Pannofino e l'Italia "alla Boris"

Il nostro Paese visto attraverso le avventure di una scalcinata banda di lavoratori dello spettacolo. Il protagonista Pannofino racconta il film e sé stesso.

07/04/2011
Il cast di "Boris".
Il cast di "Boris".

A 52 anni  comincia la seconda vita di Francesco Pannofino, quella di attore affermato.  Dopo aver dato la voce ad attori del calibro di Benicio del Toro, Tom Hanks, Antonio Banderas, Denzel Washington e George Clooney il suo volto è sempre più gettonato dai registi che fanno a gara per averlo nei loro cast. Lo stesso John Travolta, con cui ha girato un famoso spot in cui compare anche Michelle Hunziker, gli ha detto che ha un volto che “buca lo schermo”.

     E proprio in questi giorni possiamo vederlo al cinema nei panni del regista Renè Ferretti in Boris, il film ispirato alla più irriverente e fortunata serie di Fox-Sky che gli ha dato tante soddisfazioni. Pannofino tiene molto a questa pellicola perché la satira di Boris sbeffeggia in modo ironico ed intelligente il mondo dello spettacolo che “non ha nulla di diverso dagli altri. In tutti i settori, infatti, si creano delle situazioni dove spiccano le bassezze umane”.

- Che satira è quella di Boris?

     "Boris fa ridere e riflettere nello stesso tempo. E’ lo specchio dell’Italia del giorno d’oggi vista attraverso le vicende di uno scalcinato gruppo di lavoratori dello spettacolo. Perché in Italia, purtroppo, c’è una sorta di rassegnazione al brutto ed alle bugie. Non capisco perché questo accada. Il popolo italiano è sempre stato forte, ironico ed intelligente".

- Quale potrebbe essere il rimedio?

     "Svegliarci da questo torpore. Quando vogliamo siamo capaci di risorgere. Non dimentichiamo epoche storiche importantissime come il Rinascimento, il Risorgimento. Insomma momenti in cui abbiamo dimostrato di essere migliori".

- Quale dei personaggi che hai doppiato avresti voluto essere almeno per una volta?

     "Alla fine nessuno. Mi piaccio così come sono anche con la pancia. Vorrei però avere il fascino di George Clooney e carpire i segreti della recitazione di Denzel Washington. E’ l’unico in grado di recitare solo con gli occhi".

- Se ti dovessero mettere di fronte ad una scelta: la carriera di attore o quella di doppiatore, a cosa rinunceresti?

     "Faccio una premessa. Amo il mio lavoro in tutte le sue sfaccettature e sono felice di poterlo fare. Il doppiatore è un nobilissimo mestiere ma quello di attore è molto più stimolante perché il personaggio che interpreti nasce con te, lo vedi crescere scena dopo scena, lo fai tuo e ti immedesimi nella parte fino in fondo. In questo periodo ho avuto la fortuna di ricevere molte proposte dal cinema e di conseguenza non c’è stato bisogno di fare una scelta". 

- È vero che riesci a doppiare solo gli attori con la mascella larga o è uno scherzo?

     "È una battuta che ho fatto ma in un certo senso è un po’ vero. Non riesco a doppiare quelli troppo magri! Unica eccezione Daniel Day-Lewis nel Petroliere".

- Qualche grande attore ti ha mai deluso per la sua voce?

     "Il grande Marlon Brando. Aveva una voce flebile che strideva con il personaggio, secondo me".

- Perché i doppiatori italiani sono così bravi?

     "Avendo avuto la fortuna di girare il mondo per lavoro, mi sono reso conto che è proprio vero. I nostri doppiatori hanno una marcia in più rispetto a quelli tedeschi, spagnoli, francesi e ho scoperto anche perché. Gli italiani, pur di entrare nel personaggio, sono disposti a rinunciare alla propria personalità. Cosa che non fanno i nostri colleghi stranieri. Infine, noi abbiamo una tradizione che comincia dal dopoguerra e che è andata affinandosi sempre più negli anni".

- Tuo figlio ha già manifestato delle preferenze per il suo futuro visto che viene da una famiglia di attori-doppiatori?


     "Andrea ha 13 anni e proprio poco tempo fa ha detto che da grande farà l’attore. Ma lasciamo tempo al tempo. Ora deve studiare e vivere al meglio la sua meravigliosa età".  

- E’ già entrato in una sala di doppiaggio?

    "Come avrebbe potuto non farlo? Sua madre, Emanuela Rossi, è una bravissima doppiatrice. Ha anche già fatto anche qualche incursione al leggio ma Emanuela non è molto d’accordo. Lei ha iniziato da bambina e memore della sua esperienza vorrebbe farlo desistere dall’iniziare ora questa eventuale carriera. Un ragazzo-doppiatore deve rinunciare a fare tutte quelle cose che fanno i coetanei  perché fuori da scuola lo aspettano i lunghi turni in sala di doppiaggio e non i campi da calcio o le palestre". 

- Quando sei a casa che film guardi?


     "Non mi piace guardare i film alla tv, preferisco andare al cinema. Solo in sala si può capire se un film merita veramente. Alla tv guardo i telegiornali e lo sport".

- Nella tua vita hai vissuto molteplici esperienze ma una non la puoi certo dimenticare…


     "So a cosa ti riferisci. Ero uno studente e un mattino, mentre andavo all’università, mi parve di sentire degli spari. Quando realizzai che si trattava veramente di una sparatoria scappai per poi ritornare a vedere cosa fosse successo. Era il 1978 e si trattava della strage di Via Fani, nella quale fu rapito Aldo Moro e persero la vita i cinque uomini della sua scorta. Un’immagine che non dimenticherò mai più".

- Cosa c’è nel tuo cilindro?

     "Non un coniglio ma il mio prossimo film che uscirà il 22 aprile. Si intitola Faccio un salto all’Avana e al mio fianco ci sarà, tra gli altri, Enzo Brignano. Subito dopo, invece, sarò il detective Nero Wolfe che ai tempi fu magistralmente interpretato da Tino Buazzelli. Ma ora sono ancora preso dalle soddisfazioni che mi sta dando Boris…".    



Boris,  un film di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo. Tra gli altri nel cast: Francesco Pannofino, Carolina Crescentini, Caterina Guzzanti, Ninni Bruschetta, Pietro Sermonti.                         

Monica Sala
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