04/12/2011
Il celebre "Autoritratto al cavalletto" di Van Gogh.
«Questa mostra vale dieci volte le mostre che ho fatto sino ad ora».
È un Marco Goldin visibilmente emozionato quello che ci accompagna nel percorso della mostra di Palazzo Ducale, a Genova, Van Gogh e il viaggio di Gauguin. Cinque milioni di euro per un’esposizione che vanta prestiti pazzeschi come l’epocale Da dove veniamo chi siamo dove andiamo, l’opera testamento di Paul Gauguin, uscita dal museo di Boston solo quattro volte in un secolo, e una quarantina di opere di Van Gogh tra cui Il seminatore e il celeberrimo Autoritratto al cavalletto. E poi Turner, Kandinsky, Rothco, Morandi: capolavori assicurati per un valore complessivo di oltre un miliardo di euro.
In un certo senso è la sua mostra, quella in cui il fondatore e direttore di Linea d’ombra si è sentito più libero e più coinvolto, a cominciare dall’allestimento, inseguendo il tema del viaggio.
Ma è una mostra particolare anche perché si è aperta nel bel mezzo della tragedia di Genova, e qui nessuno ha intenzione di dimenticarlo. «Abbiamo voluto dedicarla alle vittime dell’alluvione e alle centinaia di volontari che si sono messi in gioco», ci spiega, «non era possibile rinviarla, le opere erano già in viaggio dai musei di tutto il mondo, le assicurazioni non avrebbero capito; d’altra parte i genovesi non ce l’hanno chiesto. Al contrario. Genova è una città che vuole ripartire, e questa è una mostra che mette in gioco le nostre emozioni, la nostra umanità».
Il percorso parte dalla ricostruzione della stanza più famosa di tutta la storia della pittura, la stanza di Van Gogh ad Arles.
«Volevo restituire un senso di fisicità, perché il viaggio è fatto anche di fatica e di tramonti, di cose concrete, e la stanza è l’incipit, il punto di partenza».
In questa stanza speciale ci sono le famose Scarpe di Van Gogh appese alla parete. Un’opera simbolo, che lo stesso Vincent donò a Gauguin nel brevissimo periodo della loro tumultuosa convivenza, nel tardo autunno del 1888. Proprio sopra il letto, due paesaggi di Grizzana dipinti da Morandi nel ‘43.
«Ho voluto questo singolare accostamento per dire che in questa mostra ci sono tanti viaggi. Il viaggio carnale di Van Gogh, che presta il proprio corpo alla natura, e il viaggio monacale di Morandi».
Lo spettacolare "Da dove veniano chi siamo dove andiamo" di Gauguin.
Altri viaggi ci aspettano nelle sale successive. Il viaggio di Turner,
di Rothco, il viaggio modernissimo di Monet nel giardino di Giverny, che
traghetta la pittura nel ‘900 e, con le sue Ninfee, lo trasforma in un
viaggio nell’interiorità.
Nel cuore dell’esposizione, la ricostruzione della capanna di Tahiti
dove Gauguin, in preda alla disperazione, dipinse la grande tela di
oltre quattro metri di lunghezza che contiene il suo testamento spirituale, il
Da dove veniamo chi siamo dove andiamo. Aveva appena ricevuto la
notizia della morte della figlia, era deciso a farla finita.
«In quest’opera c’è tutto Gauguin», spiega Goldin, «è la summa di tutte
le sue esperienze precedenti e anticipa tutto quello che l’artista farà
in seguito».
Nell’opera, che si legge da destra a sinistra, come un
racconto cinematografico, il significato della vita e della morte si
arricchisce di simboli e di riferimenti autobiografici. È il dipinto
che dà il senso alla mostra e apre al viaggio nel colore di Van Gogh.
Un viaggio ugualmente tragico, che rivoluziona la storia della pittura,
dal nero e dal marrone profondo della sua Olanda alla luce quasi
insopportabile della Provenza. Un viaggio che è insieme esteriore e
interiore, con opere icona come il celebre Autoritratto al cavalletto, e
Covone sotto un cielo nuvoloso, il volo apparentemente senza ritorno
dipinto ad Auvers tre settimane prima di morire.
"Barca sul fiume Elba" di Caspar David Friedrich.
«Credo che in questa mostra ci siano i risultati di 15 anni di
rapporti
diplomatici coi musei di tutto il mondo», confessa Goldin, «è una
mostra
che ha un aspetto di ricerca personale fortissima, per questo ho
sentito il bisogno di scrivere un vero e proprio libro, al posto del
catalogo, per raccontarla».
Quest’anno, in occasione della mostra di Genova, Linea d’ombra
intensifica la sua attività di divulgazione nei confronti dei bambini e
dei ragazzi, con visite guidate e laboratori teatrali che porteranno a
uno spettacolo finale.
«Si tratta di una mostra che si addice in particolare a questo scopo. La
pittura non può essere solo un fatto tecnico e stilistico,
è un qualcosa che mette in gioco la vita e quindi coinvolge anche i
bambini più piccoli. Io portavo i miei figli a vedere le mostre a tre,
quattro anni. In una mostra come questa si entra nel mondo della
bellezza e dello stupore. Chi più dei bambini può provare stupore e
meraviglia?».
DOVE & QUANDO
La mostra Van Gogh e il viaggio di Gauguin è al Palazzo Ducale di
Genova fino al 15 aprile. Info: 0422/42.99.99, www.lineadombra.it. Saggio
catalogo di Marco Goldin.
Simonetta Pagnotti