27/07/2012
Il compositore Marco Taralli.
Nûr significa “Luce” in arabo. Ed è il nome della protagonista della prima opera commissionata dal Festival della Valle d’Itria nella splendida e barocca Martina Franca. Un Festival dalla storia e dalla tradizione prestigiose, che tante gemme del passato ha riportato alla luce e che ora rende omaggio per volontà del direttore artistico Alberto Triola alla creatività contemporanea.
Ma Nûr non è un’opera scelta e voluta a caso. Marco Taralli e il librettista Vincenzo De Vivo raccontano infatti una storia che si svolge in una notte, tra i letti di un improvvisato ospedale da campo allestito nel prato antistante la Basilica di Santa Maria di Collemaggio, l’indomani del terribile terremoto che il 6 aprile 2009 distrusse la città dell’Aquila. È la storia di una donna senza nome, terrorizzata e confusa, che ha misteriosamente perso la vista nel crollo della sua casa.
"Luce", come viene presto ribattezzata per quel suo modo insistente di gridare questa parola, è assistita da un vecchio frate che nessuno, tranne Luce, può vedere e da un giovane medico arabo. Nello
svolgimento del libretto e della storia emerge, in forma quasi
trasfigurata, la vicenda storica di Celestino V, il papa abruzzese del
“gran rifiuto” e di Jacques De Molay, l’ultimo Gran Maestro dei
Templari, che diventano guide per l'anima della protagonista nel suo
precorso di ricerca verso la Luce della propria coscienza.
È quindi la luce della speranza, del dialogo e della ricostruzione
quella che i protagonisti incarnano. Marco Taralli rende così omaggio
alla città dove è nato nel 1967, e dalla quale è iniziato un
percorso che lo ha portato, fra le altre esperienze, a comporre uno
Stabat Mater per l’Opera di Roma. La prima di Nûr è andata in scena il 21 luglio con grande successo, replicata sabato 28.
E, come sottolineato da autore e librettista, anche la Basilica dov'è
ambientato il libretto con le sue pietre e la sua storia è un
personaggio dell’opera.
Giorgio Vitali