Fabriano, città creativa per il "fare"

La cittadina marchigiana si candida all'Unesco per valorizzare il suo sviluppo industriale sostenibile a misura d’uomo. E intanto riempie le piazze di poesia, arte, musica e teatro.

01/06/2012
La piazza centrale di Fabriano, nelle Marche, durante il Festival Poiesis (Photo studio Cico).
La piazza centrale di Fabriano, nelle Marche, durante il Festival Poiesis (Photo studio Cico).

Dopo cinque anni non si è ancora ben capito dove bisogna mettere l’accento. I greci lo mettevano sulla “o”, i latini sulla “e”. Per entrambi la parola, antesignana dell’italiano: “poesia” significava creazione, l’atto stesso del “fare”, piu’ che il suo risultato. Per gli abitanti di Fabriano, Poiesis significa una tre giorni di arte, musica, teatro, cinema convegni e, ovviamente, poesia, andata in scena il 25, 26 e 27 maggio e che dal 2008 pone l’accento sulla cultura trasformando letteralmente per un weekend questa cittadina da sempre votata alla produzione industriale: con la carta nel basso medioevo ed esplosa con gli elettrodomestici negli ultimi decenni. Ecco un video che presenta il Festival Poiesis:

Un altro evento culturale del Festival (Photo studio Cico).
Un altro evento culturale del Festival (Photo studio Cico).

Di questi tempi poi “fare” cultura, in un luogo dove un'economia “a senso unico” accusa più che altrove la crisi mondiale, diventa molto più di un semplice diversivo dal lavoro in fabbrica. In realtà la speranza è che ne diventi, in parte, un’alternativa. Ed è significativo che a inventarsi e a gestire la manifestazione – che quest’anno ha portato nella bellissima piazza di questa cittadina dell’entroterra marchigiano i fratelli Taviani, il filosofo Vito Mancuso, l’attore Pierfrancesco Flavino e la cantante Elisa (solo per citare alcuni tra i nomi del chilometrico cartellone) – sia proprio un membro della famiglia alla quale più di ogni altra è legata la storia dello sviluppo industriale e le sorti, nel bene e nel male, di Fabriano e del suo territorio.

Francesca Merloni, fondatrice e animatrice di Poiesis (Photo studio Cico).
Francesca Merloni, fondatrice e animatrice di Poiesis (Photo studio Cico).


La “regina” di Poiesis e’, in tutto e per tutto, e nonostante una cinquantina tra collaboratori fissi e stagionali, Francesca Merloni, figlia di Francesco – ex ministro dei lavori pubblici , e nipote di Aristide Merloni, fondatore del gruppo
che oggi include marchi come Aristonthermo e Indesit. Il festival – per quanto questa affascinante poetessa non ami sentirlo definire cosi’ – e’, per sua stessa ammissione, la sua creatura, nutrita, nei contenuti dai salotti di Roma (dove vive) e nei costi grazie ad alcuni prestigiosi sponsor (di sicuro piu’ facilmente avvicinabili con un cognome come il suo) nonche’ per una fetta ragguardevole, secondo fonti vicine all’organizzazione, a fondi di famiglia.

La conferenza nella quale è stata presentata la candidatura di Fabriano all'Unesco come città creativa per il "fare" (Photo studio Cico).
La conferenza nella quale è stata presentata la candidatura di Fabriano all'Unesco come città creativa per il "fare" (Photo studio Cico).


Di fatto il successo di Poiesis - anche e soprattutto come riscontro di pubblico - è ormai fuor di dubbio. L’edizione del 2012 ha anche fornito l’occasione per presentare alla città e al mondo la candidatura di Fabriano all'Unesco come città “creativa” per il "fare" (“Poiesis” appunto) – riconosciumento che finora in Italia ha ottenuto solo Bologna, come città creativa della musica. Il presidente della commissione italiana Unesco, Giovanni Puglisi, ha detto, in conferenza stampa, di non prevedere “nessunissimo problema” in quanto alla decisione della sede centrale di Parigi in merito. Tra le motivazioni principali del riconoscimento ci sarebbe una cultura diffusa di produzione artigianale che originata dai mastri cartai ha portato fino ai giorni nostri a uno sviluppo industriale sostenibile e a misura d’uomo.

(Photo studio Cico).
(Photo studio Cico).


Lo stesso sviluppo (con il modello detto della "metal-mezzadria", con operai che nel tempo libero tornavano piccoli proprietari agricoli) per cui alla famiglia Merloni è stato spesso rivolto il plauso – persino da Papa Woytila, in visita ufficiale qui nel 1991. Ma lo stesso modello che per anni era sembrato immune da tutte le congiunture negative oggi non sfugge alla crisi globale dell’economia rendendo necessaria ed urgente, come in molte altre zone d’Italia con problemi simili, una riconversione delle energie e della manodopera locale verso altre forme di sviluppo: il turismo tanto per cominciare per il quale un evento come Poiesis che apre ad ogni forma d’arte un numero enorme di spazi pubblici e privati – alcuni sconosciuti ai piu’ – diventa un vetrina di primissima categoria.

Francesca Merloni (Photo studio Cico).
Francesca Merloni (Photo studio Cico).


Di certo il festival è una bella vetrina anche per la famiglia Merloni. Poiesis infatti rappresenta un’efficace operazione di ‘restyling’ e recupero d’immagine per una ‘dinasty’ accusata da molti di aver tenuto la città e il suo circondario nel torpore in quanto ad attività ludiche in nome di disciplina e produttività. E  che adesso si prepara ad affrontare nuove ciritiche in vista di future e, probabilmente inevitabili, de-localizzazioni. Di fatto Poiesis porta il loro nome, tuttavia secondo I maligni, che anche da queste parti non mancano, in realta’ se lo sono trovato gia’ fatto – pensato e portato avanti in tempi ancora non sospetti dalla figlia meno ‘allineata’. Adesso basta sostenerlo e magari finanziarlo un po’, con fondi destinati alla cultura, e dunque, scaricabili interamente dalle tasse.

Stefano Salimbeni
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