21/06/2011
La locandina del festival Gods of metal, il 22 giugno all'Arena Fiera di Rho (Milano).
Venticinque anni fa hanno conquistato la fama in tutto il mondo grazie all'album The final countdown e, in particolare, all'omonimo brano che è rimasto uno dei loro motivi più celebri. Dopo trent'anni di musica, alterne vicende e 20 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, gli Europe, la rock band svedese capitanata da Joey Tempest, continua a produrre album ed esibirsi in giro per il mondo. Nel 2009 l'album Last Look at Eden e il tour che ne è seguito hanno riscosso grande successo di pubblico.
Ora il gruppo sta lavorando al prossimo disco e il 22 giugno sarà una delle band protagoniste di Gods of metal (www.godsofmetal.it), il grande festival che, nell'arco di una giornata, porta sul palcoscenico dell'Arena Fiera di Rho (Milano) nove band rappresentative dell'hard rock e del metal. La manifestazione, nata nel 1997, è diventata uno degli appuntamenti
musicali più importanti per i "metallari" di tutte le età, dai 16enni ai 50enni, perché fra i gruppi ospiti si contano nomi storici che vantano carriere di decenni. Come i Judas Priest, che dopo quarant'anni di attività danno il loro addio
alle esibizioni live (Rho è l'unica data italiana del loro ultimo tour), gli Whitesnake di David Coverdale e i Mr Big di Eric Martin.
Joey Tempest, leader degli Europe, durante un concerto.
Chi è rimasto al ricordo degli Europe ai tempi di The final
countdown, magari oggi farà un po' fatica a riconoscerli: la band è molto
cambiata, Joey Tempest (al secolo Joakim Larsson), 48enne voce del
gruppo e autore principale dei brani, ha abbandonato ormai da tempo la
chioma da "capellone" per un look più sobrio ed essenziale. E, nel
frattempo, è diventato papà. Alla vigilia di Gods of metal ci racconta,
con il suo stile molto diretto e conciso, degli Europe, di sé e della
sua avventura di padre.
Joey Tempest, siete parte del panorama rock mondiale da trent'anni e continuate ad
avere successo. Qual è il vostro segreto?
«Ecco il segreto: cinque uomini provenienti dal Nord, che decidono di sacrificare tutto per le loro canzoni e i loro fan».
A parte il fatto che siete più anziani, come siete cambiati in questi
anni?
«Una volta facevamo festa per l'80% e musica per il 20%. Adesso le
percentuali si sono praticamente invertite».
Gli Europe alla fine degli anni Ottanta, ai tempi di "The final countdown".
Il vostro album del 2009, Last Look at Eden, è stato definito il
miglior
disco degli Europe negli ultimi vent'anni. E' d'accordo?
«Penso che sia semplicemente uno spontaneo album rock, ma è diventato
il nostro disco più importante dopo The final countdown del 1986».
Il 22 giugno siete sul palcoscenico di Gods of metal, uno dei più
famosi
festival dedicati all'hard rock. Vi sentite davvero "gods of metal"? O
pensate che la vostra musica spazi tra altri generi?
«Tutti questi festival musicali hanno nomi differenti. Ma noi siamo una
rock band e basta! Comunque sarà bello ritrovarsi con gli Whitesnake e
con i Mr Big».
Avete presentato il primo brano
del prossimo album. Sul palco di Gods of metal suonerete altre canzoni
del disco in lavorazione?
«No, è troppo presto per esibirci in un'altra nuova canzone dal vivo.
Penso che "spareremo" soltanto i pezzi forti»
Quattro anni fa hai avuto un bambino, James Joakim. Diventare padre
ha cambiato il tuo modo di fare musica?
«A parte gli Europe, mio figlio Jamie e la sua mamma, tutto il resto per me
ormai è una perdita di tempo totale, non conta più nulla. Quando diventi
padre tendi ad allontanare dalla tua vita un sacco di cose inutili».
Cosa fate con Jamie quando siete insieme? Gli canta le sue canzoni?
«Noi due cantiamo e improvvisiamo insieme. Jamie ha
scritto la sua prima canzone quando aveva 3 anni: si intitola "In
piedi su una valigia". Io stavo suonando la chitarra e lui si è
sollevato in piedi su una valigia e ha cominciato a ripetere la strofa
più volte, con un forte "crescendo" sul finale. Roba da spaccare
tutto!».
Giulia Cerqueti