l'ex terrorista dei Pac. Decsione che ha indignato non solo gli italiani ma anche tantissimi brasiliani.
- Geovana, come nasce l'idea della mostra?
« Quest’anno nel Paese sudamericano si celebra l’Anno culturale dell’Italia e la mostra si inserisce in questo contesto. La mostra vuole essere un abbraccio tra Italia e Brasile. Io sono una brasiliana madre di due italiani. La mia arte per me è un motivo per continuare a stare in Italia. Per me non è facile, sento molto la mancanza del Brasile, ma l'Italia è il Paese che ti offre di più dal punto di vista artistico. E io, come mamma straniera, voglio dare un contributo alla società nella quale ora vivo».
- Quanto è forte, secondo te, il legame tra i due Paesi?
«Molto forte. Guardiamo la storia, ora che l'Italia celebra i suoi 150 di unità: Anita Garibaldi era di origine brasiliana. La comunità italiana in Brasile è vastissima: sono molti di più gli italiani emigrati là che i brasiliani in Italia. E si tratta di un'emigrazione molto recente, di persone con passaporto italiano. Tre anni fa nella mia città di origine, Maceiò, si contavano 5mila italiani residenti».
Il quadro di Geovana Clea che sarà esposto alla mostra "Brasil Italia. L'arte dell'incontro".
- Ad attirare oggi gli italiani verso il Brasile è, prima di tutto, l'economia in grande crescita di questo Paese. Ma cos'altro, secondo te?
«Il Brasile è un Paese che sa ancora sorridere. In Italia c'è troppa
frenesia che non permette di avere pace e anche pazienza. Su questo tema
ho scritto una poesia: il mio cuore parla con la fretta e le chiede di
fermarsi, di dormire, di riposare. A un certo punto uno si domanda:
vale la pena rimanere in Europa e magari avere uno stipendio più
elevato, ma perdere la pace? Io penso che gli italiani in Brasile vivano
molto meglio dei brasiliani in Italia».
- Che idea hanno i brasiliani degli italiani?
«In certe zone quando si pensa agli italiani si pensa subito ai turisti
sessuali. Nella zona dalla quale provengo io, il Nordest, purtroppo il
turismo sessuale è molto sviluppato. Ma, lasciando da parte questo
problema, in generale il popolo italiano è molto ben visto e ben
accettato. I brasiliani amano e ammirano tanto l'Italia. E sono convinta
che gli emigrati italiani in Brasile a livello umano siano trattati
molto meglio di quanto lo siano i brasiliani che vivono in Italia».
- Credi che l'immagine dei brasiliani in Italia sia cambiata a
seguito della vicenda Battisti?
«Assolutamente no, io non ho notato nessun cambiamento e nessuna
ostilità. Non voglio dare giudizi politici, ma io personalmente sono
convinta che chi commette un errore deve pagare. Credo però che quelli
che hanno parlato di boicottaggio contro il Brasile non hanno pensato al
fatto che in quel Paese vive anche un'enorme comunità di italiani e
discendenti di italiani che verrebbero danneggiati».
- Come mai per la mostra hai scelto quattro donne come rappresentanti
dell'arte brasiliana?
«Le donne sono molto sottovalutate nel campo dell'arte e io, come donna,
volevo dare molta più forza all'arte al femminile. Tra le artiste, io e
un'altra, Leda Maria, siamo mamme. Ho voluto rappresentare il mio Paese
attraverso lo sguardo delle donne e delle mamme».
Giulia Cerqueti