Narnia, le Cronache in 3D

Nel terzo capitolo de "Le cronache di Narnia - Il viaggio del veliero" dal 17 dicembre nei cinema, i fratelli Pevensie affrontano il passaggio dall’adolescenza all’età adulta.

17/12/2010

Non è violento e guerrafondaio come Il Signore degli Anelli, ma neppure dark e introspettivo come Harry Potter (specie a giudicare dalla prima
parte del capitolo finale della saga della Rowling). Insomma, l’eterna lotta tra Bene e Male declinata secondo i canoni tradizionali dell’avventura e della più sfrenata fantasia.

È questo il segreto del successo delle Cronache di Narnia, classico letterario per ragazzi firmato a partire dal 1950 da Clive Staples Lewis da cui sono già stati ricavati due film (Il leone, la strega e l’armadio nel 2005 e tre anni dopo Il principe Caspian), entrambi firmati dal regista Andrew Adamson con un robusto successo al botteghino.

Altra componente che ne ha determinato la fortuna, la visione “cristiana” del suo autore.

Lewis, Irlandese convertitosi al Cattolicesimo nel 1931, sebbene fosse amico e contemporaneo di Tolkien (il creatore del Signore degli anelli) non era come lui un germanista, bensì un appassionato studioso di letteratura latina e di cultura medievale. Non per nulla Narnia, il nome dell’universo fantastico in cui si svolgono le sue mirabolanti avventure, è né più né meno che il nome latino della cittadina umbra di Narni, zona che Lewis conosceva bene e amava moltissimo.

E per quanto condite da una pletora di esseri fantastici (nani, fauni, arpie, centauri, folletti, animali parlanti, streghe, incantatori) le sue storie hanno per protagonisti ragazzi assolutamente normali, i quattro fratelli Pevensie (Peter, Susan, Edmund e Lucy) e non già i minuscoli hobbit di Tolkien o gli adolescenti dai magici poteri della Rowling.

Insomma, tutto è allo stesso tempo più terreno e più fantasioso. Se poi l’oscurità minacciosa è il tono distintivo di tanti racconti fantastici, Lewis lascia sempre intravedere la luce, una speranza.

Come non riconoscere nelle vicende del leone Aslan, campione del Bene che nel primo film risuscita dopo essersi sottomesso al sacrificio imposto dalla perfida Jadis, la Strega Bianca, la parabola del Cristo redentore? Nei bestiari medievali il leone era una delle classiche raffigurazioni di Gesù.

Logico che, dopo gli elogi della critica e gli incassi registrati dalle prime pellicole (1 miliardo e 170 milioni di dollari), i produttori abbiano pensato di portare sullo schermo anche il terzo romanzo del ciclo letterario firmato da Lewis. E quando la Disney, finanziatrice dei primi due titoli, si è fatta da parte (troppo alti i costi di produzione) a raccogliere il testimone è stata la Fox che non ha lesinato mezzi pur di portare sullo schermo una storia ancor più spettacolare, girata per la prima volta in 3D.

Dopo l’anteprima benefica a Londra alla presenza addirittura della regina Elisabetta e del duca di Edimburgo (e quella, meno blasonata, ma non meno suggestiva, svoltasi giorni fa a Courmayeur nell’ambito della 20ª edizione del Noir in Festival), sbarca adesso sugli schermi Le cronache di Narnia - Il viaggio del veliero.

«In realtà, il film parla di due viaggi: il primo è un’avventura appassionante attraverso mari perigliosi; l’altro un percorso interiore nell’io di ciascuno, nel momento del passaggio dall’adolescenza all’età adulta», spiega il britannico Michael Apted, 69 anni, regista di questo terzo capitolo, uno che di successi se ne intende (Gorilla nella nebbia con Sigourney Weaver, Nell con Jodie Foster, 007 Il mondo non basta con Pierce Brosnan).

«Come impareranno a vincere le forze maligne e le belve fantastiche che popolano i flutti e le isole di Narnia, così i nostri giovani eroi dovranno
saper analizzare le proprie tentazioni e scoprire il loro vero carattere. Una crescita che sarà loro utile per affrontare il mondo reale».

Protagonisti della doppia esplorazione sono i fratelli Pevensie più giovani, Lucy (la deliziosa Georgie Henley) ed Edmund (Skandar Keynes).

Mentre infatti Peter e Susan sono fuori Londra (uno studia per entrare all’università e l’altra è in vacanza negli Stati Uniti), i due adolescenti si dolgono per la noiosa visita ai parenti di Cambridge, con quel lamentoso del cugino Eustachio. Ammirando però il maestoso dipinto di un veliero, i tre finiscono... nelle acque del Mare di Narnia!

La tela, come l’armadio del primo film, è un altro ingresso segreto nel mondo fatato. I tre non faranno in tempo a chiedersi in quale epoca siano finiti (la seconda volta a Narnia erano trascorsi 1.300 anni): l’equipaggio che li issa a bordo del veliero è comandato da re Caspian (Ben Barnes). Comincia l’avventura.

«Ciò che mi ha intrigato della sceneggiatura è la crescita dei ragazzi, il loro imparare ad assumersi delle responsabilità», aggiunge Apted. «Io sono cresciuto in una famiglia molto religiosa e, anche se non sono un cristiano praticante, credo profondamente nella spiritualità.
Ebbene, Il viaggio del veliero non è solo il film più spettacolare mai fatto su Narnia, ma anche quello più intriso di spiritualità».


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Maurizio Turrioni
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