Brook: «Il mio Beckett napoletano»

03/06/2013
Peter Brook
Peter Brook

In calendario dal 4 al 23 giugno, la nuova edizione del Napoli Teatro Festival Italia vede in cartellone una prima mondiale di grande impatto: Lo Spopolatore, del premio Nobel Samuel Beckett, diretto da uno dei maggiori registi teatrali viventi, Peter Brook. A lui abbiamo chiesto di parlarci del suo incontro con il testo dello scrittore irlandese.

Come nasce questo spettacolo?

«Il Napoli Teatro Festival Italia mi ha dato la possibilità di poter costruire uno spettacolo che mette insieme passione e intuito. Ho accettato con grande slancio questa opportunità perché credo sia un'occasione unica lavorare per trenta giorni con artisti del posto. Il progetto infatti prevede una residenza creativa a Napoli, che possa mettere in sintonia la cultura partenopea e l’opera beckettiana. Napoli è una città che trovo vibrante, creativa, dove si lotta per vivere, ma splendida.

Lei afferma che “non c'è niente di più positivo che le opere di Beckett”: cosa intende dire? 
«A una prima lettura i testi di Beckett possono sembrare pessimistici, ma io credo vivamente che le sue opere invece riescano a trasmettere delle emozioni positive seppur nascoste in un contesto più articolato e realistico. Beckett infastidisce sempre per la sua onestà. Il pubblico arriva ancora a teatro con la pietosa speranza che prima della fine dello spettacolo il drammaturgo gli avrà dato una risposta. Non accetteremmo mai la risposta che potrebbe proporci e tuttavia, per un’illogicità incomprensibile, continuiamo ad attenderla». 

Quali sono i pericoli, le trappole nel mettere in scena Beckett? Se con Pirandello per esempio si rischia di cadere nei cliché del “pirandellismo”, esistono anche gli stereotipi del “beckettismo”? 
«Non credo, le opere di Beckett non sono così introspettive. C’è cura, c’è amore, c’è il valore che imprime in ogni dettaglio. Come un artigiano, crea veri gioielli letterari. È un assoluto perfezionista e chiunque abbia a cuore la perfezione crede in un ideale».

Cosa risponde quando un giovane aspirante viene da lei e le chiede come fare per diventare regista? E quando sente dire che il teatro è un'arte superata, obsoleta?
«Si deve tener conto di due cose per chi vuole intraprendere questo lavoro: aver ben presente il punto d’arrivo e allo stesso tempo badare ai lati. Oscillare senza perdere di vista la meta. Altrimenti si cade. Bisogna cercare di fare un teatro reale, vivo in ogni momento che tocchi e prenda il pubblico così da non lasciarlo andare; questo deve essere l’obiettivo di un bravo regista. Il teatro un’arte obsoleta? Assolutamente no, il teatro è vivo e reale».

Dove & Quando
Lo Spopolatore
di Samuel Beckett, regia di Peter Brook in collaborazione con Marie-Hélène Estienne, con Miriam Goldschmidt. Coproduzione Fondazione Campania dei Festival ­- Napoli Teatro Festival Italia, Ruhrfestspiele Recklinghausen con il sostegno di Centre International de Recherche Théâtrale de Paris: 6, 7, 8, 9 giugno al Teatro Sannazaro.
In lingua tedesca (con sottotitoli in italiano). Prima mondiale.
Napoli Teatro Festival, dal 4 al 23 giugno: www.napoliteatrofestival.it

Carlo Farricciotti
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