Teatro, la figlia salva il padre

Uno straordinario Carlo Cecchi è l'Edipo protagonista del testo mai rappresentato di Elsa Morante, portato in scena con sensibilità da Mario Martone al Carignano di Torino.

28/01/2013
Da sinistra: Angelica Ippolito, Carlo Cecchi, Antonia Truppo.
Da sinistra: Angelica Ippolito, Carlo Cecchi, Antonia Truppo.

Elsa Morante, di cui nel 2012 ricorreva il centenario della nascita, prima moglie di Alberto Moravia e celebre in particolare per i romanzi Menzogna e sortilegio, L’isola di Arturo, premio Strega, e La Storia ambientato a Roma durante la seconda guerra mondiale, nel 1968 aveva scritto Il mondo salvato dai ragazzini che comprende racconti in poesia, canzoni in versi e, unico suo testo teatrale, La serata a Colono, mai rappresentato prima d’ora e riedito autonomamente nel 2013 da Einaudi. Al regista Mario Martone, dal 2007 direttore del Teatro Stabile di Torino, e all’attore e regista Carlo Cecchi, amico personale della Morante e curatore insieme a Cesare Garboli dei due volumi dei Meridiani Mondadori dedicati alla scrittrice, si deve la coraggiosa messa in scena di La serata a Colono, singolare rivisitazione del mito classico di Edipo proposta dalla Morante.

Edipo, protagonista della trilogia di Sofocle, Edipo re, Edipo a Colono e Antigone, senza saperlo, uccide il padre Laio e sposa la madre Giocasta ma, una volta scoperta la verità, disperato, si acceca e, divenuto un mendicante assistito dalla figlia Antigone, si reca a Colono dove trova la pace sospirata nel bosco sacro alle Eumenidi. La regia di Martone, che è anche scenografo dello spettacolo, e che ha in passato già portato in scena le vicende dell’Edipo sofocleo, si attiene alle indicazioni della Morante e ambienta la scena nella corsia di un ospedale psichiatrico in cui un novello Edipo (Carlo Cecchi) giace su una lettiga con gli occhi chiusi da bende insanguinate affiancato dalla figlia ragazzina Antigone (Antonia Truppo).

Nelle parole deliranti pronunciate da uno straordinario Carlo Cecchi, che per tutta la durata dello spettacolo recita sdraiato, con gli occhi bendati, le braccia legate, anche in lunghi soliloqui o in melologhi (un misto di prosa e poesia), emerge il drammatico passato dell’uomo. Con un linguaggio molto letterario ma efficace racconta episodi veri (egli è proprietario terriero appena diventato vedovo con quattro figli), e altri mitici che uniscono la sua vita a quella di Edipo poiché il protagonista è un vecchio alcolizzato del Sud Italia che si crede Edipo re. Al suo fianco si staglia una meravigliosa figura, l’Antigone della Truppo, che parla con tratti dialettali in un linguaggio popolare con parole anche sgrammaticato che stride con le parole colte pronunciate dal padre che ammira perché ha letto “tuttiilibri”. La ragazza si lamenta quando i guardiani lo vogliono lasciare in corsia perché in reparto non c’è più posto (argomento ancora attuale), lo accudisce con una amorevolezza infinita, divenendo per lui risarcimento dei tanti mali subiti e simbolo della dedizione con cui anche oggi i figli dovrebbero prendersi cura dei genitori anziani che si trovano in condizioni fisiche precarie e che devono, anche senza volerlo, dipendere dai figli per tutto.

Il grande Sole da cui vuole sfuggire il padre.
Il grande Sole da cui vuole sfuggire il padre.

La nostra Antigone moderna con piccole bugie cerca di rassicurare il padre anche quando lo vede delirare e capisce che ogni parola di conforto diviene inutile. Inoltre risponde ai suoi discorsi complessi raccontando piccoli episodi di vita vissuta, come quando ha fatto indigestione di ricci o il drammatico momento in cui il padre vuole sfuggire il grande Sole che viene ricreato nella scenografia con una luce computerizzata accecante anche per gli spettatori.

Mentre padre e figlia parlano con i guardiani e con il medico sul palcoscenico, Martone fa invece girare in platea, in mezzo al pubblico, gli altri “ricoverati”, ognuno caratterizzato da una psicosi diversa, ognuno che ripete in modo ossessivo una frase, così che differentemente da quanto pensato dalla Morante per la quale gli altri pazienti erano solo voci, hanno invece una parte concreta nello spettacolo, così da personificare una versione moderna del coro antico, anche se è il “coro dei matti” che diventa quasi una parodia e non una citazione di quello classico. Il coro pronuncia infatti parole sconnesse, costituendo quasi un continuo brusìo che si sovrappone anche alla voce di Edipo con differenti registri: dialoghi, riferimenti politici, canti atzechi, blues, versi dell’Inno ebraico dei Morti, stralci della Bibbia, dei Veda, poesie di Allen Ginsberg e rimandi ai poeti della Beat Generation, o alle liriche di Hölderlin per l’amata Diotima.

Anche la musica, composta dal premio Oscar Nicola Piovani, è funzionale a creare una dimensione altra rispetto alla squallida corsia dell’ospedale in cui è ambientata l’azione, il luogo immaginario creato nella mente di Edipo in cui anche i personaggi reali come il medico e la suora diventano ricordi allucinati del suo passato: il medico esce di scena e diventa un burattino che racconta la storia delle Furie/Erinni che diventano poi benevole - Eumenidi - con Edipo perché la sua colpa è inconsapevole e quindi senza responsabilità personale, mentre la suora, che allevia il suo dolore con le medicine, viene considerata ora la figlia Ismene ora la moglie-madre Giocasta che in punto di morte Edipo invoca. E quando il sipario crolla con violenza sulle ultime parole di Edipo, sembra che egli non trovi pace e salvezza, come accadeva nell’originale sofocleo, ma venga salvato solo dalle dolci parole di una ragazzina, la sua Antigone.

DOVE & QUANDO
LA SERATA A COLONO, di Elsa Morante. Regia e scenografia di Mario Martone. Musiche di Nicola Piovani. Con Carlo Cecchi, Antonia Truppo, Angelica Ippolito, Giovanni Calcagno, Salvatore Caruso, Dario Iubatti, Giovanni Ludeno, Rino Marino, Paolo Musio, Franco Ravera, Victor Capello, Vincenzo Ferrera, Totò Onnis, Rino Marino e con Francesco De Giorgi (tastierista), Andrea Toselli (percussionista). Produzione Fondazione del Teatro Stabile di Torino/Teatro di Roma/Teatro Stabile delle Marche.

Fino al 17 gennaio al Teatro Carignano di Torino,
dal 30 gennaio al 17 febbraio 2013 al Teatro Argentina di Roma, dal 19 febbraio al 3 marzo 2013 al Piccolo Teatro Grassi di Milano e poi in tournèe. Info: tel. 011/51.69.555, 800/23.53.33, www.teatrostabiletorino.it

Albarosa Camaldo
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